Testo, drammaturgia e regia di AMEDEO FAGO
con Amedeo Fago e Fabrizio Beggiato
prodotto dall’ associazione Cubatea
“Risotto”, dopo aver girato il mondo intero in oltre trenta anni di repliche approda al Funaro. Un’amicizia di cinquanta anni raccontata nel tempo di cottura di un risotto d’eccezione: Amedeo Fago e Fabrizio Beggiato, condividendo con gli spettatori la cronaca del loro quotidiano, ripercorrono con ironia la storia di una società italiana che ha subito una profonda trasformazione e che sembra tuttavia ancora infinitamente vicina.
Venerdì 23 e sabato 24 novembre, alle ore 21, al Funaro, va in scena uno spettacolo di cui non si riescono più a contare le repliche, né dei paesi, dal Brasile alla Russia, passando per l’Europa, in cui è stato rappresentato: “Risotto”, con Amedeo Fago e Fabrizio Beggiato. Il centro culturale pistoiese, recentemente premiato per l’attività dall’Associazione nazionale dei Critici di Teatro, accoglie la messa in scena dopo il tutto esaurito delle trenta rappresentazioni parigine (al Teatro Bobigny) del 2011 e racconta di una storia iniziata molto tempo fa, quella di un’amicizia nata sui banchi del liceo Tasso di Roma nell’ottobre 1955. Mentre si narra, Fabrizio Beggiato – professore di filologia romanza all’università di Tor Vergata – preparare un grande risotto del quale, nell’ultima parte dello spettacolo descrive ed esalta l’arte e la filosofia. “Risotto” ebbe la sua prima rappresentazione il 14 dicembre 1978 al teatro Politecnico di Roma. C’è da chiedersi come mai, a distanza di più di trent’anni, questo spettacolo, nato nel contesto dello sperimentalismo romano degli anni ’70, e il cui trentennale fu festeggiato nel 2009 alla Triennale di Milano, continui ad essere riproposto con grande successo. Vari i motivi. Certamente l’universalità dei temi, il cibo e l’amicizia ma c’è qualcosa di più: la capacità di ritrattare, di riflettere, di rievocare criticamente e con ironia capitoli della propria storia personale o politici, come il ’68, avendo a disposizione un tempo non da “fast food”, ovvero il tempo lento della cottura di un risotto. Amedeo Fago, cineasta e scenografo di film di Marco Bellocchio, Elio Petri, Lina Wertmueller e molti altri, scrive in una nota sullo spettacolo: “…Così, il 24 settembre 1978, ho iniziato la mia attività di autore teatrale. Dieci anni prima, per l’esattezza nel maggio 1968, avevo lasciato crescere la mia barba. Una barba folta e fluente che, insieme ai capelli lunghi, mi dava quell’aspetto “sessantottino” che immediatamente veniva associato all’idea di contestatore, di ribelle, di provocatore. Negli anni successivi al “sessantotto”, come molti della mia generazione, vissi momenti di crisi profonda, e cominciai a cercare le ragioni di quel malessere che in molti prendeva la strada della follia, “la follia della rassegnazione e della non rassegnazione“.
“Risotto”, ormai, può essere considerato un “classico” del teatro sperimentale italiano. Rievocando un passato remoto e prossimo si discorre di barbieri e di dentisti, di matrimoni e di separazioni, di cambiamenti sociali e di sedute dallo psicoanalista: cronache minime di fatti e di idee. E intanto il risotto cuoce e un po’ alla volta si scopre sempre qualcosa di nuovo, col cuore serrato dalla nostalgia e il sorriso di chi ha capito qualcosa di importante della vita e i suoi andamenti.
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