di ANGELO BEOLCO detto RUZANTE
adattamento GIANFRANCO DE BOSIO
regia MARCO SCIACCALUGA
scene e costumi Guido Fiorato
musiche Andrea Nicolini
luci Sandro Sussi.
con TULLIO SOLENGHI, MAURIZIO LASTRICO, BARBARA MOSELLI, ENZO PACI
produzione Teatro Stabile di Genova
Mentre proseguono le repliche di “Storie di famiglia” di Jean Claude Grumberg (sino al 18 novembre al Minimax), eccoci al secondo appuntamento della Stagione 12-13 dello Stabile della Sardegna che propone, come prima ospitalita’ in cartellone, un classico del teatro italiano interpretato da Tullio Solenghi.
Prodotto dal Teatro Stabile di Genova e scritto daAngelo Beolco detto Ruzante nei primi decenni del Cinquecento, Moscheta è un classico del teatro italiano, che conserva ancora oggi tutto il suo divertimento e la sua attualità. Regia di Marco Sciaccaluga, scena e costumi di Guido Fiorato, musiche di Andrea Nicolini e luci di Sandro Sussi.Interpretato da due protagonisti della comicità contemporanea quali Tullio Solenghi (Ruzante) e Maurizio Lastrico (Menato), con Barbara Moselli (Betìa) ed Enzo Paci (Tonin) Moscheta mette in scena con originalissima forza comica un mondo contadino rozzo e sensuale, ma comunque migliore di quello affettato e ingannatore della città, nella quale trionfa la lingua “moscheta” che appartiene ai furbi e agli imbroglioni.
Lo spettacolo del Teatro Stabile di Genova, dopo il fortunatissimo debutto avvenuto nella scorsa stagione sul palcoscenico genovese del Teatro della Corte, inizia con quest’anno la sua tournée nazionale, coniugando nel segno del comico il divertimento popolare e le raffinatezze culturali del Rinascimento padano.
Moscheta è infatti una commedia che, con libertà e forza inventiva paragonabili solo a quelle della quasi contemporanea Mandragola di Machiavelli, affronta temi di grande attualità (sullo sfondo c’è la guerra tra spagnoli e francesi per il controllo del territorio) e situazioni sessualmente esplicite (il triangolo di maschi che ruota intorno a Betìa), disegnando all’interno di queste, con meravigliosa evidenza comica, comportamenti e psicologie di personaggi difficilmente dimenticabili.
Un linguaggio ora dialettale e ora “moscheto”, quello di Ruzante (1496c. – 1542), che in questa nuova messa in scena è reso fruibile anche agli spettatori odierni attraverso il discreto e amorevole “adattamento” richiesto dallo Stabile genovese allo specialista Gianfranco De Bosio, cui si deve sin dagli anni Cinquanta la riscoperta dello scrittore e attore padovano sui palcoscenici italiani.
Lo spettacolo è in scena il 15 e il 17 novembre alle ore 21.00 (16 novembre replica scolastica).
Venerdi 16 alle ore 18.00, al Minimax, Tullio Solenghi incontra il pubblico per parlare dei meccanismi del comico
SINOSSI
Il provinciale Menato lascia la campagna per raggiungere a Padova la moglie di Ruzante, Betìa, che era stata sua amante e della quale si dichiara ancora innamorato. Respinto dalla donna, Menato pensa di conquistarla facendola litigare con il marito; e, per questo, confida a Ruzante di aver visto Betìa accettare il corteggiamento di uno sconosciuto. In realtà, la donna è sessualmente attratta da Tonin, un soldato bergamasco suo vicino di casa; ma quando Ruzante le si presenta travestito da “spagnolo” e la corteggia parlando in lingua “moscheta”, Betìa finisce con l’accettarne le galanti profferte, fingendo poi di averlo riconosciuto quando il marito la insegue minacciandola di morte. Innescato da queste premesse, scatta così nella commedia un travolgente gioco di bravate e di vendette, che coinvolge i tre uomini nel tentativo di conquistare, ciascuno a modo suo (anche con lo scorrere di denaro), la bella Betìa, la quale comunque non si fa scrupolo di trascorrere in allegria dalle braccia del ruvido Tonin al letto del furbo Menato, riuscendo infine a tenersi a casa anche il marito.
TEATRO MASSIMO
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