Melodramma tragico in tre atti
Libretto di SALVATORE CAMMARANO
Musica di GIUSEPPE VERDI
Nuova produzione Teatro alla Scala
Direttore
GIANANDREA NOSEDA
DANIELE RUSTIONI (21)
Regia MARIO MARTONE
Scene SERGIO TRAMONTI
Costumi URSULA PATZAK
Luci PASQUALE MARI
Personaggi e interpreti
Il Conte di Walter Vitalij Kowaljow
Orlin Anastassov (8, 11, 21)
Rodolfo Marcelo Álvarez
Piero Pretti (8, 11, 21)
Federica Daniela Barcellona
Barbara Di Castri (8, 11, 21)
Wurm Marco Spotti (6, 8, 11, 21)
Kwangchul Youn
Miller Leo Nucci
Vitaliy Bilyy (8, 11, 21)
Luisa Elena Mosuc
Tamar Iveri (8, 11, 21)
Laura Valeria Tornatore
Un contadino Jihan Shin
Date:
Mercoledì 6 giugno 2012 ore 20 ~ prima rappresentazione
Venerdì 8 giugno 2012 ore 20 ~ turno N
Sabato 9 giugno 2012 ore 20 ~ turno D
Lunedì 11 giugno 2012 ore 20 ~ turno G ~ LaScala UNDER30
Martedì 12 giugno 2012 ore 20 ~ turno A
Venerdì 15 giugno 2012 ore 20 ~ turno E
Lunedì 18 giugno 2012 ore 20 ~ turno B
Giovedì 21 giugno 2012 ore 20 ~ fuori abbonamento
Sabato 23 giugno 2012 ore 20 ~ turno C
Prezzi: da 187 a 12 euro
Infotel 02 72 00 37 44
www.teatroallascala.org
Via Filodrammatici 2 – 20121 Milano
Tel. 02 88 792 412 – Fax 02 88 792 331
L’opera in breve
Claudio Toscani
Nel 1848 Verdi si trovava impegnato, da
un contratto sottoscritto qualche anno
prima, a comporre una nuova opera per il
Teatro di San Carlo di Napoli. Era inteso
che il libretto sarebbe stato scritto da Salvatore
Cammarano, il poeta stipendiato
dalla locale impresa. La prospettiva dell’opera
da scrivere per Napoli, tuttavia,
non doveva allettare molto Verdi, che
nell’agosto di quell’anno tentò di far annullare
il contratto. Ma non ci fu nulla da
fare: l’impresario del San Carlo fece valere
i suoi diritti e minacciò di rivalersi su
Cammarano;Verdi allora si sottomise agli
obblighi contrattuali, pur senza molto entusiasmo,
non volendo nuocere all’amico
cui era legato da antichi rapporti. Da Parigi,
dove si trovava nella primavera del
1849, Verdi iniziò a scrivere al librettista
per individuare un argomento adatto.
Verdi propose, dapprima, un soggetto sul
quale meditava già da tempo: si trattava
dell’Assedio di Firenze, un romanzo storico
del repubblicano Francesco Guerrazzi,
che metteva in campo temi storici e patriottici,
sulla stessa linea della recentissima
Battaglia di Legnano. Ma fu subito
chiaro che la severa censura borbonica
non avrebbe tollerato un soggetto simile,
tanto meno in quegli anni agitati da guerre
e rivoluzioni che preoccupavano non
poco i vecchi regimi italiani. Cammarano
propose allora un soggetto di genere
completamente diverso: la censura non
avrebbe avuto nulla da ridire su un dramma
borghese e intimista come Kabale
und Liebe di Friedrich Schiller. Il lavoro
del drammaturgo tedesco, d’altra parte,
era ben noto a Verdi, che se n’era interessato
anni addietro. Sull’effettiva adattabilità
del dramma originale al teatro musicale,
tuttavia, il compositore nutriva più
d’un dubbio. È per questo che da Parigi, a
partire dalla primavera del 1849,Verdi intavolò
una fitta corrispondenza con Cammarano,
al quale sottopose dubbi, richieste,
suggerimenti. Il poeta non si mostrò
comunque troppo condiscendente: facendosi
forte della sua vasta esperienza del
mestiere teatrale e richiamandosi incessantemente
alle aspettative del pubblico
napoletano, accettò alcune richieste ma
ne respinse altre; alla fine, da parte di librettista
e compositore ci furono reciproche
concessioni.
Da Parigi, Verdi rientrò a Busseto alla fine
dell’estate del 1849 e iniziò subito a
comporre l’opera, che intanto aveva mutato
nome in Luisa Miller. Il 3 ottobre
partì per Napoli, dove arrivò dopo un
lungo viaggio via terra; al San Carlo le
prove si svolsero senza intoppi e la sera
dell’8 dicembre 1849 l’opera fu presentata
con successo al pubblico napoletano.
Nel cast, formato da cantanti di tutto rispetto,
figuravano i nomi di Marietta
Gazzaniga (Luisa), Achille De Bassini
(Miller), Antonio Selva (Walter), Settimio
Malvezzi (Rodolfo).
Nell’evoluzione di Verdi, che si andava
sempre più orientando verso soggetti
“privati” e un’ambientazione borghese,
Luisa Miller segna una tappa fondamentale.
La ricerca di una drammaturgia più
varia e sottile, tuttavia, non si traduce in
aspetti formali e stilistici particolarmente
innovativi: confrontata con Macbeth, di
due soli anni precedente, l’opera si inserisce
molto più agevolmente nel solco della
tradizione italiana per la struttura generale
e l’assetto dei singoli pezzi. Il taglio
convenzionale di molte scene fu dovuto
anche all’influenza conservatrice di Cammarano,
preoccupato di non allontanarsi
troppo dalle radicate abitudini del pubblico
dei teatri; e in qualche caso non si
può negare che il rispetto delle convenzioni
ostacoli la concordanza tra azione e
musica. Ma la novità dell’ispirazione, l’adesione
alle passioni, la finezza del pensiero
musicale innestano nelle forme tradizionali
melodrammatiche accenti inediti
di autenticità; ecco quindi l’energia impetuosa
che attraversa contesti formali
convenzionali, se non addirittura obsoleti;
ecco il grande respiro del terzo atto,
combinato con profondità e intimità di
sentimento.
Anche nel tratteggio dei suoi complessi
personaggi e nell’ampia gamma delle passioni
rappresentate Verdi si allontana dalle
figure a tutto tondo del melodramma
romantico. Miller, figura di padre, ha una
parte baritonale che dà voce tanto all’ira
repressa quanto alle inflessioni tenere; il
basso Walter ha la personalità fosca di
tanti antagonisti verdiani, ma è capace di
effusione lirica, di cui dà prova nel cantabile
del primo atto. Rodolfo mostra tutto
lo slancio giovanile e l’impeto esuberante
di un tipico tenore melodrammatico, ma
nei suoi accenti vibra una sincerità appassionata
che sottrae il personaggio al puro
stereotipo del tenore romantico. E Luisa,
soprattutto, dà prova di un carattere complesso
e multivalente: nel primo atto è ritratta
come una delle tante fanciulle ingenue
della tradizione melodrammatica, ma
nel secondo acquista spessore tragico, e
nel terzo si colora di un pathos grandioso
ed eroico. E ovunque, i nuovi atteggiamenti
affettivi si traducono in spunti melodici
di sovrana bellezza.
Luisa Miller inaugura dunque una nuova
stagione nella drammaturgia verdiana:
d’ora innanzi al centro dell’opera verrà
posto l’individuo, dominato da una passione
che agisce quale elemento catalizzatore
nei rapporti umani, familiari e sociali.
L’amore appassionato, la sete di
vendetta, l’attaccamento filiale, la torbida
bramosia del potere: la rappresentazione
di individui complessi e di atteggiamenti
proteiformi presuppone una maggiore capacità,
da parte della musica, di penetrare
nell’intimo dei personaggi. Su questa
strada Verdi arriverà, nel giro di pochi
mesi, ai capolavori della maturità: da Luisa
Miller a Rigoletto, Trovatore e Traviata
il passo è veramente breve.