“Non si combatte solo per vincere. No…è più bello battersi quando la vittoria è incerta”. Questa frase, estratta da Cyrano de Bergerac, rende appieno il coraggio di Alessandro Preziosi che ultimamente ha deciso di investire molte delle sue risorse artistiche nell’ambito teatrale. Infatti, dopo aver accettato, nel 2011, un ruolo difficile e impegnativo come quello di direttore artistico del Teatro Stabile d’Abruzzo – dopo il disastroso terremoto che ha investito L’Aquila nel 2009 – ora calca tutti i teatri italiani con il suo ultimo allestimento, “Cyrano De Bergerac”, che lo vede protagonista nel doppio ruolo di regista e attore. La tappa bolognese, al Teatro Duse dal 9 all’11 novembre, del lungo tour di questo spettacolo – per vedere le altre date si può consultare il sito www.cyranointour.it – ha raccolto notevoli consensi.
La vicenda di Cyrano è ricca di fascino di per sé e renderla attuale e compito abbastanza semplice per chi vi si cimenta. Abile spadaccino e poeta, il celebre cadetto di Guascogna è da tutti temuto e ammirato per il suo coraggio, ma nello stesso tempo deriso per l’ossessione che ha nei confronti del suo aspetto fisico. Infatti, quest’uomo ardimentoso, disposto a combattere e affrontare i pericoli e le ingiustizie della vita, nasconde una profonda fragilità che si fa coincidere, nell’iconografia letteraria creata da Edmond Rostand, con il suo naso spropositato e grottesco. Alessandro Preziosi, però, ha deciso di non mettere un naso posticcio per evidenziare questo aspetto – trovata più che riuscita visto che ormai esso è nell’immaginario di tutti e non occorre usare una protesi per evidenziarlo. Del naso se ne parla, ma non occorre vederlo. Quello che più è interessante è l’inadeguatezza che esso sottende e che rende Cyrano un personaggio estremamente interessante con il suo eroismo, il suo coraggio nei confronti di una società indegna, ma nello stesso tempo vittima della sua diversità, incapace di rivelare l’amore per una donna perché non si sente all’altezza. Il pregiudizio che lui ha di se stesso gli impedirà – grande metafora sempre attuale e che può coinvolgere ogni essere umano – di vivere il suo grande amore per Rossana. Il naso diventa una metafora per indagare la difficoltà di accettarsi, con i propri difetti, i propri limiti e il proprio carattere. Il vero nemico Cyrano in fondo, è proprio se stesso e la sua incapacità di guardarsi in ogni suo aspetto, positivo (con la sua meravigliosa ricchezza interiore) e negativo (la sua goffaggine estetica) e riuscire a combinare questi elementi per trovare la sua armonia. Egli vede il suo limite fisico invalicabile: questa sarà la sua vera condanna. Proprio per questo decide di prendere in prestito l’amore tra Rossana e il cadetto Cristiano, bello come il sole ma poco pratico nell’arte oratoria, per portare avanti il suo sentimento e farlo vivere, se non attraverso il suo corpo, attraverso lo scorrere delle parole che impregnano l’anima e il cuore della giovane fanciulla.
L’attore napoletano si mette così alla prova con un grande classico restituendo al pubblico in sala una pièce molto popolare che riesce a catturare le grandi folle pur affrontando un caposaldo della letteratura. Attraverso una messa in scena semplice ma efficace e suggestiva – con molti cambi di scena a sipario aperto – l’attore ha voluto creare un personaggio che, pur mantenendo i connotati classici avesse un appeal più “pop”. Proprio a questo sono servite le luci, i costumi, le musiche, che hanno costellato lo spettacolo producendo un effetto sempre nuovo e impedendo allo spettatore di perdere la concentrazione. Anche l’alternanza continua tra commedia e tragedia è servita a questo scopo: a momenti di esilarante comicità, nei quali Alessandro Preziosi ha mostrato tutta la sua verve comica e una grande capacità attoriale e di modulazione vocale, mettendo in luce il cinico masochismo insito nel testo originario, si sono alternati i momenti di pathos, di struggente conflitto interiore del personaggio, di amore disperato e irraggiungibile.