Il sipario del Teatro Argentina di Roma si alza su iniziative e spettacoli di scottante attualità per riflettere sui temi più urgenti dei nostri tempi, come il rapporto tra la libertà e la responsabilità degli individui; ed ancora la violazione dei diritti umani e la domanda di maggior benessere nella vita sociale dei popoli.
Proteste, agitazioni, crisi, rivolte continuano ad animare il mondo, e il Teatro di Roma risponde al risveglio della società civile portando in scena la scrittura, le voci e il lavoro di giovani drammaturghi contemporanei per dare vita giovedì 4 ottobre, a partire dalle ore 19.30 al Teatro Argentina, a una serata a ingresso libero dedicata alla Primavera araba e alle risonanze che ha determinato nel nostro Paese.
Wake Up! – bagliori dalla primavera araba apre idealmente ogni spazio della storica sala dello Stabile della capitale, ad un “evento progressivo” di avvicinamento a Piazza Tahrir: luogo simbolo della rivoluzione araba; luogo principale delle proteste che nella notte del 2 febbraio 2011 sono diventate protagoniste dell’esplosione di violenza tra i sostenitori del presidente Hosni Mubarak e gli oppositori del regime.
Sei brevi letture/performance, della durata di 15 minuti, attraverseranno il Teatro Argentina – dal Palcoscenico, allo spazio Pandolfi alla Sala Squarzina – per raccontare la Primavera araba, le lotte, la speranza, la morte e la paura, ma anche l’amore e la voglia di cambiamento del popolo egiziano. Sei scritture diverse, sei inediti corti teatrali curati da giovani autori e attori della nostra scena teatrale che, con “uno sguardo da occidente”, si sono cimentati nella scrittura, nell’interpretazione, nella narrazione e nella messinscena dell’evento che ha rivoluzionato il mondo e ridefinito il significato di spazio pubblico: La bandiera di Michele Santeramo; Maledetta primavera di Enrico Castellani; Scorrere, una rivoluzione origliata di Alessandro Berti; Non le dispiace se bevo di Renato Gabrielli; The Protester di Magdalena Barile; In Tahrir di Riccardo Fazi.
Il progetto è la naturale prosecuzione del lavoro svolto con l’Unione dei Teatri d’Europa e il Naunynstrasse Ballhaus di Berlino per il Festival “Voicing Resistance”, dedicato alla protesta nel Mediterraneo e alla Primavera araba. I sei testi sono infatti stati scritti su richiesta del Teatro di Roma per ‘Wake up!’, la sezione del festival dedicata agli autori europei. Maledetta primavera di Enrico Castellani è stato il testo selezionato dal Teatro di Roma che, tradotto in lingua tedesca dal Goethe Institut, è stato presentato a Berlino a giugno insieme ai testi del Teatro Habima di Tel Aviv, del Teatro Nazionale della Grecia del Nord, del Teatro Garibaldi di Palermo, del Teatro Nazionale di Atene e dello Shauspielhaus Graz.
WAKE UP!
Magdalena Barile, Alessandro Berti, Enrico Castellani, Riccardo Fazi, Renato Gabrielli, Michele Santeramo
coordinamento Lisa Ferlazzo Natoli
L’esperienza è stata un importante momento di scambio e di confronto internazionale che ha offerto la possibilità ad alcuni drammaturghi contemporanei di confrontarsi su uno stesso tema utilizzando la più ampia libertà espressiva. Il risultato è stato un interessante caleidoscopio che va dal racconto istintivo, frammentato e polifonico di In Tahir (Riccardo Fazi) alla forza poetica di Maledetta Primavera (Enrico Castellani); dalla suggestione dell’impianto a più voci come in Scorrere (Alessandro Berti) o in altro modo in La bandiera (Michele Santeramo), fino ai dialoghi provocatori e controversi in The Protester (Magdalena Barile) e in Non le dispiace se bevo (Renato Gabrielli).
Wake Up! vuole conservare il più possibile questa ricchezza di differenti voci, utilizzando proprio in modo ‘polifonico’ gli spazi del Teatro Argentina. La Sala, lo spazio Pandolfi e la Sala Squarzina ospiteranno gli spettacoli presentati, agiti e letti anche dagli stessi autori, per tessere una sorta di mappa drammaturgica e spaziale sull’impatto della primavera araba nel teatro e nella vita di chi guarda ‘da occidente’. Una programmazione che permetterà al pubblico di muoversi tra i diversi spazi e costruire una propria prospettiva al mutare della posizione percettiva, restituendo l’idea del dinamismo con cui queste drammaturgie hanno saputo raccontare e trasmettere, con la forza dei vari di diversi linguaggi teatrali, le prospettive, le storie, le speranze, le miserie e le manipolazioni di una primavera di libertà. Vista con gli occhi dei nostri drammaturghi.
Sala Squarzina
LA BANDIERA
di Michele Santeramo
con Michele Santeramo
Le notizie che sono arrivate nei mesi scorsi dalla primavera araba segnano un confine a cui sembrano destinati tutti gli scontri tra poteri e popolazione. La primavera araba può diventare, spogliata delle sue caratterizzazioni geografiche e sociali, un approdo (o una deriva, secondo i punti di vista) di tutti i movimenti di protesta in atto nelle società occidentali. A partire da questo assunto, nella vicenda che racconto ci sono quattro personaggi che sono saltati, in passato, su delle mine antiuomo, e che a causa delle malformazioni riportate nello scoppio sono chiusi in un ex sanatorio. Il potere li ha rinchiusi in un ex sanatorio perché nessuno potesse dire dell’esistenza delle mine. Fuori da questo sanatorio intanto la rivoluzione va avanti tra manifestazioni e scontri di piazza, ideali e tensioni, militari. L’unica maniera che i quattro rinchiusi hanno di partecipare alla rivoluzione è quella di ideare e cucire la bandiera del nuovo potere, quello che sostituirà il vecchio a cui tutti si ribellano. Ma hanno qualche problema: uno è costretto sulla sedia a rotelle, l’altro subisce la sua stessa sorte, l’altro ancora è cieco, e il quarto è senza braccia. Come faranno questi quattro a fare la rivoluzione? Tentano di cucire questa nuova bandiera, quando due militari fanno irruzione nel sanatorio. Lo scontro tra potere e rivoluzione si sposta quindi dal campo lungo della piazza al campo medio del sanatorio. Da una parte i quattro, che sono la rivoluzione. Dall’altra i militari, che sono il potere.
Michele Santeramo (1974) è autore di numerosi testi teatrali. Nel giugno 2001 fonda con Michele Sinisi la compagnia teatro minimo.Tra gli altri, si ricordano: Il Barone dei porci; Konfine (selezione Enzimi 2003); Radio Bunker (tratto dal romanzo il Visconte dimezzato di Italo Calvino); Accadueò (premio Voci dell’anima 2004); Murgia (cartolina di un paesaggio lungo un quarto), spettacolo Generazione Scenario 2003; Sette contro Tebe; Vico Angelo Custode; Sacco e Vanzetti, loro malgrado (pubblicato per Editoria & Spettacolo), Fanculopensiero – stanza 510. Ha inoltre scritto e portato in scena Cirano dal Cyrano de Bergerac e, da Shakespeare, Il sogno degli artigiani. Tra i suoi ultimi lavori vanno ricordati il “film teatrale” Iupiter – come autore e attore – e Sequestro all’italiana, finalista al Premio Riccione per il Teatro 2009. Il suo ultimo lavoro è Le Scarpe coprodotto da Fondazione Pontedera Teatro. Vince il Premio Riccione per il Teatro 2011 con il testo Il Guaritore.
Retropalco
MALEDETTA PRIMAVERA
di Enrico Castellani, Babilonia Teatri
con Valeria Raimondi
scene,luci audio Babilonia Teatri/Luca Scotton
Maledetta primavera è la mia ignoranza.
La mia inconsapevolezza.
Dall’altra parte del mediterraneo sono in atto delle rivoluzioni.
Maledetta primavera racconta la mia distanza. La mia assenza.
Attraverso la storia di una donna, di uomo, di loro figlio prende forma la complessità del reale.
La Primavera araba per me è qualcosa che accade lontano.
Enrico Castellani è fondatore e direttore, insieme a Valeria Raimondi, della compagnia Babilonia Teatri, di cui fanno parte anche Ilaria Dalle Donne, Luca Scotton e Alice Castellani. Il primo spettacolo di Babilonia Teatri, Panopticon Frankenstein (2006), è finalista al Premio Scenario Infanzia 2006 e vincitore di Piattaforma Veneto di Operaestate Festival Veneto 2007. Made in italy (2008) si aggiudica il Premio Scenario 2007 e il Premio Vertigine 2010 e riceve una nomination ai Premi Ubu 2008. Gli spettacoli successivi sono Pop Star (2009) e Pornobboy (2009). Nello stesso anno il gruppo vince il Premio speciale Ubu 2009 “per la capacità di rinnovare la scena […] attraverso l’uso intelligente di nuovi codici visuali e linguistici”. The best of (2010) è Premio Off del Teatro Stabile del Veneto, mentre l’ultimo lavoro, The end (2011) vince il Premio Ubu 2011 per miglior novità italiana/ricerca drammaturgica, dopo essere stato nominato anche come spettacolo dell’anno.
Sala
SCORRERE, una rivoluzione origliata
di Alessandro Berti
con Alessandro Berti
Un giovane dell’Europa del sud, immerso in un ambiente sociale immobile e in un’atmosfera irreale, rifugiatosi da tempo nella propria interiorità, viene risvegliato da una serie di voci che increspano le sere quiete della sua piccola città. Come fiori nuovi, dal profumo fragoroso e inaspettato, quelle voci gli fanno improvvisamente prendere coscienza di quanto sia necessaria alla vita di tutti e alla sua stessa, la possibilità di un movimento, di un’evoluzione. E quanto la rivendicazione di questo spazio di libertà, negato ai più giovani fino alla loro corruzione e rassegnazione, sia il primo embrione, e forse l’ultimo risultato di ogni umana rivolta.
Alessandro Berti è un ricercatore emiliano che vive in Appennino. Lì scrive, poi prova a rendere teatro ciò che ha scritto, ultimamente pensando se la cosa infine abbia ancora un senso perché ciò che gli viene fuori dalla penna assomiglia sempre di più a un incrocio tra narrativa, saggistica e chiacchierata da bar. Però siccome lui si ostina a voler interpretare ciò che scrive, e mentre lo scrive lo pensa già per esser detto, alla fine è costretto a sforzi e a contorsioni spettacolari, che d’altra parte rendono la proposta qualcosa di peculiare.
Sala Squarzina
NON LE DISPIACE SE BEVO
di Renato Gabrielli
con Renato Gabrielli e Alessia Giangiuliani
Anna è una consumatrice democratica. In quanto consumatrice, consuma anche notizie. In quanto democratica, simpatizza per la primavera araba. Segue con particolare interesse e coinvolgimento i tweet di un giovane rivoluzionario, che raccontano sollevazioni di piazza e la cacciata di un dittatore. Hossein è venuto a casa di Anna per venderle un servizio. Non è interessato alla rivoluzione. Non è interessato a discutere con Anna. Non vuole bere alcool con lei. Hossein vuole solo fare il suo lavoro – qualunque esso sia. Non le dispiace se bevo racconta l’incontro impossibile tra due personaggi che, malgrado le apparenze, si assomigliano fin troppo.
Renato Gabrielli (nato nel 1966) è autore teatrale, drammaturgo e sceneggiatore. Esordisce al C.R.T. di Milano nel 1989 con Lettere alla fidanzata, cui seguono Oltremare, Oplà, siamo vivi! e Moro e il suo boia, tutti diretti da Mauricio Paroni de Castro. Dal 1997 al 2001 è drammaturgo del Centro Teatrale Bresciano. Per il CTB scrive e dirige Una donna romantica, Curriculum Vitae e Giudici. Del 2003 è la commedia Vendutissimi. Con Mobile Thriller riceve il Premio Herald Angel al Fringe Festival di Edimburgo del 2004. Nel 2005 scrive per la compagnia scozzese Suspect Culture il testo bilingue A Different Language. Tra i suoi lavori più recenti, ricordiamo Cesso dentro, Salviamo i bambini e Tre, con la regia di Sabrina Sinatti; e Questi amati orrori, ideato e realizzato con Massimiliano Speziani e Luigi Mattiazzi. Nel 2008 vince il Premio Hystrio per la drammaturgia e nel 2009 il Premio Milano per il Teatro della giuria degli specialisti per Tre. Nel 2012 realizza l’adattamento drammaturgico di Giulio Cesare di William Shakespeare, regia di Carmelo Rifici, per il Piccolo Teatro di Milano.
Retropalco
THE PROTESTER
di Magdalena Barile
con Magdalena Barile, Milutin Dapcevic, Alice Palazzi
Nel 2011 la rivista Time ha eletto “The protester”, la figura del protestatario, il personaggio dell’anno. Dalla primavera araba passando per Occupy Wall Street e Mosca, il personaggio mascherato che manifesta per i suoi diritti è apparso sui giornali e nelle case di tutto il mondo, ridisegnato e addomesticato. Nella cucina di una buona e progressista famiglia europea il protestatario si erge dalla sua prestigiosa copertina, come un rassicurante pop up di certi libri d’infanzia, a turbare le fantasie dei suoi ospiti – ma giusto per il tempo della colazione.
Magdalena Barile, diplomata nel 2002 all’Accademia D’arte Drammatica Paolo Grassi nel corso di scrittura drammaturgica, vive a Milano dove lavora come autrice e sceneggiatrice televisiva e teatrale. Fra le sue produzioni televisive (L’albero Azzurro – Raidue, Camera Cafè – Italia1, Affari di famiglia – Radiotelevisione Svizzera Italiana)Fra le sue scritture per la scena In Tumulto (Teatro Kismet 2008) Lait ( Teatro i, 2009)Fine Famiglia, (CRT, milano 2010), Piccoli Pezzi, (CRT, 2011). Nel 2010 ha pubblicato con Titivillus il volume One Day, finalmente vivere servirà a qualcosa, in collaborazione con Accademia degli Artefatti con cui collabora dal 2009.
Sala, Sperone
IN TAHRIR
di Riccardo Fazi, Muta Imago
regia Claudia Sorace
con Chiara Caimmi, Riccardo Fazi
consulenza rumoristica Edmondo Gintili
Il Cairo, Piazza Tahrir, 2 febbraio 2011. La giornata più importante della rivoluzione egiziana. Un anno fa il racconto di questa giornata ci arrivava per la prima volta direttamente dalle voci e dagli sguardi delle persone che la stavano vivendo in prima persona: attraverso i loro cellulari, i computer, le macchine fotografiche, i tweet, i social network, i post su internet. Un racconto istintivo, frammentato, polifonico, che si sovrapponeva fino a sostituirsi a quello dei canali ufficiali: questo per noi è stata la rivoluzione araba, questo arrivava nelle nostre case da laggiù. E questo abbiamo deciso di utilizzare per raccontare una giornata particolare, vista dal basso di una piccola storia, come sicuramente ce ne sono state migliaia, e come forse l’avremmo vissuta noi se fossimo stati lì.
Riccardo Fazi è drammaturgo e sound designer. Nel 2004 fonda insieme a Claudia Sorace, regista, la compagnia Muta Imago. In questi anni il gruppo ha prodotto spettacoli teatrali, performance, installazioni in cui l’indagine del rapporto tra l’essere umano, lo spazio e il tempo, riveste un ruolo principale. I loro spettacoli sono stati prodotti e ospitati all’interno dei più importanti festival nazionali, tra cui RomaEuropa Festival, Napoli Teatro Festival Italia, Festival delle Colline Torinesi, la Biennale Teatro di Venezia, Vie Scena Contemporanea Festival, Santarcangelo Festival, Inteatro Festival, Bassano Opera Festival, Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo e all’interno di numerosi festival internazionali. Nel 2009 la compagnia ha vinto il Premio Speciale Ubu, il Premio della critica da parte dell’Assocazione Nazionale dei Critici di Teatro e il premio DE.MO./Movin’UP. Nel 2011 il premio per il miglior spettacolo all’interno del XXIX Fadjr Festival di Tehran.
Teatro di Roma
ingresso libero con prenotazione obbligatoria
al numero 06.684.000.346 oppure alla e-mail promozione@teatrodiroma.net