In attesa dell’inaugurazione della nuova stagione sinfonica di Santa Cecilia (il prossimo sabato 13 ottobre con la Nona di Bruckner diretta da Sir Antonio Pappano), è da non perdere l’appuntamento con il teatro comico del Novecento. In Sala Petrassi (ultima replica stasera, ore 21.00), vanno in scena i due atti unici, squisitamente comici, L’heure espagnole di Ravel e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini: protagoniste assolute, le giovani forze dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, i cantanti di Santa Cecilia Opera Studio e i professori d’Orchestra dei Corsi di perfezionamento Santa Cecilia Music Masters diretti con brio e vivacità da Carlo Rizzari, assistente di Pappano (recentemente apprezzato durante gli appuntamenti della stagione estiva con la rassegna Beethoven senza pari). E il progetto, che nasce dalla volontà di accostare due lavori del teatro musicale legati all’opera comica italiana che hanno molto in comune, dalla straordinaria capacità inventiva all’invidiabile vivacità teatrale, è un successo. Le due opere proposte si prestano molto al divertissement e la regia di Cesare Scarton è particolarmente vivace e accattivante fino a creare un unicum, legando i due atti unici anche nella continuità drammaturgica rafforzata anche dalla scenografia (di Gennaro Vallifuoco), un sipario mobile che si trasforma negli orologi per Ravel e nella vista di Firenze per Puccini scomponendosi ad hoc per ogni esigenza per assumere diversi aspetti. Si apre con i colori folkloristici della Spagna e la maliziosità di L’heure espagnole di Ravel dove spicca la spregiudicata Carmen Romeu nel ruolo di Conception, la moglie dell’orologiaio Torquemada, in un allestimento dal sapore quasi piccante e molto dinamico, fra sostituzioni e uscite mirabolanti, che scivola via con scioltezza (nonostante il libretto in francese). Si prosegue con Gianni Schicchi cha lascia respirare quell’aria di inarrivabile leggerezza agrodolce che lo rende un gioiellino di raffinatezza comica e che offre al cast la possibilità di sfoderare tutta la sua classe e la sua verve. Spiccano Gianni Schicchi (il baritono Sergio Vitale), non solo per la voce, ma anche per l’accurata presenza scenica, Rinuccio (il tenore Davide Giusti) e Lauretta (il soprano Rosa Feola) che si guadagna addirittura l’applauso in sala per O mio babbino caro, candidamente inginocchiata dinanzi al padre. Belli i costumi della sartoria Tirelli che esaltano nei colori il folklore della Spagna e in Gianni Schicchi restituiscono l’atmosfera della borghesia italiana nella scelta di ambientare entrambe le opere agli inizi del Novecento. I giovani talenti sono davvero bravi e il pubblico apprezza divertito.