Dopo ‘Si l’amore no’ e ‘Risorgimento pop’ si è conclusa la parentesi partenopea di Daniele Timpano che, proprio domenica 28 ottobre, ha vinto il Premio Rete Critica 2012 per lo spettacolo Aldo morto. Riconoscimento assegnato dai blog e dai siti internet che si occupano di teatro.
Uno monologo, quello di Timpano, che ha come perno il sequestro di Aldo Moro ma su cui gravita un immaginario collettivo più ampio. Non ha la pretesa di essere una ricostruzione dei fatti accaduti tra il sequestro in via Fani e il ritrovamento del cadavere dell’onorevole democristiano nella Renault 4 – ammettendo prima di tutto di essere stato uno spettatore di soli quatto anni. La bravura drammaturgica sta nel mettere a nudo le conseguenze e le ipocrisie che causate da quella morte. L’analisi portate avanti, tra cambi di prospettiva e punti di vista, abbraccia non solo la generazione che ha assistito in diretta ai fatti, ma anche alle generazioni che ne hanno subito le indirettamente le conseguenze. La sua analisi colpisce lo spettatore attraverso una messinscena perturbante e, allo stesso tempo, ironica e piena di riferimenti significati della storia italiana dagli anni ’70 ad oggi.
Non c’è retorica in questo monologo. L’umorismo di Timpano – che per certi aspetti può risultare crudo – non sminuisce minimamente la figura di Moro, anzi restituisce una visione più umana, più intima (sia per chi era presente e chi no), e meno documentaristica. Da questo spettacolo viene una metafora sulla morte e del rapporto con essa, tra l’intimo e il mediatico. Consigliato vivamente.