commedia in due parti di Eduardo Scarpetta
riduzione di Luigi De Filippo
con (in ordine di apparizione) Fabiana Russo, Vincenzo De Luca, Roberta Misticone, Riccardo Feola, Gennaro Di Biase, Michele Sibilio, Feliciana Tufano, Luca Negroni, Stefania Aluzzi, Stefania Ventura, Luigi De Filippo, Marianna Mercurio, Paolo Pietrantonio
produzione I due della città del sole
regia Luigi De Filippo
Un testo di Eduardo Scarpetta del 1901, andato in scena l’ultima volta a Roma al Teatro Eliseo nel 1970 in un adattamento di Eduardo de Filippo – che ridusse la commedia da tre a due atti – e già sul grande schermo nel film del 1952 con Titina De Filippo e Umberto Spadaro. Come già lo stesso Eduardo più di quarant’anni fa, Luigi De Filippo è un protagonista di eccezionale misura comica e la sua riduzione, adatta ai gusti contemporanei, grazie a tempi comici più serrati, conserva la verve del nonno Scarpetta.
Potrebbe scorrere molto tranquilla la vita familiare di Ninetta e Ciccillo se non fosse per l’eccessiva gelosia di lei, gelosia che logora senza tregua il rapporto tra i due giovani coniugi. Ecco che allora intervengono i genitori di Ninetta, Don Raffaele e Rosina, i quali decidono di fingersi in chiassosa lite per mostrare alla figlia quanto sia dannoso e pericoloso litigare in continuazione e per cercare di far riflettere i due giovani su come un buon matrimonio si basi sull’armonia e la serenità. Questo gioco a quattro, in cui entrano anche equivoci e caricature di spiccata verve partenopea, non smette mai di parlare a favore della pazienza e della reciproca comprensione all’interno dei rapporti, in particolar modo nel matrimonio.
«In un momento come quello che viviamo, nel quale il matrimonio fra i giovani è in crisi racconta Luigi De Filippo – questa commedia racconta con umorismo ed ironia di un` anziana coppia di coniugi costretti, loro malgrado, a fingersi in chiassosa lite per mostrare alla figlia, da poco sposata e sempre in conflitto col marito, quanto sia pericoloso litigare a causa dell`eccessiva gelosia. Si tratta di uno spettacolo molto divertente che racconta le tante futili liti causate dalla gelosia. Oggi le giovani coppie sono spesso in crisi perché
ad ogni piccola incomprensione si separano, non hanno la pazienza, la comprensione e l`affetto reciproco dei nostri nonni. Questa commedia invece ci spiega come si può superare una crisi e lo fa raccontando gli eventi con una grande comicità tutta scarpettiana. Nel panorama contemporaneo molto serioso di oggi direi che questa commedia si distingue per la sua brillantezza».
Luigi De Filippo torna per la seconda volta a questo testo che ha già interpretato negli anni `80 a Roma e con due mesi di repliche è stato uno dei più grandi successi della sua carriera artistica: “Ormai non si ha più pazienza – aggiunge – non c’è la comprensione reciproca per mandare avanti un rapporto. Invece la nostra commedia vuole raccontare quanto è bello il matrimonio, quando due persone si vogliono bene e hanno avuto la costanza reciproca di stare insieme per più di trent’anni. Nel finale dello spettacolo ho inserito una battuta importante, mi rivolgo al pubblico spiegando l’origine di tutte le incomprensioni e discussioni esistenti tra marito e moglie: “la donna sposa l’uomo sperando che cambi, però l’uomo in realtà non cambia; al contrario l’uomo spera che la donna non cambi e invece la donna cambia!”. Queste due frasi raccolgono la filosofia che sta dietro la commedia: la donna si sforza di cambiare l’uomo e lo sposa con questo intento, mentre l’uomo non subisce trasformazioni, rimane sempre lo stesso e tutto questo fa sì che non si riesca ad andare d’accordo.
Io sono però convinto che la metà della mela esiste… il tutto sta nel trovarla!
“Fare teatro richiede follia” l’intervista a Luigi De Filippo.
Nei momenti di crisi quanta importanza ha riuscire a far ridere il pubblico?
Con il teatro si dà sollievo al pubblico, che ne ha bisogno, soprattutto pensando al futuro incerto che incombe su tutti noi. Ho dato un ritmo molto serrato ed inconsueto allo spettacolo, ci si diverte in modo intelligente e non televisivo. La nostra comicità non ha niente a che fare con la televisione perché non ricorriamo né a volgarità né a parolacce per riscuotere una risata. I De Filippo sono sempre riusciti a divertire il pubblico raccontando storie drammatiche, che fanno anche riflettere: la vita che viviamo in fondo è tragicomica, il nostro teatro ha portato in scena con occhio ironico e umoristico le contraddizioni e le difficoltà della famiglia.
Lei trova che sia difficile continuare a proporre un teatro che proviene dalla grande tradizione napoletana?
Chi dimentica il passato non ha futuro! La memoria di quello che è stato ti dà le basi per affrontare cosa potrà accadere, le esperienze del passato costituiscono il giusto e necessario bagaglio per vivere il presente. Il teatro deve esistere in tutte le sue tipologie, sia quello di tradizione di noi De Filippo che il teatro di innovazione e di ricerca. Ogni forma teatrale deve concorrere alla conoscenza. Per quanto riguarda il teatro di tradizione napoletana, il pubblico si diverte ancora a vederlo, anche in momenti tanto difficili. Pronunciando la parola ‘Napoli’ la gente subito sorride e si aspetta qualcosa di fantasioso, qualcosa di piacevole. Napoli vive tante brutture ma ha questo di bello: teatralmente parlando comunica delle forti emozioni. Quando si porta in scena una Napoli umana, non folkloristica, piena di dolore e allo stesso tempo ironica, ecco che il pubblico ci sta e ti segue.
Lei è direttore artistico del Teatro Parioli di Roma; è un’esperienza che può arricchire un artista del palcoscenico?
Io all’età di 82 anni, assieme a mia moglie Laura che è la mia valida e stretta collaboratrice, ho deciso di prendere in gestione il Teatro Parioli. E’ stata una decisione coraggiosa perché abbiamo rinnovato platea, palcoscenico e altri spazi, tutto a nostre spese e lo abbiamo dedicato ad un grande artista, mio padre Peppino De Filippo. Ci siamo assunti questo grosso impegno, con grande sforzo e un po’ di follia, ma fare teatro richiede comunque follia… (A.C.)
INFORMAZIONI
Fondazione Teatro della Pergola
via della Pergola 12/32, 50121 Firenze
Biglietteria di prevendita:
055.0763333
Orario spettacoli: dal martedì al sabato: ore 20.45, domenica: ore 15.45.
Prezzi biglietti interi: Platea: € 27 + € 3 (diritto di prevendita) € 30, Posto Palco: € 20+ € 2 (diritto di prevendita) € 22, Galleria: € 13,00 + € 2 (diritto di prevendita) € 15
Spettacolo del 31 dicembre, ore 20,30
Prezzi: Platea 55,00 euro – Posto palco 35,00 euro, Galleria 25,00 euro