, il soprano australiano residente a Como, interprete a Pesaro del Ciro in Babilonia e premiata col Tiberini d’oro 2012 dall’Associazione Musicale Mario Tiberini per le eccellenti doti vocali applicate alla purezza dell’espressione melodica e al fantasmagorico canto di coloratura, per la sensibilità interpretativa e la perizia tecnica con cui incarna le giovani eroine del belcanto, è stata protagonista di un mirabile recital all’Auditorium Pedrotti.
Il programma ricchissimo e raffinato comprendeva otto arie molto impegnative del repertorio belcantistico italiano del Primo Ottocento, alcune delle quali di raro ascolto. Iniziando con l’aria patetica e ricca di scale cromatiche di Palmide “D’una madre sventurata” da Il Crociato in Egitto di Meyerbeer, la Pratt ha subito messo in luce le sue alte qualità di belcantista e di sensibile interprete.
Rossiniana d’alta classe, ha soffuso di struggente poesia la Canzone del salice “Assisa a piè d’un salice” dall’Otello di Rossini, eseguita in pianissimo e con acuti potenti, ha scatenato l’ovazione del pubblico con l’ampia e fitta coloratura della cavatina di Semiramide “Bel raggio lusinghier” dalla Semiramide, sfoggiando una mirabile messa di voce, filati rinforzati, acuti strabilianti, un magistrale uso di un mezzo vocale agilissimo e luminosissimo. Ovazione e tre richiami in palcoscenico anche per l’aria molto sbalzata “O luce di quest’anima” da Linda di Chamounix di Donizetti: gli stratosferici sovracuti pungevano le orecchie come acuminati cristalli.
Alternanza di mezze voci e suoni lanciati in acuto e sovracuto per la ricca scrittura (vocale e strumentale) della cavatina di Isabella “Figli a una sola patria” da La sposa di Messina di Vaccaj, accompagnata da un mirabolante pianoforte.
Poi tre arie di Bellini.
Nella cavatina “Ma la sola, ohimé, son io” da Beatrice di Tenda, la malinconia è espressa con un canto a fior di labbro, filati mossi e rinforzati che sfociano in possenti acuti, sostenuti dal suono vigoroso del pianoforte, che anticipa il tema melodico del recitativo e romanza di Giulietta “Eccomi in lieta vesta… Oh quante volte, oh quante” da I Capuleti ed i Montecchi e sostiene con un ricamo musicale la levità del canto del soprano, il raffinatissimo cesello della frase, la delicatezza dei pianissimo, l’acrobazia dei salti di questa interpretazione pregnante di struggente malinconia.
Attacco a fil di voce, col pianoforte mosso con garbo o silenzioso, e canto a mezza voce che intesse trasparenti filati rinforzati per la scena e aria finale di Amina “Oh se una volta sola…” da La sonnambula, fuochi d’artificio e funambolismo vocale ardito e spericolato per la cabaletta molto fiorita “Ah, non credea mirarti”. Ovazione interminabile, pioggia di rose bianche e ripetuta richiesta di bis. Ma dopo un programma così ricco? Eppure Jessica Pratt si è prodigata in tre bis:
l’aria di Cunegonde “Glitter and be gay” da Candide di Bernstein, una pagina comica ricca di virtuosismi, vocalizzi, picchiettati, frasi parlate, che la Pratt ha eseguito con potenza e agilità vocale; il Valzer di Juliette “Je veux vivre” da Romeo et Juliette di Gounod, illuminato dalla purezza dei suoi acuti e “Sempre libera” da La Traviata di Verdi travolgendo il pubblico che l’ha festeggiata con grande calore.
Al pianoforte il bravo Giulio Zappa.
Jessica Pratt è l’artista più giovane di tutti i premiati col Tiberini d’oro.
Crediti fotografici: Amati-Bacciardi per Rossini Opera Festival 2012