con ANTONELLA MOREA, AGOSTINO CHIUMMARIELLO, MICHELE DANUBIO, LAURA BORRELLI, SERGIO FENIZIA, VITTORIO PASSARO
musiche ADRIANO APONTE
scene LUIGI FERRIGNO
costumi DIXSIT
regia AGOSTINO CHIUMMARIELLO
produzione LE PECORE NERE
Debutta in Prima assoluta venerdì 2 novembre alle 21.30 presso il Teatro Piccolo Bellini, sala piccola dello storico Teatro Bellini di Napoli, “Metamorpho” di Michele Danubio. Un ritorno quello dell’autore napoletano nello stesso spazio che ospitò, il suo precedente lavoro “Si salvi chi può”. Nel cast oltre allo stesso Danubio in veste di autore/attore, una sempre intensa Antonella Morea, Agostino Chiummariello che ne cura anche la regia, Laura Borrelli, Sergio Fenizia e Vittorio Passaro. Le musiche sono firmate da Adriano Aponte, le scene da Luigi Ferrigno, il disegno luci è di Maurizio Di Maio.
Un lavoro, spiega l’autore, frutto di una riflessione sull’epoca che ci circonda “In un mondo globalizzato anche negli incubi, dove le allucinazioni, le nevrosi, le suggestioni di pochi fanno agevolmente con internet il giro del pianeta anche i fantasmi che altrimenti non sarebbero nostri, della nostra cultura, trovano terreno fertile nell’angosciata ricerca di ragioni nuove che giustificano i nostri errori o le jatture più comuni.” In una lettura grottesca i personaggi della pièce sono destinati a perdersi in un mondo tanto piccolo in cui la diversità, il limite fisico, diventano quasi necessità, orgoglio, per garantirsi una identità anche a costo di autentiche metamorfosi. La vicenda si svolge a Napoli, che Danubio definisce “sempre inadeguata ma per questo sempre imprevedibile” come è appunto imprevedibile ciò che accade a Raffaele Palumbo, il protagonista di questa commedia dal sapore noir.
Note dell’autore
Cosa accadrebbe se fossimo protagonisti di un avvenimento unico, straordinario? Saremmo pronti a gestirne la portata prima di interrogarci sull’autenticità dell’avvenimento stesso? Se è vero che i testimoni non hanno mai una vita facile, cosa sarà di noi così comuni, per niente eroi? Quanto comici saremo nel mercatino della cronaca, presto rintracciati, intercettati e svenduti? In un mondo globalizzato anche negli incubi, dove le allucinazioni, le nevrosi, le suggestioni di pochi fanno agevolmente con internet il giro del pianeta anche i fantasmi che altrimenti non sarebbero nostri, della nostra cultura, trovano terreno fertile nell’angosciate ricerca di ragioni nuove che giustificano i nostri errori o le jatture più comuni. Quanto è grottesco perdersi in un mondo tanto piccolo e la diversità, il limite fisico, diventano quasi necessità, orgoglio, per garantirsi una identità anche a costo di autentiche metamorfosi. Può accadere ovunque, può accadere a Napoli, in questa terra sempre in ritardo, sempre inadeguata ma per questo sempre imprevedibile, una madre indigente ma compassionevole, un grembo sempre disponibile a dispetto delle impossibilità. Il protagonista di Metamorpho, Raffaele Palumbo rappresenta appunto il crocevia di nuove , inesplorate traiettorie che solo a Napoli possono incontrarsi perché , comunque, solo a Napoli anche un alieno potrebbe sentirsi, nonostante tutto, a casa.
Napoli frontiera, porto, Napoli terra di Forum e incontri o solo sublimazione di mali coronici? Su questa linea di confine la certezza è che non smetteremo mai di chiedercelo.
Quattro pareti buie, quasi un bunker, in cui nascondersi per garantirsi l’invisibilità, unica garanzia per proteggersi dagli assalti di un mondo invasivo e ostile. Questa è la premessa da cui Raffaele e Teresa Palumbo , fratello e sorella napoletani, non possono prescindere per la malattia dell’uno che li intrappola in una convivenza al limite e in cui lo scambio si è trasformato in complicata osmosi.
Dietro la malattia di Raffaele si nasconderebbe un inquietante segreto che se svelato li trascinerebbe in un vortice di cronaca e in un delirio collettivo che l’uomo non intende affrontare. Ma l’occhio del vicino è sempre lungo e l’assalto degli sciacalli e dei morbosi sempre alla ricerca di nuovi reality li costringerà a difese estreme, paradossali rese dei conti che trasformeranno come da tradizione ogni buona tragedia in una esilarante farsa.
Michele Danubio