POSITANO TEATRO FESTIVAL – PREMIO ANNIBALE RUCCELLO in collaborazione con CRASC presentano una nuova sceneggiata drammatica sentimentale, scritta e diretta da Carmine Borrino
con Melania Esposito, Sara Saccone, Carmine Borrino
Elaborazione musicale Mariano Bellopede
Costumi Annalisa Ciaramella
Disegno Audio .Progetto Gafico Fiore Carpentieri
Assistente alla Regia Arturo Altero
Prodotto da Beatrice Baino
Una nuova sceneggiata probabile, per tentare di raccontare una napoletanità autentica, non oleografica, prendendo una certa distanza da Realismo, Neorealismo o Neo-neorealismo. Una verità che sia verosimiglianza di un mondo esistente, reale, che io conosco come non fumettato, non fictionato. Questo mondo, raccontato attraverso il teatro, e soprattutto servendosi di quella forma espressiva che chiamiamo ‘sceneggiata’ – dove è strettissimo l’incrocio tra realtà e finzione, dove si abbatte e si ricompone di continuo una ‘quarta parete’ che proprio non riesce a stare definitivamente su – potrà stimolare una piccola personale catarsi a ogni singolo spettatore. Dunque, non una catarsi/orgasmo collettiva, ma una emotività e una riflessione più intime, più personali. Forse più dolorose, ma di certo più umane.
Ma cosa c’è in questo mondo di cui stiamo parlando? Temi di forte rilievo sociale, sacralità della famiglia, regole dell’onore, tensione tra maschile e femminile. Questi i temi della vecchia sceneggiata. E questi i temi di oggi.
Ma qualcosa cambia e bisogna accorgersene. Non più il vicolo ma la periferia; non più il basso, ma l’appartamento di 50 metri quadri dentro gli enormi scatoloni delle case popolari; non più il coro intorno ai protagonisti ma la solitudine dei protagonisti provocata dallo smantellamento del sentimento di solidarietà della ‘popolazione’ napoletana; non più il patetico, ma il tragico; non più la virilità come valore supremo, ma una femminilità come centro assoluto che ingloba e gestisce quotidianità e sentimentalità; non più il buonismo del protagonista, ma la violenza che nutre gli uomini della città di Napoli, dove il ‘coro’ di un tempo viene sostituito da una massa inesistente, che appare sotto forma di voci ormai indistinte, provenienti da una televisione sempre accesa, coinvolgente ma fastidiosa, in grado soltanto di creare una distanza incolmabile tra la nuova società e il singolo individuo. Così a Napoli. Tre personaggi. Tre piccoli gironi nei cui vortici si intrecciano, senza requie, tre destini comuni eppur straordinari.