Impareggiabile protagonista (quasi assoluto) di Radical choc, corrosiva commedia di Pier Paolo Fiorini, è Giorgio Colangeli che accompagna in un itinerario bizzarro alla scoperta di recriminazioni pubbliche e private. In scena (quasi rivoluzionaria, del tutto minimalista per non dire nuda) una coppia alto-borghese in crisi. Un tempo erano comunisti, un tempo erano innamorati. Ora non più. Lui, ex dirigente del PCI ha un’amante (la sorella più giovane della moglie ovviamente) e la piéce si trasforma in breve in un dialogo a due fatto di recriminazioni, d’ideologie perdute e di tradimenti. Fra pubblico e privato si ripercorrono i vizi dell’Italia e la caduta degli ideali. Attraverso un escamotage narrativo di sicuro effetto (musiche quasi ossessive di Matteo Zito) e cioè la sovrapposizione di ruoli e di livelli del regista Marco Maltauro, Colangeli, camaleontico e misurato, riveste alternativamente il ruolo del regista, dell’autore e di sé stesso nel raccontare e rivivere la messinscena della commedia che si consuma sotto gli occhi divertiti della platea. Interpreta tutti i ruoli in un serrato dialogo a due, fra il marito, la moglie e l’amante (sorella della moglie) giocando con misurata espressione fra cliché e caratterizzazioni, giogioneggia sulla scena in un altalenante cambio repentino di registri, con tanto di colpo di scena finale. È sufficiente in questo caso un grande attore (laureato tra l’altro in Fisica Nucleare) per “riempire” una piéce intelligente e graffiante che lascia riflettere lo spettatore sulla decadenza e sull’opportunismo della società, fino alla condizione del teatro e degli attori.