Regia Maurizio Panici
Con la partecipazione di Antonio Casagrande
Prodotto da Campania Global Entertainment Produzioni
PERSONAGGI E INTERPRETI
Michele Murri Gigi Savoia
Teresa Lo Giudice Maria Basile Scarpetta
Vincenzo Gallucci Antonio Casagrande
Giovanni Altamura Renato De Rienzo
Saveria Gallucci Francesca Ciardiello
Luigi Strada Massimo Masiello
Attilio Gallucci Vincenzo Merolla
Checchina Francesca Ciardiello
Ettore Massimiliano Rossi
Croce Vincenzo D’Aniello
Olga Felicia Del Prete
Evelina Luana Pantaleo
Fioraio Massimiliano Rossi
CAST TECNICO
Regia Maurizio Panici
Scene Renato Lori
Musiche Antonio Sinagra
Costumi Lucia Mariani
Disegno Luci Franco Ferrari
SINOSSI
Michele (Gigi Savoia), appena uscito dal manicomio, torna a casa dove lo attende la sorella Teresa (Maria Basile Scarpetta), che è la sola a conoscere i suoi trascorsi di pazzia. Michele sembra guarito, ma prende alla lettera tutto ciò che gli viene detto e, credendo che la sorella voglia sposare Don Giovanni (Renato De Rienzo), suo padrone di casa, ne parla alla figlia Evelina (Luana Pantaleo). Al pranzo di compleanno dell’amico Vincenzo Gallucci (Antonio Casagrande), un altro equivoco viene generato da Michele che invia un telegramma ad Attilio (Vincenzo Merolla) fratello di Vincenzo per annunciare la morte dell’amico. Nel finale, la pazzia di Michele torna a farsi più evidente: diffonde la falsa voce che il giovane Luigi (Massimo Masiello), il corteggiatore della figlia di don Giovanni, è pazzo, e quindi cerca di tagliare la testa al povero giovane, per guarirlo; Michele viene fortunatamente fermato in extremis dalla sopravvenuta sorella e riportato in manicomio.
LA COMMEDIA
Aveva appena ventisette anni Eduardo quando scrisse “Ditegli sempre di sì”. Era il 1927 eppure il testo è incredibilmente attuale.
Una commedia in due atti scritta da Eduardo De Filippo per Vincenzo Scarpetta due anni prima la data della prima messa in scena che avvenne proprio ad opera di Scarpetta nel 1927. La riproposizione da parte della compagnia Teatro Umoristico I De Filippo fu invece del 1932 per la regia di Eduardo, al Teatro Nuovo di Napoli e nella commedia recitano, oltre ai tre fratelli De Filippo, tra gli altri, anche Tina Pica e Dolores Palumbo. L’opera teatrale, dopo la tournèe del 1932 che tocca Milano e Roma, viene riproposta il 12 ottobre 1955 al Teatro Eliseo di Roma e, per la televisione l’8 gennaio 1962 (trasmessa da Rai 2) per la regia dello stesso Eduardo.
Altra importante rappresentazione per Ditegli sempre di sì, quella della compagnia di Luca De Filippo che la porta in scena alla Biennale Teatro ’82 a Venezia ed anche qui la regia è firmata da Eduardo stesso, mentre la parte che fu sua nelle precedenti rappresentazioni (quella di Michele Murri) viene interpretata da Luca. A distanza di quindici anni, nel 1997, Luca De Filippo ne firmò la regia per una rappresentazione a Los Angeles.
Ad un anno da “Chi è cchiù felice e me” Gigi Savoia torna a vestire i panni di uno dei più grandi commediografi della storia. E lo fa facendosi affiancare da attori del calibro di Maria Basile Scarpetta e Antonio Casagrande. Un testo caro a Savoia e Casagrande. Il primo veniva per la prima volta diretto da Eduardo nel 1981 vestendo i panni di Nicola prima e Vincenzo Gallucci poi. Nell’immortale versione per la tv datata 1962 Casagrande era Luigi Strada.
Il tutto è impreziosito dalla lettura del regista Maurizio Panici. Il palcoscenico è incorniciato dalle scenografie di Renato Lori. L’atmosfera è magica grazie alle musiche del Maestro Antonio Sinagra.
NOTE DI REGIA
Il testo di Eduardo scritto nel 1927, evolve nel tempo e nel linguaggio fino ad arrivare a noi “uomini di questo tempo”. Un tempo, il nostro, dove il linguaggio si fa, se possibile, ancora più confuso di allora, l’uso non corretto e “furbo” della parola oggi imperversa sia nelle discussioni salottiere, che nell’uso spicciolo e quotidiano ma soprattutto nella politica che ne piega i significati allo scopo di raggiungere obiettivi e risultati.
La lingua è usata per ottenere favori, regalie etc.. è di fatto una lingua svilita che ha bisogno sempre di essere interpretata. Oggi come allora il significato delle parole si scontra con il significante che quelle parole si trascinano dietro. Michele Murri torna di nuovo tra noi per riposizionare l’esatto significato delle cose dette, usa ancora una volta l’espressione di “parola adatta”, che costringe ognuno ad uscire fuori dai ruoli e dalle ipocrisie, sovvertendo quella pace sociale così faticosamente conquistata dai personaggi di “Ditegli sempre di sì” ma allo stesso tempo così fragile ed instabile.
La pazzia e la “normalità” in questo mirabile testo sono continuamente rovesciate. Michele Murri entra dalla porta della “normalità” di casa Lo Giudice e inizia un viaggio come gli eroi delle favole che lo porterà ad incrociare un’umanità che annaspa affannosamente.
Eduardo ancora una volta ci mostra il teatro del mondo, vi partecipa, se ne distacca, ne rovescia la visione, quello che credevamo sano e buono ci si mostra nella sua più completa evanescenza.
Michele/Eduardo funge da detonatore e costringe tutti gli altri ad uscire allo scoperto, mostrandoci tutte le loro miserie e soprattutto la loro inadeguatezza del vivere.
Michele riconosce nel suo alter ego Luigi Strada, “l’attore”, la sua pericolosità sociale e ce la indica fino ad affermare, lui pazzo vero: “Tu sei pazzo, tu devi essere rinchiuso in manicomio, tu sei un pericolo per la società. La gente ha paura di te, hai capito? Gli amici, i parenti, la famiglia ti possono compatire… ma ad un certo punto si rassegnano e ti abbandonano, vattene al manicomio.” In una mimesi totale, inquietante e pericolosa.
Una “commedia nera” soprattutto nel secondo atto dove Michele Murri da vita ad una serie di azioni crudeli che culminano nel tentativo di decapitare Luigi Strada per salvarlo dalla pazzia. L’azione si fa serrata e costringe tutti i partecipanti a fare i conti con l’implacabile logica e rigore del protagonista, fino all’arrivo della sorella che svelando la reale follia di Michele rimette tutti i tasselli al loro posto.
Ho sempre trovato in Eduardo una capacità chirurgica di operare ed incidere sulla società civile leggendo la realtà senza pietismi o facili entusiasmi, ho sempre percepito la sua inesauribile volontà di essere “esatto e “vigile” su un’umanità che chiede continuamente di essere aiutata, capita, compresa ma che proprio per questo dimentica che la responsabilità individuale è il fondamento di ogni vivere comune.
Maurizio Panici
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