La musica, qui, avvalora, segue, sviluppa, diventa essa stessa parola, interprete con l’artista della sua volontà di trasformazione della società e dei rapporti tra esseri umani.
I tre appuntamenti, proposti fino a sabato 7 aprile, sono storicamente rappresentativi,nella cultura musicale napoletana, di queste esigenze e di quest’antagonismo naturale,spontaneo e maturato, tipicamente partenopeo e, naturalmente, italiano.
A inaugurare la rassegna, giovedì 5 aprile alle ore 21.00, sarà Myriam Lattanzio, una delle voci più belle della musica napoletana degli ultimi anni. Artista di matrice teatrale,scrive testi per canzoni, stimolata dal desiderio di cantare la sua terra con “rabbia”. Ha
iniziato il suo percorso artistico nel 1986, dedicandosi alla riproposizione della canzone classica napoletana e, nel 1995, riscosse un grande successo con il suo spettacolo Rose,rabbia e sangue, e vince il Premio Recanati con il brano “Terra e sangue”.
Nel 2002 pubblica, per l’etichetta Folkclub Ethnosuoni, Rosa, rabbia e sangue, il suo album d’esordio, accompagnata da una band raffinata particolarmente “mediterranea”, e, fin da subito, unisce la sua passione musicale all’impegno sociale. Cu ll’acqua, cu ‘o sole
e cu ‘o viento è il titolo del nuovo progetto che Myriam Lattanzio presenta al Teatro Elicantropo, un concerto imperniato sulle sue canzoni che parlano di quotidianità, d’amore,dei problemi di una città e di una popolazione.
Ad accompagnarla saranno Francesco Ponzo (chitarra), Roberto Giangrande(contrabbasso), Vittorio Cataldi (fisarmonica) ed Emidio Ausiello (percussioni,tammorre).
Venerdì 6 aprile sarà la volta dell’autore, compositore e cantante Alan Wurzburger,che rivisiterà, con la forza e la grazia delle sue composizioni, e dei suoi arrangiamenti, la grande tradizione della canzone napoletana, le musiche e i ritmi del mediterraneo.
Eclettico e imprevedibile, l’artista, napoletano a dispetto del nome, è sulla scena da oltre trent’ anni, e conserva una sua forte personalità nella ricerca continua di nuovi suoni acustici. Nel corso della sua carriera ha intrapreso lunghi tour europei, suonando a Londra e con numerosi concerti, spesso improvvisati in strada, anche in Spagna.
La sua costante ricerca musicale si è arricchita, in questo percorso, d’importanti collaborazioni, con musicisti del calibro di Karl Potter, Lino Cannavacciuolo, Claudio Cataldi, Giovanni Amati e Ivo Parlati.
Come molti altri artisti conterranei, le sue peculiarità e la sua forza sono espresse appieno nelle esibizioni dal vivo, solo con la chitarra e la voce, nella sua essenza puramente cantautorale.
Ultimo appuntamento della rassegna, programmato per sabato 7 aprile alle ore 21.00,è con i Rua Port’Alba e il nuovo spettacolo-concerto Quell’idea, che porterà in scena le storie antiche e nuove che svelano il Sud della terra, del corpo e dell’anima, il Sud dei
vinti, degli eroi e dei diversi, attraverso una musicalità che unisce tradizione, canzone e poetica, classicità, coscienza sociale e politica.
Il tema principale di Quell’idea è rappresentato dal ‘sacro’ per l’uomo, come la Natura nelle sue forme: il sole, la luna, la montagna, il mare, gli animali, il lavoro, la giustizia, la memoria, la religione, i bambini, le madri, la lotta, la coscienza.
“Le nostre canzoni – spiega il cantante e chitarrista della formazione Massimo Mollo -nascono da un motivo, da una mozione, una domanda, una questione di amore per la vita.
Una domanda di comunicazione, di chiarezza, di conoscenza, di volontà di stare insieme,raccontando storie come si faceva quando da bambini i nonni ci raccontavano storie e leggende. Le storie e le leggende, oggi, riguardano un mondo globalizzato, che anche noi
dobbiamo globalizzare, sforzandoci di capire e far capire che le storie dell’America latina e dell’ex Jugoslavia sono molto simili alle nostre, alle calabresi e napoletane”.
Gli archi dei Rua Port’Alba, ensemble composto da Massimo Mollo (voce e chitarra),Marzia Del Giudice (voce), Martina Mollo (pianoforte, fisarmonica e voce), Antonio Esposito (batteria), Umberto Lepore (contrabbasso) e Caterina Bianco (violino e
voce) sono di pace, le corde di speranza, le voci di oggi, i cuori di ieri, ma i tamburi sono di ribellione, dal 1990 a oggi.