Dopo il successo delle scorso anno torna al Teatro Sancarluccio di via San Pasquale a Chiaia, in versione per le scuole, ‘Medea‘ di Euripide tradotto, diretto ed interpretato da Annika Støhm e Saba Salvemini.
Quando si affronta un classico come questo, si rischia sempre di inciampare sul luogo comune: Medea uccide i propri figli per punire il loro padre che l’ha tradita. È solo questa Medea? Il problema è certamente più ampio. Nella messa in scena proposta dell’associazione Areté Ensemble viene fuori un lavoro decisamente di ricerca e di studio appropriato. Medea è prima di tutto una figlia che ha tradito suo padre, una sorella che ha ucciso suo fratello, una donna straniera già esiliata nella propria esistenza. Una donna disposta a tutto per il suo Giasone, disposta a perdere tutto per lui. L’essere madre ed assassina dei propri figli è l’ultimo stato di coscienza di Medea, che compie un atto estremo non solo per punire il marito che la vuole abbondare – e negandogli così il futuro della stirpe – ma anche per estirpare tutto il dolore che lei ha provocato negli altri – il proprio passato. L’agire di Medea coincide con la consapevolezza della sofferenza, del femminile e del materno, cosciente e consapevole di ciò che andrà a compiere.
A differenza della versione “ufficiale” mancano i personaggi del pedagogo e della nutrice, il coro di donne (anche se, in un certo senso, è sostituito dalla presenza del pubblico di sala) e mancano i due figli della maga. La scena non è il palazzo di Corinto, ma è all’interno della casa di Giasone e Medea. Qui il piano comunicativo diventa ancora più intimo e nell’insieme dell’opera più tragico. I personaggi di Giasone, Creonte, Egeo ed il messaggero sono interpretati con eleganti cambi di soprabito e di registro da Saba Salvemini, mentre il personaggio di Medea è “giocato” da Annika Strøhm, che interpreta con energia e una fisicità molto forte, veramente ben adatta al ruolo da interpretare. Entrambi utilizzano una griglia espressiva ampia e mista a cambi radicali di tono, determinando una tensione scenica costante. Da sottolineare come, nell’interpretazione di Medea, non sia solo l’espressione del proprio stato d’animo, ma in una prospettiva più ampia, riflette sulla propria tragicità. Nel suo insieme, la rappresentazione risulta essenziale e solenne allo stesso tempo, scolpendo le sfumare di una storia, imprescindibilmente, d’amore.