Moni Ovadia, attore, cantante, scrittore e drammaturgo , approda al teatro Vittoria dal 20 novembre con “Senza Confini. Ebrei e zingari”, che lui stesso definisce “un piccolo ma appassionato contributo alla battaglia contro ogni razzismo”.
“Senza confini” è un recital di canti, musiche, storie rom, sinti ed ebraiche che mettono in risonanza la comune vocazione delle genti in esilio, una vocazione che proviene da tempi remoti e che in tempi più vicini a noi si fa solitaria, si carica di un’assenza che sollecita un ritorno, un’adesione, una passione, una responsabilità urgenti, improcrastinabili. “Senza confini” – sottolinea Ovadia – è la nostra assunzione di responsabilità, la sua forma si iscrive nella musica e nel teatro civile, arti rappresentative e comunicative che possono e devono scardinare conformismi, meschine ragionevolezze e convenienze nate dalla logica del privilegio per proclamare la non negoziabilità della libertà e della dignità di ogni singolo essere umano e di ogni gente”.
Accompagnato dalla Moni Ovadia Stage Orchestra, il concerto-spettacolo alterna le storie dei due popoli fratelli, ebrei e zingari per l’appunto, che a lungo hanno marciato fianco a fianco nella sorte, accomunati dall’essere avvertiti come “altro” dalla comunità occidentale e insieme dall’essere costretti al nomadismo come risposta di dignità e di indipendenza alle persecuzioni nei loro confronti. “Ebrei, rom e sinti – osserva ancora Moni Ovadia – seppero essere in tutto e per tutto popoli: per tradizioni, cultura, spiritualità, sentimento, anche se popoli senza burocrazia, senza esercito, senza retorica patriottarda, senza terra. Insomma, senza confini. Due popoli affiancati in una storia spesso tragica, ma le cui storie si sono divise dopo le persecuzioni naziste”.
Di Moni Ovadia, inoltre, è prevista a breve l’uscita per i tipi di Einaudi del nuovo libro “Madre dignità”, Un pamphlet sugli ultimi della Terra, i diseredati, i poveri, tutti coloro che sono fuori dal mercato e dai diritti, i non-inclusi.