Si svolge dall’8 al 12 settembre a Roma, nella zona del Vecchio Ghetto Demolito, la V edizione del Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica, a cura di Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann.
Quest’anno, oltre a dedicare grande spazio alla letteratura, cuore pulsante della manifestazione, il Festival allarga i suoi orizzonti presentando eventi di cultura ebraica, con spettacoli teatrali, arte contemporanea, danza e musica.
“Oltre i confini” è il tema dell’edizione 2012 del Festival.
Il mondo è solcato da infiniti confini, visibili e invisibili. Da una parte i grandi confini che sancisono dolorose fratture nella storia dell’uomo: confini tra Stati, tra culture e ceti sociali; dall’altra, i confini più intimi ed individuali che percorrono le vite di ognuno di noi: i confini tra l’uomo e Dio, tra l’inconscio e la consapevolezza, tra ciò che siamo e quello che vorremmo essere.
Il festival inaugura l’8 settembre con la Notte della Cabbalà (dalle 21.00 alle prime ore del mattino), una “no-stop” di eventi culturali dedicata alla mistica ebraica, con artisti italiani e internazionali che si alterneranno tra musica, teatro, arte, degustazioni, incontri letterari e danza, per celebrare il sodalizio tra la Capitale e la Roma ebraica. Ad aprire la serata e il festival sarà lo scrittore, pittore, regista e intellettuale di fama internazionale Marek Halter, intervistato alle ore 21.00 presso il PALAZZO DELLA CULTURA dal giornalista e scrittore Pierluigi Battista. Ebreo di origini polacche, fuggito dal ghetto di Varsavia ancora bambino, e profugo in Uzbekistan, Marek Halter trova dimora infine a Parigi. Da qui partirà per continui viaggi che lo porteranno ad esplorare i luoghi più significativi della storia ebraica, da Praga a Birobijan, in Siberia. Halter scriverà di questi confini che hanno segnato la sua vita, rivelando storie, aneddoti, esistenze, scoperte durante le sue infaticabili peregrinazioni.
Nello stesso luogo alle ore 22.30 il Capo Rabbino della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Di Segni incontrerà Moshe Idel, uno dei più grandi esperti di Cabbalà al mondo, mentre a mezzanotte si svolgerà l’incontro tra il Rabbino Roberto Colombo e Yarona Pinhas, tra le più importanti studiose di mistica ebraica.
Alle 23.00 avrà luogo presso la Ermanno Tedeschi Gallery, in VIA DEL PORTICO D’OTTAVIA 7, una straordinaria performance d’arte contemporaneadi Rami Meiri, considerato il più grande artista di murales in Israele. Il primo murales di Meiri è del 1980, nella storica spiaggia Gordon, di Tel Aviv. Da allora “l’urban artist” non ha smesso mai di vestire di colori la Città Bianca, dipingendo murales in ogni angolo della città.
Anche la musica sarà protagonista della Notte della Cabbalà con due importanti concerti in LARGO 16 OTTOBRE 1943: alle ore 22.30 il concerto chitarra e voce del musicista israeliano e star internazionale David Broza; alle ore 00.30 il concerto Jewish Experience del quintetto del sassofonista, clarinettista e flautista italiano Gabriele Coen.
Nel corso della serata l’area dell’antico Ghetto ebraico costituirà la scena dello spettacolo itinerante Jewish Flash Mob del coreografo Mario Piazza, tra i maggiori coreografi contemporanei, una miscela esplosiva in cui confluiscono danza, teatro, cinema, canto e arti figurative.
Il Museo Ebraico di Roma e la Grande Sinagoga saranno aperti tutta la notte per visite guidate (dalle ore 21.30 alle 00.30 – ultimo ingresso alle ore 24.00).
La Notte della Cabbalà è realizzata con contributo dell’Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico di Roma Capitale.
La quinta edizione del Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica prosegue domenica 9 settembre con una mattinata ricca di eventi. Dalle ore 9.45 alle 14.00 il MUSEO EBRAICO DI ROMA, in collaborazione con Biblioteche di Roma, ospiterà uno speciale workshop per bambini a cura dell’artista israeliano Hanoch Piven che propone la creazione di autoritratti/ritratti realizzati con diversi materiali, tra cui fotografie, tessuti, bottoni, materiali da riciclo di vario genere.
Alle ore 11.00, mentre al PALAZZO DELLA CULTURA il raffinato enigmista Stefano Bartezzaghi analizzerà la narrativa di Primo Levi, per il venticinquesimo anniversario della morte, si svolgerà parallelamente l’inaugurazione della mostra “Sukkà” a cura di Giovanna Ben Amozegh presso i giardini del MUSEO EBRAICO DI ROMA. Alle ore 20.00 il responsabile culturale de L’Espresso Wlodek Goldkorn incontrerà lo scrittore americano Shalom Auslander presso il PALAZZO DELLA CULTURA.Dissacrante e geniale, Auslander supera il confine dell’indicibileaffrontando nei suoi libri numerosi tabù – da Il lamento del prepuzio, ad A Dio spiacendo e fino a Prove per un incendio – e sfidando nello stile e nei contenuti il conformismo e le convenzioni.
Lunedì 10 settembre avrà luogo alle ore 18.30 presso la Ermanno Tedeschi Gallery l’inaugurazione della mostra d’arte contemporanea “Visioni e colori di una città bianca” alla presenza dell’artista israeliano, autore dell’immagine del festival, Rami Meiri.
Nel PALAZZO DELLA CULTURA alle ore 19.00 il noto allenatore di pallacanestro Valerio Bianchini incontrerà lo scrittore americano Charley Rosen,famoso anche per i suoi trascorsi come giocatore e allenatore di basket, sport su cui ha incentrato oltre quindici libri di successo, e di cui è considerato il più autorevole narratore vivente. Seguirà alle 20.30 l’incontro tra la scrittrice e traduttrice Elena Loewenthal e l’autore israeliano Yoram Kaniuk, considerato dal New York Times uno dei più originali e brillanti scrittori del mondo occidentale. Nel suo romanzo 1948 oltrepassa i confini della memoria, andando a pescare dall’oblio i ricordi della guerra d’indipendenza combattuta a soli diciassette anni per fondare lo Stato d’Israele.
Martedì 11 settembre il PALAZZO DELLA CULTURA ospiterà alle 19.00 l’incontro tra l’attrice Pamela Villoresi e l’autrice Lia Levi sul tema del suo ultimo romanzo La Notte dell’Oblio.
Alle ore 20.30 Savyon Liebrecht, tra le drammaturghe più importanti d’Israele, dialogherà con la scrittrice e registaCristina Comencini, sulla Banalità dell’amore (ultima opera della Liebrecht uscita in Italia, che affronta la relazione tra Hannah Arendt e Martin Heidegger).
Nella data conclusiva, mercoledì 12 settembre, il festival propone alle ore 19 presso il PALAZZO DELLA CULTURA l’incontro tra la giornalista Paola Saluzzi e lo scrittore israeliano Etgar Keret, tra i più popolari scrittori israeliani della nuova generazione. I suoi libri, tradotti in 35 paesi e 31 lingue, gli hanno valso molti premi prestigiosi e un riconoscimento unanime a livello internazionale.
Il festival chiude alle ore 20.30 con uno spettacolo teatrale dedicato a due donne che hanno fatto e raccontato la Storia: Oriana Fallaci e Golda Meir. Intervista con la Storia, un reading diretto da Maria Rosaria Omaggio einterpretato da Paola Gassman (nei panni di Golda Meir, mentre la Omaggio stessa interpreta Oriana Fallaci), è testualmente tratto da “Intervista con la storia” edito da Rizzoli libri, integrato da un brano de La mia vita, biografia di Golda Meir pubblicata nel 1975, e dall’articolo “Sull’antisemitismo” che Oriana Fallaci pubblicò su Panorama il 18 aprile 2002.
Il Festival Internazionale di Letteratura e Cultura Ebraica è promosso da Roma Capitale, Regione Lazio, Provincia di Roma, Camera di Commercio di Roma, Comunità Ebraica di Roma e Ambasciata d’Israele in Italia. La produzione dell’evento è di Golda International Event e di Artix in collaborazione con il Centro di Cultura Ebraica, Consultinvest, Finmeccanica, Zètema Progetto Cultura, con la partecipazione del Museo Ebraico di Roma, delle Biblioteche di Roma, della Ermanno Tedeschi Gallery e della libreria Kiryat Sefer.
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Per maggiori informazioni è possibile rivolgersi al Contact Center 060608 (tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 21.00 e www.060608.it) o visitare il sito www.festivaletteraturaebraica.it
I luoghi
Museo Ebraico di Roma (Lungotevere De’ Cenci)
Palazzo della Cultura (via del Portico D’Ottavia 73)
Ermanno Tedeschi Gallery (via del Portico D’Ottavia 7)
Libreria Kiryat Sefer (via del Tempio 2)
Largo 16 Ottobre 1943
Area tra il Lungotevere De’ Cenci e via del portico D’Ottavia e tra via Arenula e il Teatro di Marcello
SCHEDE AUTORI
Shalom Auslander
Shalom Auslander è nato e cresciuto a Monsey, New York. Ha scritto per le testate «New Yorker», «Esquire», «Tablet», «New York Times Magazine» e collaborato alla trasmissione radiofonica This American Life. Guanda ha pubblicato il memoir Il lamento del prepuzio (2009) e la raccolta di racconti A Dio spiacendo (2010). Sul suo ultimo libro, Prove per un incendio (Guanda), uscito lo scorso febbraio:
“Brutale, irriverente, spassoso. Un genuino erede del Lamento di Portnoy.” Kirkus Reviews
“Un’insolenza esilarante, una satira provocatoria e sacrilega… Questo romanzo, diabolico e astuto, destinato a suscitare reazioni controverse, pone profonde questioni sulla giustizia, la verità e la responsabilità.”
Stefano Bartezzaghi
Stefano Bartezzaghi (Milano, 1962) viene da una famiglia di enigmisti – il padre, Piero, era un famoso cruciverbista – e come autore ha esordito con un rebus nel 1971. Collabora con «la Repubblica» con rubriche di giochi (Lessico e nuvole) e di linguistica (Lapsus). Per Einaudi ha pubblicato Incontri con la Sfinge (2004), L’Orizzonte verticale (2007), il racconto Variazioni (nel volume collettivo Questo terribile, intricato mondo, 2008), Lezioni di enigmistica (2009), Scrittori giocatori (2010) e Una telefonata con Primo Levi (Fuori collana, 2012). In quest’ultimo volume, Stefano Bartezzaghi ha approfondito gli studi sui giochi e sulle invenzioni, non solo verbali, di Primo Levi (Le cosmichimiche di Primo Levi e Primo Levi giocatore), concentrandosi in particolare sull’aspetto dell’osservazione linguistica. Fra i mestieri che Levi ha coltivato, quello del linguista era certamente uno dei principali: che si trattasse di etimologie popolari, di modi di dire dialettali o yiddish o di paurosi ordini in tedesco o in polacco, ogni pagina leviana è una partitura di voci, toni, registri, volumi, a cui subentrano, come pause calcolate da un compositore, silenzi perfettamente incastrati e significanti.
Marek Halter
Marek Halter è nato a Varsavia nel 1936. La madre era una poetessa yiddish e il padre un tipografo. Nel 1940 insieme ai genitori fugge dal ghetto di Varsavia e trova rifugio in Ucraina, dove, al loro arrivo, una pattuglia di soldati sovietici li arresta e li trasferisce a Mosca. Dopo l’invasione dell’Unione Sovietica da parte della Germania, lui, i genitori e la sorella minore, Bérénice, vengono evacuati a Kokand, nella Repubblica socialista sovietica dell’Uzbekistan, dove la sorella muore di fame e i genitori di Marek si ammalano. Nel 1957 è tornato in Francia dove ha pubblicato numerosi articoli in favore dei diritti umani e militato attivamente per la difesa di alcune grandi cause sociali e politiche, lavorando in modo attivo per la pace in Medio Oriente. Nel 1968, crea la rivista «Elementi», alla quale collaborano sia israeliani che palestinesi. Nel 1976 pubblica il suo primo libro, Il folle e i re (Prix Aujourd’hui) che diverrà un bestseller, nel quale racconta le sue esperienze in Medio Oriente. Il suo romanzo Abraham, pubblicato in Francia nel 1983, ottiene il Premio Livre Inter e resta per otto settimane nella lista dei bestseller stilata dal New York Times. Artista poliedrico, oltre ad aver firmato una ventina di libri di successo dedicati all’epopea del popolo ebraico, è anche pittore e regista cinematografico. Nel 1994 realizza il suo film I Giusti, che apre nel 1995 il Festival del cinema di Berlino.
È tra i fondatori del movimento SOS Racisme, che si batte per promuovere la pace in Medioriente. Intellettuale di fama internazionale, Halter collabora regolarmente con alcune delle più prestigiose testate giornalistiche del mondo, come «Libération, «Paris Match», «Die Welt», «VSD», «El Pais», «Jerusalem Post», «Forward» e «la Repubblica».
Tra i suoi libri ricordiamo: Perché sono ebreo, Intrigo a Gerusalemme e La regina di Saba. Nel 2012 è uscito il suo ultimo romanzo Il cabalista di Praga (Newton Compton Editori).
Moshe Idel
Moshe Idel è uno dei massimi esperti di mistica e pensiero ebraico. Docente all’Università Ebraica di Gerusalemme, è Senior Researcher al Shalom Hartman Institute e al Tikvah Center for Law and Jewish Civilization di New York. Ha al suo attivo numerose monografie, per la maggior parte accessibili in lingua italiana. Di lui la Giuntina ha pubblicato Cabbalà. Nuove prospettive (nuova edizione Adelphi) e La Cabbalà in Italia (1280-1510). Il suo nuovo libro Gli ebrei di Saturno (Giuntina) sarà nelle librerie dal 6 settembre.
Yoram Kaniuk
Yoram Kaniuk è nato a Tel Aviv nel 1930. Dopo aver partecipato nel 1948 alla guerra d’Indipendenza, ha vissuto per dieci anni a New York per poi fare ritorno in Israele. Ha scritto romanzi, racconti e libri per ragazzi. I suoi libri sono tradotti in più di venti lingue. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Di lui il New York Times ha scritto: “Kaniuk è uno dei più originali e brillanti scrittori del mondo occidentale”. 1948 (Giuntina) è il suo libro di maggior successo.
Etgar Keret
Nato a Tel Aviv nel 1967, Etgar Keret è tra i più popolari scrittori israeliani della nuova generazione. I suoi libri, tradotti in 35 paesi e 31 lingue, gli hanno valso molti premi prestigiosi e un riconoscimento unanime a livello internazionale. I suoi lavori sono stati pubblicati dal “The New York Times”, “Le Monde”, “The Guardian”, “The Paris Review” e “Zoetrope”. Più di quaranta cortometraggi sono nati dalle sue storie, uno dei quali ha vinto il MTV Prize negli Stati Uniti (1998). Il suo cortometraggio Skin Deep ha vinto numerosi premi internazionali, mentre il suo primo lungometraggio, Meduse, girato insieme alla moglie Shira Gefen, ha vinto a Cannes il premio “Caméra d’Or” nel 2007. Nel 2010 è stato insignito in Francia con l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere. Keret insegna attualmente alla facoltà di cinema e televisione dell’Università di Tel Aviv. In Italia sono stati pubblicati Mi manca Kissinger (Theoria, 1997), Pizzeria kamikaze (E/O, 2003), Papà è scappato con il circo (E/O, 2003), Io sono lui (E/O, 2004), Gaza Blues (E/O, 2005), Abram Cadabram (E/O, 2008), La notte in cui morirono gli autobus (E/O, 2010). Il suo nuovo libro All’improvviso bussano alla porta (Feltrinelli) uscirà il prossimo 5 settembre.
Lia Levi
Lia Levi, di famiglia piemontese, vive a Roma, dove ha diretto per trent’anni il mensile ebraico Shalom. Per le nostre Edizioni ha pubblicato: Una bambina e basta (Premio Elsa Morante Opera Prima), Quasi un’estate, L’Albergo della Magnolia (Premio Moravia e Premio Fenice Europa), Tutti i giorni di tua vita, Il mondo è cominciato da un pezzo, L’amore mio non può, Se va via il re e La sposa gentile (Premio Alghero Donna e Premio Via Po). Nel 2012 le è stato conferito il Premio Pardès per la Letteratura Ebraica.
Il 5 settembre uscirà il suo ultimo libro La Notte dell’Oblio (Edizioni E/O).
Savyon Liebrecht
Savyon Liebrecht è nata in Germania nel 1948. Vive a Tel Aviv, dove si è trasferita con la famiglia dall’infanzia. Le sue raccolte di racconti sono tutti best-sellers in patria e acclamati dalla critica internazionale. Un suo racconto è già apparso in italiano nella raccolta Rose di Israele (Edizioni e/o, 1994). Per Edizioni E/O ha pubblicato Mele dal deserto, Prove d’amore, Donne da un catalogo, Un buon posto per la notte e Le donne di mio padre. È anche autrice di testi per il teatro e la televisione.
Grande rivelazione della letteratura israeliana di questi anni, la sua ultima opera è “La banalità dell’amore” (Edizioni E/O 2010) romanzo-pièce incentrato sulla vicenda sentimentale e filosofica tra Annah Arendt e Martin Heidegger.
Yarona Pinhas
Yarona Pinhas (nata ad Asmara, Eritrea), scrittrice e studiosa di mistica ebraica, ha pubblicato con la Giuntina La Saggezza velata. Il femminile nella Torà (2004), che affronta il tema della spiritualità al femminile nella tradizione ebraica e Onda sigillata. Acqua, Vita e Parola (2008) sulle equivalenze fra il processo di conoscenza-comunicazione e l’elemento «acqua» nelle sue forme e manifestazioni. La sua più recente pubblicazione è Pereq Shirà. Il Capitolo del Canto (Belforte, 2011), traduzione e commento di un antico testo ebraico che consiste in una raccolta di lodi al Creatore e alla sua opera. Uscirà il 6 settembre il suo nuovo libro Scintille dell’anima (Giuntina).
Charley Rosen
Charley Rosen è nato a New York nel 1941. Alto due metri e zero tre, prima di intraprendere la carriera giornalistica e letteraria è stato una star del basket universitario e un allenatore, attivo nelle categorie minori. I suoi libri spaziano dalla narrativa alla rievocazione storico-giornalistica. Tra questi, Gli All-Star di Mosè (1996) e Barney Polan’s Game (1998) sono stati inseriti dal «New York Times» nella lista dei cento Notable Books of the Year. Insieme all’amico Phil Jackson, il grande allenatore dei Chicago Bulls di Michael Jordan e dei Los Angeles Lakers di Kobe Bryant, noto anche come lo «Zen Master» della Nba, Rosen ha collaborato alla stesura di Maverick, un’analisi a trecentosessanta gradi del basket degli anni Settanta, e di More Than a Game, un tributo al «triangle offense», il celebre schema messo in atto dalle squadre di Jackson. Rosen ha all’attivo oltre quindici libri, quasi tutti incentrati sul basket, di cui è considerato il più autorevole narratore vivente. Lo scorso aprile Gli All-Star di Mosè è stato pubblicato in italiano dalla casa editrice 66THAND2ND nell’ambito della collana di letteratura sportiva ATTESE. E’ il racconto delle rocambolesche avventure di una squadra di cestisti ebrei, antesignani degli Harlem Globetrotters, impegnati in una tournée coast to coast negli anni bui della Grande Depressione.
SCHEDE ARTISTI
David Broza
Il musicista israeliano David Broza è considerato uno degli artisti più dinamici e vivaci del panorama musicale internazionale.
Nato in Israele, David Broza ha iniziato a suonare a chitarra a tredici anni. I suoi idoli, da cui ha tratto ispirazione, sono Bob Dylan, Joni Mitchell e Jimi Hendrix, i grandi cantautori spagnoli Joan Manuel Serrat e Paco Ibanez (il suo rapporto con la Spagna è da sempre profondissimo), e infine gli israeliani Shalom Chanoch e Mati Caspi.
Le sue performance, ricche di carisma ed energia, offrono al pubblico di tutto il mondo una interessante miscela della creatività dei tre diversi paesi nei quali è cresciuto: Israele, Spagna e Inghilterra.
Con la sua chitarra che spazia dalle sonorità flamenco alla percussione ritmica, dall’esile pizzicato fino al più audace rock&roll. Broza attribuisce una grande importanza alla tradizione letteraria occidentale e nelle sue composizioni musicali sono presenti riferimenti che vanno dai troubadour medievali fino ai più grandi poeti contemporanei. Oltre che come cantante e compositore, David Broza è noto per il suo impegno pacifista e la sua dedizione a diverse cause umanitarie.
Nel 1977 si esibisce con il poeta e scrittore israeliano Yonatan Geffen e inizia pian piano a tradurre in musica molte poesie (tra le altre quelle di Meir Ariel, Pablo Guerrero, Javier Ruibal, Jorge Drexler, Theodore Rothke, Elizabeth Bishop, Alberto Rios e Liam Rector).
Nello stesso anno compone la “hit” Yihye Tov (“Andrà bene”) che è diventata il più celebre inno pacifista israeliano. (http://www.youtube.com/watch?v=0WfHcEckslY)
Durante la sua lunga carriera, che lo ha portato ad esibirsi in quasi tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti e in Sud America, Broza ha collaborato con artisti dal calibro di Al DiMeola, Jay Beckenstein (dei Spyro Gyra), e Cyro Baptista.
In un recente progetto, Broza ha scritto e registrato la canzone Belibì con il gruppo musicale palestinese Sabreen, insieme al cantante Murad Wissam e con un coro di bambini israeliani e palestinesi.
Broza ha ricevuto dal re di Spagna Juan Carlos I, una medaglia per il suo contributo alle relazioni Israele-Spagna e per la promozione della tolleranza.
Nel 2010 è uscito l’album “Night Dawn; The Unpublished Poetry of Townes Van Zandt”, che ha ricevuto il plauso incondizionato del pubblico e della critica. Nel luglio del 2011 è uscito il suo album “Third Language” creato e prodotto interamente su internet. Si tratta di un progetto originale che non ha precedenti nel mondo dell’industria musicale.
L’ultimo progetto di David Broza è la serie web “Poetry From The Bench”, nella quale egli incontra online amici e colleghi per parlare di musica, arte e cultura.
In Israele Broza rappresenta il più grande cantautore contemporaneo, e in occasione della Notte della Cabbalà si esibirà nel suo primo concerto in Italia, durante il quale eseguirà brani in ebraico, spagnolo e inglese.
Discografia
Third Language (Ebraico, 2011)
Night Dawn: The Unpublished Poetry Of Townes Van Zandt (Inglese, 2010)
Broza 5 (Live at Zappa Tel Aviv, 2007)
Parking Completo (Spagnolo e Ebraico, 2006)
Hameitav (Best Of in Ebraico, 2004)
Parking Completo (Spagnolo, 2004)
Todo O Nada (Spagnolo versione di All or Nothing, 2002)
All Or Nothing (Ebraico, 2002)
Painted Postcard (Inglese & Ebraico, 2002)
Spagnolo Heart (Inglese, 2001)
Isla Mujeres (The Women’s Island), DRO East West/Warner Records Spain (Spagnolo, 2000)
Matchil Linshom (Starting to Breathe), Hed Artzi/RGB Records Gold (Ebraico, 1999)
Sodot Gdolim (Big Secrets), RGB Records (Ebraico, 1995)
Stone Door, RGB Records (Inglese, 1994)
Second Stree, RGB Records (Inglese, 1994)
Elements of Love, RGB Records (Ebraico, 1994)
Masada Live, RGB Records Platinum (Ebraico, 1994)
Time of Trains, RGB Records (Inglese, 1993)
Neshika Gnuv (Stolen Kiss), NMC Music (Ebraico, 1992)
First Collection, NMC Music (Ebraico, 1990)
Away From Home, RGB Records (Inglese, 1989)
A Poet In New York, Sony (Inglese, 1987)
Broza, NMC Music (Ebraico, 1984)
Haisha Sheiti (The Woman By My Side), NMC Music Quadruple Platinum (Ebraico, 1983)
Klaf (ACE), NMC Music (Ebraico, 1981)
David Broza, NMC Music (Ebraico, 1979)
Hakeves Ha Shisha Asar (The Sixteenth Sheep), NMC Music (Ebraico, 1978)
Sikhot Salon (Small Talk), Phohokol (Ebraico, 1977)
Links
Official website: http://www.davidbroza.net/hp/
http://www.youtube.com/artist/david_broza
Gabriele Coen – Jewish Experience
Gabriele Coen – sax soprano, sax tenore e clarinetto
Pietro Lussu – pianoforte
Marco Loddo – contrabbasso
Luca Caponi – batteria e percussioni etniche
Lutte Berg – chitarre
Gabriele Coen “Jewish Experience” è la prima band italiana prodotta da John Zorn per la Tzadik, la prestigiosa etichetta discografica newyorchese in cui sono presenti artisti del calibro di Marc Ribot, Frank London, David Krakauer, Uri Caine, ma anche Steve Lacy, Lou Reed e Laurie Anderson. AWAKENING,uscito nel 2010 ha ottenuto numerosi riconoscimenti da parte della critica specializzata. A gennaio 2013 uscrà il nuovo disco di Gabriele Coen, sempre per la Tzadik di John Zorn…”yiddish melodies in jazz”…
“Jewish Experience” rappresenta una delle formazioni più tipiche del jazz contemporaneo come volano di un viaggio musicale in cui si reinterpreta in chiave jazzistica il repertorio popolare ebraico, attraverso composizioni originali, brani klezmer e sefarditi (ebraico-spagnoli).
Sassofonista, clarinettista, compositore, Gabriele Coen si dedica da oltre dodici anni all’incontro tra jazz e musica etnica, in particolare mediterranea e est-europea, svolgendo un’intensa attività a livello nazionale e internazionale. E’ fondatore dei KlezRoym – la più nota formazione italiana dedita alla riattualizzazione del patrimonio musicale ebraico – con cui ha inciso cinque dischi per l’etichetta CNI. Come compositore nonché interprete ha realizzato sigle televisive (Rai Educational) commenti musicali (Geo&Geo, Raitre), musiche per documentari (La grande Storia, Raitre) e per balletti (Patino, Fuciarelli), numerose collaborazioni teatrali (Mincer, Celestini, Scaparro, Natoli), e colonne sonore per il cinema.
Rami Meiri
Rami Meiri, nato in Israele nel 1957, è considerato il più grande artista di murales del Paese.
Il primo murales di Meiri è del 1980, nella storica spiaggia Gordon, di Tel Aviv. Da allora “l’urban artist”, non ha smesso mai di vestire di colori la Città Bianca. Tel Aviv è la sua tela e la sua galleria. Ha dipinto murales, in ogni angolo della città. Quando era studente alla Avni Institute of Art and Design, ha deciso colorare i muri, rappresentando la vita della gente di Tel Aviv. Amici che bevono un espresso o leggono un giornale, figure di ragazzi che sbucano da una porta, bambini che giocano, coppie di giovani che si abbracciano, sullo sfondo un paesaggio immaginario, che grazie alla tecnica del trompe l’œil diventa realistico. Colori vivaci, “per dare allegria alla città che amo”.
Le sue opere spuntano in ogni angolo, dalle boulevard, passando per i chioschi e le scuole. Dopo gli esordi di Meiri, il Comune di Tel Aviv ha concesso il permesso all’artista per ricoprire con le sue opere i muri della città. Durante la Guerra del Golfo il Comune chiese a Meiri di dipingere un’opera su un palazzo colpito dai missili di Saddam Hussein. E adesso lo chiamano anche in Cina per dipingere.
Durante un viaggio in Sud America, Rami Meiri ha visto come i murales nelle strade, sotto le metropolitane, regalavano allegria alle metropoli, così al suo ritorno a Tel Aviv ha deciso di provare. “Io non vivo a Parigi o a Madrid, dove persino un muro qualunque è bello. Mi son detto, posso fare un murales per far diventare bella la mia città.”
Mario Piazza
Estroso e geniale, Mario Piazza si è dimostrato in questi anni uno dei maggiori talenti creativi della danza contemporanea. Nato a Montreal (Canada) esordisce come coreografo nel 1987 ricevendo numerosi riconoscimenti tra cui citiamo, Premio per la coreografia “Prix Volinine” di Parigi, il Premio Gino Tani per la Danza Contemporanea, Premio”Singolari di Danza”, nel 2009 il riconoscimento di Chiara Fama per la danza e nel 2011 il Premio Guido Lauri. Rappresentante italiano al “Prix Volinine” di Parigi dal 1996. Invitato all’Unesco (Parigi) come relatore sul tema “Coreografo: diritto all’esistenza, diritto alla differenza”.
La critica internazionale lo ha definito il “Roberto Benigni della danza” per il balletto “Ghetto” – creato nel 2002 per il Corpo di Ballo dell’Opera di Sofia, su musiche Klezmer e di Goran Bregovic – che parla del destino degli ebrei mettendo in risalto il colore leggero della speranza. Per questa opera gli viene assegnato il Premio per le Performing Arts dalla European Association for Jewish Culture con sede a Londra.
Figlio della comunità ebraica, l’eclettico Piazza ha saputo imporsi con il suo stile forte e particolare, una miscela esplosiva in cui confluiscono la danza, il teatro, il cinema, il canto e le arti figurative. Le sue opere coreografiche vengono acclamate nei maggiori teatri in Italia e all’estero.