The Country è il nuovo, intrigante lavoro di Martin Crimp uno dei più interessanti drammaturghi della scena contemporanea che segna anche il ritorno a teatro di una delle più apprezzate attrici italiane, Laura Morante (che di recente ha debuttato anche dietro la macchina da presa con il delizioso Ciliegine). Il testo, che parla di una coppia moderna che si rifugia in campagna per cercare di lasciarsi alle spalle i propri problemi (e sono molti e di molteplice natura), potrebbe essere definito un thriller dei sentimenti che attraverso parole taglienti e dirette, strizza l’occhio un po’ a Pinter e un po’ al compianto Claude Chabrol, maestro della Nouvelle Vague francese nel tratteggiare con pochi assoluti elementi l’intricato universo borghese fatto di insospettabili segreti. Roberto Andò dirige un terzetto d’attori con calibrata attenzione lasciando il pubblico con il fiato sospeso e lasciando crescere attimo dopo attimo la tensione emotiva. Da una parte c’è la versatile e intensa Laura Morante, che dà corpo e anima alla sofisticata Corinne. Dall’altra c’è Gigio Alberti, convincente interprete del doppio ruolo di Richard, marito fedifrago con qualche segreto di troppo sotto l’apparente compostezza borghese. Al centro del finto triangolo, la conturbante Stefania Ugomari di Blas, la giovane, misteriosa Rebecca soccorsa da Richard nel cuore della notte. Sarà proprio la sua presenza a mostrare chiaramente le crepe di un rapporto andato ormai alla deriva e finito nella sua stessa sostanza. La messinscena si apre sui rumori amplificati dei gesti meccanici e nervosi di Laura Morante-Corinne intenta a ritagliare delle foto: il marito, un medico, ha portato a casa una ragazza che ha trovato svenuta nel cuore della notte su un sentiero di campagna. In Corinne, solo apparentemente distaccata, si fa strada il sospetto che il marito conoscesse già la ragazza. Le domande si fanno incalzanti, il quadro più chiaro e la verità prende via via forma: sotto agli occhi degli spettatori si materializza un vero e proprio gioco al massacro sulla dissoluzione e sulla dissimulazione dei sentimenti di una coppia borghese, interamente realizzata su quattro quadri in cui viene messo in scena in confronto-scontro a turno dei personaggi e in cui prende forma una verità che forse era facile intuire fin dall’inizio. Mistero, suspance, thriller, si fondono in intrigante giallo dei sentimenti con tanto di illuminante analessi in chiusura. L’atmosfera resta sinistra e onirica, quasi sull’orlo del precipizio, giocata attraverso le luci basse e su colloqui-scontri che si fanno sempre più feroci e violenti per scavare all’interno di un rapporto di coppia logorato che non riesce o che non vuole disintegrarsi del tutto. Applausi del pubblico all’accattivante regia e al terzetto d’attori al completo servizio del testo. In scena al Teatro Eliseo di Roma fino al 16 dicembre.