Amore e morte al Teatro dell’Opera di Roma con Romeo e Giulietta, ultimo titolo di balletto della stagione attualmente in corso. Fu Sergej Prokof’ev nel 1938 a trasformare la la tragedia di Shakespeare in un balletto e qui a Roma va in scena una “creatura” (risalente al 2002) del francese Patrice Bart (già autore della versione di Giselle andata in scena a Caracalla quest’estate), che ne firma la coreografia, la drammaturgia e la regia. “Entrare nel mondo di William Shakespeare è un viaggio fisico e intellettivo. Una sfida eccezionale per un coreografo che usa le musiche di Prokof’ev” dice Bart a proposito del suo Romeo e Giulietta, un lavoro molto moderno, che poco sembra avere a che fare con la tradizione, ma d’altra parte non è certo un balletto romantico, ma un classico del Novecento e si vede.
“L’amore, la religione, la morte, ma anche la forza, l’odio la rivalità, la complessità dei rapporti umani e delle loro motivazioni: il sesso e il potere”: questi gli elementi in scena per il coreografo francese che ha voluto concentrarsi su una drammaturgia quasi evocativa e a tratti un po’ confusa (la storia dei due sfortunati amanti veronesi di Shakespeare è arcinota al pubblico), ma senza concentrarsi solo ed esclusivamente ai due protagonisti. I momenti interamente dedicati a Romeo e Giulietta sono minimi, dall’incontro fugace al ballo, alla scena del balcone o all’incontro nella stanza di Giulietta nascosti fra le bianche tende. I (pochi) pas des deux della coppia Romeo (Anton Bogov, possente, ma elegante)-Giulietta (la bionda ed languida Gaia Straccamore prima ballerina del teatro romano) appaiono però sufficientemente romantici da accalappiare l’interesse del pubblico. Bart ha privilegiato una visione non solo moderna, ma molto collettiva e decisamente politica del dramma di Shakespeare regalando una sostanziosa valenza anche caratteriale a molti personaggi generalmente di contorno e concedendo spazio alla faida politica che avvinghia, fino alla disperata, tragica morte, i due giovani amanti. Ecco allora che Tebaldo, di nero vestito (apprezzatissimo nella sua aggressività sanguigna, Manuel Paruccini) assume un ruolo centrale o che Mercuzio (Giuseppe Depalo) sia preponderantemente giocoso e provocatorio. Diventano numerose le scene di massa, come il movimentato ballo in casa Capuleti, i duelli (curati dal maestro d’armi Renzo Musumeci Greco) sono spettacolari, la morte degli amanti straziante e se alcune gestualità si fanno particolarmente plateali e quasi pantomimiche, il pubblico sembra gradire e applaude calorosamente lo spettacolo premiando tutti i protagonisti. Bellissimi i costumi di Luisa Spinatelli che riflettono il periodo storico e che assolvono con piacere al compito di riflettere anche esteticamente ogni carattere, per accendersi di sofisticato broccato rosso per i Capuleti di bianco etereo per Giulietta (in rosso fiammante però sul letto di morte) o di nero per l’aggressivo Tebaldo. Magnifiche le scene (sempre della Spinatelli) imponenti, ma intimiste e lunari che si rifanno ai maestri veneti del Quattrocento, con cambi di scena veloci, dalla piazza, al palazzo, alla stanza di Giulietta con tanto di romantico tetto di stelle. Sul podio l’inglese David Coleman alla guida dell’Orchestra del Teatro dell’Opera, specialista del genere e molto incisivo nelle sfumature ricche di pathos. Stelle internazionali in scena per i ruoli principali: Dorothée Gilbert (30/9, 2,3,5/10), Gaia Straccamore (28/9 e 4/10), Venus Villa (27, 29/9) e Maria Yakovleva (6,7/10) si alterano per la parte di Giulietta, mentre per la parte di Romeo saranno in scena Dinu Tamazlacaru (26,27,29/9), Anton Bogov (28/9 e 4,6,7/10) e Yann Saïz (30/9 e 2,3,5/10). Dopo la prima del 26 settembre (annullata all’ultimo momento per lo sciopero dei ballerini), il balletto va regolarmente in scena per dieci repliche in programma fino a domenica 7 ottobre. Prossimo e ultimo appuntamento della Stagione 2011/2012 al Teatro dell’Opera di Roma con la Gioconda di Amilcare Ponchielli che debutterà martedì 23 ottobre.