È nato un nuovo musical, W Zorro, brillante produzione tutta italiana incentrata sulla storia del celebre personaggio comparso per la prima volta nel 1919 in un breve romanzo di Johnston McCulley e che ebbe subito uno straordinario successo non solo letterario, ma anche cinematografico. Il musical porta le firme di Stefano D’Orazio per i testi e di Roby Facchinetti per le musiche, ricreando la coppia che con i Pooh ha fatto la storia della canzone italiana. Lo spettacolo trae la sua forza dalle varie influenze musicali cui attinge, dal flamenco al country messicano, che accompagnano le scene più vivaci e coinvolgenti. Il corpo di ballo, composto da 6 danzatrici e 6 danzatori, all’inizio e alla fine dello spettacolo esegue le curatissime coreografie curate da Fabrizio Angelini, che è anche il regista, con la collaborazione di Gianfranco Vergoni e di Lia Ruscica per il flamenco. Grazie ai ritmi musicali scelti, ad un attraente gioco di luci e ad un sapiente disegno dello spazio scenico si viene subito catapultati alla fine del ‘700, nella California messicana, funestata dalle angherie dei ricchi proprietari terrieri sui peones, braccianti poveri. Il musical prende le mosse dal ritorno in terra natia, dopo anni di assenza, di don Diego, il cui primo pensiero non è quello di partecipare ad una festa in maschera organizzata in suo onore dal governatore e sua moglie (Roberto Rossetti e Jacqueline Ferry), due personaggi senza scrupoli, ma di andare a riabbracciare il vecchio padre, William. Da subito, dunque, si mette in evidenza l’estraneità di don Diego alle logiche crudeli del potere, qualità riprese dal genitore, che in punto di morte si fa promettere dal figlio di seguire la strada della verità e della giustizia. Quando don Diego scopre che il padre per anni si era travestito da Zorro, il misterioso cavaliere, abilissimo spadaccino, dal lungo mantello e dalla mascherina nera, decide di prendere quest’eredità ricca di ideali e di continuare a combattere in difesa dei peones. Il musical indulge, poi, nella storia d’amore che si innesca tra don Diego/Zorro e Cecilia, una giovane adottata in tenera età da William dopo che il governatore, in una delle sue frequenti incursioni nei villaggi dei peones, le aveva sterminato la famiglia. Nelle scene più drammatiche, dove si rievocano le violenze subite dal popolo e in quelle più romantiche il ritmo cambia bruscamente, facendo perdere la buona dinamicità iniziale: il musical attinge alla tradizione della canzone italiana, le sonorità si fanno più distese ed emergono con forza le qualità canore dei due protagonisti (Michel Altieri, che già aveva impersonato la Bestia nelle date milanesi del musical della Bella e la Bestia, e Alberta Izzo). Alle melodie distese si alternano, però, dinamici combattimenti a fior di spada, curati da un maestro d’armi d’eccezione, il pluripremiato campione del mondo Stefano Pantano, che riaccendono l’attenzione e la curiosità. Brevi e divertenti le battute affidate ai personaggi secondari di Henriquez Diego Pinto Garcìa (Maurizio Semeraro) e Fra Diego de La Cruz (Fabrizio Checcacci), che richiamano la comicità del più classico teatro italiano di varietà. Un mix di generi, dunque, per un musical di cui senza dubbio si sentirà parlare molto nei prossimi mesi e che richiamerà grandi e piccini.
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