Paolo Villaggio torna a teatro e lo fa con uno spettacolo da lui scritto e diretto, un one man showche prende il titolo da una delle frasi più celebri del personaggio che lo ha reso famoso, “La Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca”, in scena a Roma al Teatro dei Satiri dal 14 al 25 novembre.La scena è vuota, solo un grande fondale bianco sul quale vengono proiettate immagini.Una carrellata di ricordi e nostalgie: l’infanzia, la timidezza, l’insuccesso con le ragazze, la guerra, l’euforia della fine della guerra, il successo, gli amici del successo. E poi le lettere, le foto e le interviste agli amici: Fellini, Gassman, Tognazzi, De Andrè, Ferreri, Volontè, Olmi.Paolo Villaggio racconta come costruirsi una vita felice, e una infelice, nonostante il successo.
Repliche dal mercoledì al sabato ore 21,00; domenica ore 18,00.
Teatro dei Satiri
Via di Grottapinta, 18 – Roma
Tel. 06.6871639 oppure 06.6871578.
Biglietti 17,00/20,00 euro.
BIOGRAFIA PAOLO VILLAGGIO
Nasce a Genova il 30 dicembre del 1932. E’ figlio di Ettore (1905 – 1992), ingegnere di origine siciliana (nativo di Palermo), e della veneziana Maria (1905-1998), professoressa di tedesco. Ha un fratello gemello, Piero, che insegna Scienza delle Costruzioni alla Normale di Pisa.
Frequenta il liceo classico “Andrea D’Oria”, è nella stessa classe con Paolo Fresco, per poi intraprendere gli studi di Giurisprudenza, che abbandona. Nel ’54 al Lido di Genova conosce Maura Albites che poi sposerà e dalla quale avrà due figli: Elisabetta e Pierfrancesco. Ha anche un nipote, Andreas, figlio di Elisabetta.
Lavora come intrattenitore su navi da crociera della Costa, dove lavora anche Silvio Berlusconi come pianista. Con l’amico d’infanzia Fabrizio De Andrè, i rispettivi genitori erano amici, fa degli spettacoli alla Baistrocchi, un teatro-cabaret genovese. Con Fabrizio è autore dei testi delle canzoni Il fannullone e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers.
Viene assunto all’Italsider, una delle maggiori aziende siderurgiche italiane chiusa nel 1995, come impiegato. Da questa esperienza lavorativa si ispira per la creazione del personaggio del ragionier Fantozzi. Nel ’67, una sera per caso, Maurizio Costanzo è alla Baistrocchi e lo vede.
A fine spettacolo gli propone di andare a cena con lui per parlare. Vanno alla Manuelina di Recco e, mentre gustano la famosa focaccia col formaggio, Costanzo gli chiede di lasciare tutto per andare a Roma a lavorare in un piccolo teatrino-cabaret di Trastevere: il 7×8. Lui accetta e, con la famiglia, si trasferisce a Roma tra la fine del’67 e l’inizio del’68.
A Roma, una sera, Costanzo porta al 7×8 Giovanni Salvi, allora responsabile di rivista e varietà della RAI che gli propone di condurre il programma Quelli della domenica, dove darà modo di far conoscere sia un tipo di comicità diversa e dirompente come nel caso dell’aggressivo e sadico Professor Kranz, legato a gag surreali, e del suo primo personaggio umiliato e sottomesso, Fracchia, con la sua voce sfiatata. Nell’anno seguente, Villaggio condurrà la trasmissione È domenica, ma senza impegno, con la partecipazione di Cochi e Renato, il Quartetto Cetra, Ombretta Colli, Gianni Agus e Oreste Lionello. In questa trasmissione Villaggio reinterpreterà Fracchia, che appare qui nella sua forma pressoché definitiva. Infatti gli sketch di Fracchia hanno già gli elementi che renderanno famoso il personaggio nell’immaginario collettivo: la poltrona sacco dalla quale cade, l’autoritario capufficio impersonato da Gianni Agus, la voce “sfiatata” (della quale al momento è l’unico possessore), e certi tormentoni verbali (tra cui “Com’è buono, lei” e “Mi si sono intrecciati i diti”).
In seguito parteciperà a numerose trasmissioni televisive. Nel frattempo comincia a far pubblicare sull’Europeo e sull’Espresso i suoi racconti, tratti dai monologhi delle sue trasmissioni televisive. Nel 1971, questi racconti saranno pubblicati in un libro: Fantozzi, che sarà un bestseller e spingerà Villaggio a scrivere un seguito, Il secondo tragico libro di Fantozzi.
Segue una collaborazione di cinque anni su Paese Sera, su cui scrive gli editoriali negli anni in cui è direttore Giorgio Cingoli.
Agli inizi degli anni settanta debutta al cinema, in diverse commedie, e anche in un ruolo di rilievo, quello del soldato tedesco Torz nel celebre Brancaleone alle crociate di Mario Monicelli, del 1970.
Nel 1972 affianca Mike Bongiorno nella conduzione del Festival di Sanremo.
Nel 1975 Villaggio e Salce trasporteranno il personaggio di Fantozzi dalla carta allo schermo nel film omonimo, in cui sarà lo stesso attore genovese a dare il volto al suo personaggio, nonostante tra i candidati ci fossero Ugo Tognazzi e Renato Pozzetto che però non avevano accettato il ruolo. Fantozzi si rivelerà un successo strepitoso, grazie ad un cast di ottimo livello, composto da Gigi Reder, nella parte di Filini, Anna Mazzamauro, nella parte della Silvani, Giuseppe Anatrelli, Calboni, Liù Bosisio nel primo Fantozzi sostituita poi da Milena Vukotic in tutti gli altri nel ruolo della moglie Pina, Plinio Fernando nel ruolo della bruttissima figlia Mariangela. I film saranno scritti assieme ai grandissimi sceneggiatori Leo Benvenuti e Piero de Bernardi.
Mentre per la tv, riprenderà Giandomenico Fracchia, in una serie di 4 episodi, con Gianni Agus, Ombretta Colli e Gigi Reder, riscuotendo successo in tutta Italia, al cinema, sempre con Salce porta Il secondo tragico Fantozzi, mentre nel frattempo, nei film che interpreta, gli verranno affidati sempre più spesso personaggi simili a Fantozzi e a Fracchia, finendo per far identificare Villaggio solo con questa tipologia di personaggio.
Di questo periodo da ricordare oltre alla serie tv di Fracchia e ai film di Salce, anche Il signor Robinson, mostruosa storia d’amore e d’avventure, film di Sergio Corbucci, versione fantozziana di Robinson Crusoe, e la parodia del famoso romanzo di Stevenson, Dottor Jekyll e gentile signora, che rappresenta una sorta di Fantozzi dal punto di vista dei dirigenti aziendali, e che ci presenta un Villaggio cattivo come agli esordi, cosa che dopo il “boom” di Fantozzi diverrà più rara, nell’ambito della commedia. Con queste pellicole, Villaggio ha inoltre la possibilità di viaggiare all’estero e visitare altri paesi, come gli Stati Uniti in Sistemo l’America e torno, il Giappone in Banzai, e L’Africa in Dove vai in vacanza?.
Nel frattempo, nel 1976 viene pubblicato Le lettere di Fantozzi, terzo libro del ragioniere. Nel 1979, viene pubblicato Fantozzi contro tutti, ancora più politicamente scorretto dei precedenti, e che spesso riprende le atmosfere e le trovate del film Il… Belpaese.
Nel 1980, avviene il rilancio cinematografico di Fantozzi, col film Fantozzi contro tutti, che vede alla regia Neri Parenti, che a partire dal film Fracchia la belva umana, diventerà il regista di punta di Villaggio: dirigerà la serie di Fantozzi fino al penultimo episodio, Fantozzi – Il ritorno, la trilogia delle Comiche (in cui Villaggio è affiancato da Renato Pozzetto) e altri film non legati a una serie (tra cui Sogni mostruosamente proibiti, Pappa e ciccia, Ho vinto la lotteria di capodanno). Nel frattempo Villaggio partecipa a numerose commedie cinematografiche, spesso interpretando il suo tipo di personaggio sottomesso e vigliacco come il suo Marchese di Forlimpopoli ne La locandiera di Paolo Cavara, ma a volte rispolverando il suo cinismo degli esordi, come ne Il volpone di Maurizio Ponzi.
Nel 1990 avviene un’importante svolta per la carriera del comico genovese: partecipa al film La voce della Luna di Federico Fellini, per il quale vince il David di Donatello. Per questa sua performance nel cinema d’autore, viene così riconsiderato dalla critica e da coloro che lo identificavano solamente con Fantozzi, la cui saga continuerà fino al 1999 col film Fantozzi 2000 – la clonazione.
Tra le apparizioni più importanti per quanto riguarda il cinema d’autore, sono da ricordare Io speriamo che me la cavo di Lina Wertmuller tratto dal bestseller omonimo di Marcello D’Orta, Il segreto del bosco vecchio di Ermanno Olmi, tratto dal libro di Dino Buzzati, Cari fottutissimi amici di Mario Monicelli e Denti di Gabriele Salvatores.
Tra i numerosi premi cinematografici ricevuti da Paolo Villaggio, vale la pena ricordare quelli alla carriera: il Leone d’Oro nel 1992, il Pardo d’onore nel 2000 e il David di Donatello nel 2009.
In tutti questi anni non è tuttavia cessata la sua attività di scrittore: ha continuato a pubblicare libri di buon successo con regolarità, cambiando però editore nel 1994 (è infatti passato dalla Rizzoli alla Mondadori). Per quest’ultima ha pubblicato Fantozzi saluta e se ne va (1994), Vita morte e miracoli di un pezzo di merda (2002), 7 grammi in 70 anni (2003), Sono incazzato come una belva (2004), Storie di donne straordinarie (2009) e Crociera Lo Cost (2010), prima di tornare a pubblicare con la Rizzoli Gli fantasmi nel 2006 e con la Feltrinelli Storia della libertà di pensiero nel 2008 (in cui torna a tracciare in maniera irriverente i personaggi storici come ai tempi dei suoi esordi).
Negli anni novanta è anche tornato a recitare in teatro: sotto la regia di Giorgio Strehler ha infatti interpretato in teatro il ruolo di Arpagone nell’Avaro di Molière nel 1996, mentre dalla stagione teatrale 2000-2001 ha più volte portato in scena il monologo autobiografico Delirio di un povero vecchio. Dal 2007, per alcune stagioni, porta in scena Serata d’addio, un monologo costituito in 3 atti; tratti da Il fumo uccide ispirato a Il tabacco fa male di Anton Cechov, Una vita all’asta ispirato a Il canto del cigno sempre di Anton Cechov e L’ultima fidanzata ispirato a L’uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello. Rivisitati nel suo stile, si fondono forte drammaticità e sorrisi.
Per quanto riguarda la sua attività televisiva, ha partecipato nel 1983 a Ciao Gente di Corrado, nel 1985 alla trasmissione Grand Hotel e alla serie di Sergio Citti Sogni e bisogni, nell’episodio Amore cieco, e nel 1986 alla trasmissione Un fantastico tragico venerdì, poi diventata Che piacere averti qui. Ha anche condotto il tg satirico Striscia la notizia insieme a Massimo Boldi. Più recentemente ha partecipato alla fiction televisiva Carabinieri, in cui interpreta Giovanni, un professore che ha perso la memoria, e nelle stagioni più recenti un prete, il fratello gemello di Giovanni.
Ma Villaggio è stato anche doppiatore: ha infatti doppiato la voce di Mikey, il bambino protagonista dei film Senti chi parla (quella dell’originale era Bruce Willis) e Senti chi parla 2 ed ha fatto anche da narratore nella versione italiana del film comico Ma che siamo tutti matti?.
Dopo aver portato in scena il monologo autobiografico Delirio di un povero vecchio, nel 2002 Villaggio ha pubblicato la sua autobiografia intitolata Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda.