Opéra-comique in cinque atti e sei quadri
Libretto di HENRI MEILHAC e PHILIPPE GILLE
(dal romanzo dell’abate Prévost, 1731)
Musica di JULES MASSENET
(Copyright e Edizione: Heugel / Leduc, Parigi.
Rappresentante per l’Italia: Casa Musicale Sonzogno di Piero Ostali, Milano)
Prima rappresentazione: Parigi, Opéra-Comique, 19 gennaio 1884
Prima rappresentazione al Teatro alla Scala: 13 gennaio 1895 (in lingua italiana)
Nuova produzione
In coproduzione con Royal Opera House, Covent Garden, Londra;
Metropolitan Opera, New York; Théâtre du Capitole, Toulouse
DirettoreFABIO LUISI
Regia e costumi LAURENT PELLY
Scene CHANTAL THOMAS
Luci JOËL ADAM
Coreografia LIONEL HOCHE
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala
Maestro del Coro BRUNO CASONI
Personaggi e interpreti principali
Manon Lescaut Ermonela Jaho
Poussette Simona Mihai
Javotte Louise Innes
Rosette Brenda Patterson
Il cavaliere Des Grieux Matthew Polenzani
Il conte Des Grieux Jean Philippe Lafont
Lescaut Russell Braun
Guillot de Morfontaine Christophe Mortagne
De Brétigny William Shimell
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Date
Martedì 19 giugno 2012 ore 19.30 ~ prima rappresentazione
Venerdì 22 giugno 2012 ore 19.30 ~ turno D
Lunedì 25 giugno 2012 ore 19.30 ~ turno A
Venerdì 29 giugno 2012 ore 19.30 ~ turno E
Lunedì 2 luglio 2012 ore 19.30 ~ turno B
Giovedì 5 luglio 2012 ore 19.30 ~ turno C
Sabato 7 luglio 2012 ore 19.30 ~ fuori abbonamento
Prezzi: da 187 a 12 euro
Infotel 02 72 00 37 44
Alberto Bentoglio*
Atto primo
Cortile di una locanda ad Amiens.
Mentre il banchiere Guillot de Morfontaine
e l’appaltatore delle imposte Monsieur de
Brétigny pranzano in compagnia di tre allegre
donnine, la guardia reale Lescaut accoglie
Manon, sua giovane e seducente cugina, dai
genitori destinata al convento. Approfittando
di una breve assenza di Lescaut, Guillot offre
a Manon le sue ricchezze in cambio del suo
amore. Ma il colloquio è interrotto dal ritorno
di Lescaut, il quale, prima di raggiungere i
compagni al tavolo da gioco, mette in guardia
la cugina dalle insidie della vita. Nuovamente
sola,Manon incontra il Cavaliere Des Grieux:
tra i due nasce fulmineo l’amore. Essi fuggono
insieme a Parigi, sulla carrozza predisposta
da Guillot.
Atto secondo
L’appartamento di Des Grieux e di Manon.
Des Grieux scrive al Conte suo padre affinché
gli permetta di sposare Manon. Dopo
avere scoperto il rifugio dei due giovani, Lescaut
si presenta alla cugina in compagnia di
Brétigny, travestito da guardia. Mentre Lescaut
intrattiene Des Grieux, Brétigny informa
Manon che quella stessa sera il suo amante
sarà rapito per ordine del padre. Poi le
promette ricchezze e agi in cambio del suo
amore. Dopo breve indugio, il fascino dell’oro
conquista Manon: commossa, ella ascolta
il sogno d’amore di Des Grieux, ma non lo
avvisa dell’imminente rapimento.
Atto terzo
La passeggiata del Cours-la-Reine a Parigi.
È un giorno di festa. Lescaut inneggia alla
bellezza femminile, mentre Manon, riccamente
abbigliata, compare al braccio di Brétigny,
suo nuovo amante. Dalle parole del
Conte Des Grieux, Manon apprende che il
giovane da lei un tempo amato, dopo avere
sofferto per la loro separazione, l’ha ora dimenticata
ed è in procinto di divenire abate.
Il parlatorio del seminario di Saint-Sulpice.
Il Conte Des Grieux invita il figlio a riflettere
prima di votarsi alla vita ecclesiastica. Ma il
giovane è risoluto: egli spera, infatti, di dimenticare
per sempre Manon. Inaspettata, la
giovane lo raggiunge e, in breve, risveglia in
lui l’antico amore. Des Grieux fugge con lei.
Atto quarto
L’Hotel di Transilvania.
Ormai in miseria, Des Grieux tenta la fortuna
al gioco. Desideroso di vendicarsi del rivale,
Guillot invita Des Grieux a giocare. Ma,
dopo aver perduto una considerevole somma
di denaro, egli lo accusa di avere barato con
la complicità dell’amante e denuncia Manon
e Des Grieux alla polizia. Mentre l’intervento
del Conte Des Grieux salva il figlio dalla prigione,
la giovane è arrestata.
Atto quinto
La strada di Le Havre.
Lescaut e Des Grieux hanno tentato invano
di far fuggire Manon, condannata alla deportazione.
Corrompendo un sergente della
scorta, Lescaut libera Manon che può riabbracciare
Des Grieux. Pentita del suo passato,
la giovane chiede perdono all’amato e
muore, esausta, tra le sue braccia.
*Alberto Bentoglio (1962) è professore associato di Discipline dello spettacolo all’Università degli Studi di Milano.
Ha numerosi incarichi organizzativi, scientifici e didattici (Princeton University,USA).Ha pubblicato volumi
sul teatro, tra i quali studi sui rapporti tra scrittura drammatica e realizzazione scenica
L’opera in breve
Claudio Toscani*
Non c’è alcun dubbio che la figura di Manon
Lescaut incarni un archetipo: la femme
fatale, bella, irrazionale e volubile quanto
priva di senso morale; la donna che incatena
a sé e trascina alla rovina l’amante, incapace
di resistere al suo fascino. È in questa figura
che si riconosce l’eroina del celebre (e scandaloso,
per l’epoca) romanzo di Antoine-
François Prévost, l’Histoire du Chevalier
Des Grieux et de Manon Lescaut (1731). È
pur vero che nel romanzo la protagonista si
riscatta grazie all’amore, la sofferenza e la
morte tragica, per cui sull’immagine della
donna dissoluta e crudele finisce per prevalere
quella della donna appassionata e redenta;
ma resta il fatto che nell’immaginario
collettivo è da sempre stampata la figura
della perfida seduttrice, simbolo della femminilità
più misteriosa: un personaggio al di
fuori del tempo, che costituì un tema centrale
del Romanticismo letterario e che ancora
all’epoca diMassenet si alimentava del desiderio
d’evasione e della pruderie di una società
in largamisura borghese e provinciale.
È sul romanzo di Prévost che cadde, nel
1881, la scelta di Massenet per il soggetto di
un opéra-comique in cinque atti. Nel libretto,
steso da HenriMeilhac in collaborazione
con Philippe Gille, si riscontrano differenze
cospicue rispetto al modello letterario. Una
su tutte: il romanzo di Prévost ruota intorno
a una cortigiana, una ragazza giovane ma
già corrotta, che si trasforma in una donna
sinceramente innamorata. Nell’opera di
Massenet Manon è invece una fanciulla ingenua
destinata al convento, che sente risvegliarsi
in sé il gusto per la vita mondana, per
il lusso, e cede alle seduzioni dell’uomo che
per la prima volta le parla d’amore. Nella
stesura del libretto vi furono interventi diretti
da parte del compositore, che suggerì
alcuni episodi.Massenet lavorò alla partitura
soprattutto tra il maggio e l’ottobre 1882;
l’opera ebbe la sua prima rappresentazione
il 19 gennaio 1884, all’Opéra-Comique di
Parigi, con un successo vivissimo di pubblico
che mise a tacere le perplessità della critica.
Massenet predispose anche una versione
della partitura nella quale i dialoghi parlati
vengono sostituiti da recitativi, forse pensando
all’esportazione di Manon nei paesi
cui era estranea la tradizione del parlato
nell’opera.Questa versione servì per la “prima”
italiana, al Teatro Carcano di Milano il
19 ottobre 1893, che ebbe una messinscena
curata da Leoncavallo per incarico di Sonzogno.
Erano trascorsi solo pochi mesi dal
varo dellaManon Lescaut di Puccini.
Manon è un opéra-comique:ma per l’epoca
diMassenet, il termine è più che altro un relitto
lessicale, riferendosi a uno spettacolo
d’opera che mantiene la convenzione dei
dialoghi recitati. L’alternanza tra canto e
parlato determina una caratteristica discontinuità,
che per l’opéra-comique è la regola
(a differenza del drame lyrique, che invece
punta alla continuità musicale). È la stessa
discontinuità che si riscontra a livello stilistico:
inManon si alternano stili e linguaggi disparati,
che vanno dal comico al serio, dalle
citazioni neoclassiche alle aperture romantiche.
Non meno vario è il campionario della
scrittura vocale: i personaggi sono chiamati,
oltre che a pronunciare i dialoghi parlati, a
cantare in recitativi, in ariosi, in arie liriche
virtuosistiche o intimiste, o in altre nel più
puro stile dell’opéra-comique; oltre a ciò
Massenet ricorre al mélodrame – che combina
musica orchestrale e linguaggio parlato
– in misura molto più ampia di quanto si facesse
all’epoca nel teatro d’opera francese.
Tutto ciò determina un numero eccezionale
di fratture di stile, d’ambiente, di tono.Manon
presenta un’architettura frammentaria,
che trae dal contrasto stilistico la sua forza:
è grazie ad esso che Massenet tratteggia efficacemente
i diversi ambienti sociali e i diversi
personaggi, passando da un colore
mondano a una musica dall’atteggiamento
introspettivo, capace di cogliere i moti più
intimi dell’animo.
Questa costruzione a mosaico – nella quale
si dissolvono, tra l’altro, i ‘numeri’ convenzionali
dell’opera in musica – e l’elasticità
dello stile vocale sono funzionali: entrambi
ritraggono non solo la superficialità dell’ambiente
in cui si svolge l’azione, ma anche
la costitutiva fragilità di carattere dei
due eroi.
Cosa crea, allora, l’unità della partitura, così
evidente al di là delle continue fratture?
Intanto uno stile vocale particolarmente
attento al suono e agli accenti della parola,
rispettoso della prosodia e delle inflessioni
naturali della lingua parlata; uno stile vocale
che produce un’impressione di immediatezza,
e diminuisce la distanza tra i dialoghi
parlati e il testo intonato. Poi, una rete di
temi ricorrenti. Ogni scena dell’opera è
animata da uno o più motivi di situazione,
che in seguito scompaiono ma possono
riapparire in una scena successiva o in un
altro atto, caratterizzandosi come motivi di
reminiscenza.
Questi temi rispondono a una logica dualistica
(evidente già a partire dal preludio):
un gruppo di motivi energici corrisponde
alla “razionale” società mondana, un altro
gruppo di temi lirici fa capo invece ai due
protagonisti, che soggiacciono a una passione
irrazionale. Ed è rivelatore il fatto che
Manon non venga accompagnata da un
unico motivo caratterizzante. La musica si
adatta al personaggio: al suo umore mutevole,
ai molti aspetti della sua personalità
fascinosa, alla capacità di passare dai piaceri
della vita mondana e dalla malizia civettuola
agli slanci dell’amante più appassionata.
Anche nel trattamento musicale, Manon
resta una figura enigmatica.
*Claudio Toscani (1957) ha compiuto gli studi musicali e musicologici presso i conservatori di Parma e di Milano
e la Hochschule für Musik und darstellende Kunst di Vienna, e ha conseguito il dottorato di ricerca in Musicologia
presso l’Università di Bologna.Ha preso parte a numerosi convegni musicologici internazionali e ha pubblicato
saggi sulla storia del teatro d’opera italiano del Settecento e dell’Ottocento. Ha curato, tra le altre, l’edizione
critica dei Capuleti e Montecchi di Bellini e della Fille du régiment di Donizetti; è membro dei comitati scientifici
per l’edizione delle opere di Bellini, Pergolesi e Rossini. È direttore dell’Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni
Battista Pergolesi. Ha fondato e dirige il Centro Studi Pergolesi. È docente di Storia del melodramma e di
Filologia musicale all’Università degli Studi di Milano.