Sabato 8 dicembre, alla Casa del Jazz, Francesco Diodati col quartetto “Neko”, composto da Francesco Diodati chitarra, Francesco Bigoni sax tenore, Francesco Ponticelli contrabbasso e basso elettrico, Ermanno Baron batteria.
Francesco Diodati appartiene alla nutrita schiera di giovani musicisti jazz in rapida ascesa, nazionale e non solo, data la significativa esposizione e gli ampi riconoscimenti ottenuti oltralpe e negli Stati Uniti. Chiarezza di idee e volontà di condividere la propria poetica con musicisti della stessa generazione sono i suoi tratti salienti. Il contributo di Diodati si iscrive nella linea del jazz contemporaneo in cui il senso della storia convive con l’apertura a un vasto universo sonoro. L’uso sapiente degli effetti elettronici, che s’innesta sulla padronanza tecnica della chitarra elettrica e classica, riflette una concezione dello spazio musicale che allarga i confini tradizionali delle sei corde.Eleganza ed equilibrio, in presenza di un’ampia varietà di atmosfere, si evidenziano particolarmente nella sua vena compositiva; Diodati infatti, pur non tradendo mai il suo innato gusto melodico, è un musicista capace di guardarsi intorno senza pregiudizi stilistici e che possiede un linguaggio già maturo e personale, cui è particolarmente congeniale la ricerca di suoni e tematiche nuovi.Diodati può contare su una preparazione accademica di livello elevato, corredata dall’ottenimento di borse di studio per l’accesso a importanti master internazionali, forieri della nascita di collaborazioni di alto contenuto artistico (fra i tanti, Jim Black, Enrico Rava, Bobby Previte). Avvicinatosi al jazz grazie all’ascolto di grandi chitarristi, si è formato attraverso gli insegnamenti di Roberto Spadoni, perfezionandosi presso l’In.Ja.M. di Siena Jazz e The New School for Jazz and Contemporary Music di New York.
Si è affermato molto presto in veste di band leader e il suo primo lavoro discografico, Purple Bra, registrato con il suo quartetto Neko per l’etichetta Auand Records, ha ricevuto recensioni lusinghiere da parte della stampa specializzata, in Italia e negli Stati Uniti.
Ad oggi ha suonato per prestigiosi festival e istituzioni, quali la Casa del Jazz (Roma), Auand meets NYC (New York), Panama Jazz Festival, OuTonalidades (Spagna e Portogallo), Traumzeit Festival (Germania), 12! Points (Irlanda), MiTo Settembre Musica, Vicenza Jazz, Jazz al Piccolo (Milano), Foligno Young Jazz, Sudtirol Jazz Festival Alto Adige, Bologna Jazz Festival, Pescara Jazz Festival, Padova Jazz Festival, Festival Mundus, Gezziamoci (Italia), Zsambeck (Ungheria), Tremplin Jazz D’Avignon (Francia), What If Festival, Fat Cat (New York).
Esce nel 2012 “Need something strong” il nuovo cd del quartetto Neko per la etichetta Auand Records, in cui il leader Francesco Diodati si cimenta con un repertorio di composizioni originali e di rivisitazioni di brani di Thelonious Monk e Kurt Cobain.
I successi riscossi nel 2011 dalle esibizioni del gruppo, prima al prestigioso Festival “12 Points!” di Dublino e poi nei templi della new music newyorkesi tra cui il Fat Cat e, in occasione del festival AuandMeetsNY, lo Smalls, ne hanno decretato la notorietà a livello internazionale quale esponente di spicco della nuova scena jazz europea contemporanea.
La ricetta del successo di questa formazione nasce da un originale connubio di freschezza timbrico-melodica e libertà formale. I brani che prendono vita “dall’interazione continua tra scrittura e improvvisazione”, racconta Diodati, sono ricercati ma orecchiabili e denotano la matrice della ricerca espressiva del leader, in equilibrio tra aggressività rock, intuizioni avanguardistiche e atmosfere sognanti, in cui il “jazz è solo il punto di partenza” (La Repubblica).
Neko, in giapponese “gatto”, nasce nel 2007 dalla volontà di Francesco Diodati, “chitarrista moderno dalla visione estremamente personale e ricca di sfumature” (Musica Jazz), di riunire sotto il tetto comune di un progetto d’insieme condiviso e paritario, alcuni tra i musicisti e amici a lui più affini.
L’ispirazione del leader, priva di pregiudizi stilistici, si esprime in un linguaggio che lascia spazio alla ricerca di suoni e tematiche nuovi da parte di tutti i membri del gruppo.
Nell’impulso creativo di Diodati, che scrive “pensando proprio a ‘questo’ gruppo e al suono di ciascuno dei musicisti” (Jazzit 2011), trovano spazio le “libertà arrangiative estemporanee” dei singoli componenti, che convergono verso un comune equilibrio, nel più puro spirito dell’interplay: “suonando insieme e ascoltando”.
L’album d’esordio del gruppo, intitolato Purple Bra e pubblicato nel 2010 da Auand Records (AU9021) ha ottenuto entusiastici riscontri di pubblico e critica, presso la quale si è imposto come album del mese della rivista specializzata JazzIt.
“Non è facile stupirmi dopo tutta la musica che ho ascoltato nella mia vita, eppure questo quartetto mi ha colpito con una forza straordinaria, come un tornado. Conoscevo già questi musicisti. Bigoni e Ponticelli avevano suonato anni fa, esordienti di grande bravura, in uno dei miei gruppi e avevo avuto modo di apprezzarne il grande talento e la musicalità, ma il cammino che hanno percorso da allora è quasi incredibile. In quanto a Diodati ho avuto il piacere di suonare con lui in tempi recenti . Senz’altro uno dei solisti più interessanti e appassionati della scena attuale, ma non ne conoscevo le doti di compositore e di leader. Doti che in questo disco letteralmente esplodono . Di Baron avevo sentito parlare benissimo ma non lo avevo mai sentito, e il suo lavoro in questa occasione non fa che confermare tutte le belle cose che avevo sentito su di lui. Ma più che la bravura dei singoli, che pure è eccezionale, quello che colpisce di questa musica è la grande capacità di ascolto reciproco e la condivisione della stessa visione musicale. Si sente che questi musicisti stanno “vivendo” insieme quello che suonano, con una tale concentrazione da trasformare un fatto musicale in una esperienza mistica. Il risultato è un magnifico affresco dove ognuno dona quello che è necessario e riceve ciò di cui ha bisogno. Non c’è spazio per esibizioni narcisistiche né per virtuosismi inutili. Non ci resta che abbassare le difese e lasciarci inondare da un fiume di sensazioni e colori d’una intensità quasi dolorosa. Dolcezza, forza, tensione, amore, violenza . I brani, quasi tutti di Diodati si snodano uno dopo l’altro con una logica e una coerenza che ne fanno quasi una suite dalla drammaturgia perfetta.
Infine il tocco geniale di terminare il cd con uno dei brani più belli e meno frequentati di Monk , quel Brilliant Corners così ostico da suonare che pochissimi jazzisti ci hanno provato. E la rilettura che ne da Neko è veramente stupenda e originale. Senza rinunciare al sound del gruppo e senza tradire lo spirito del grande Thelonious , facendoci supporre che infine sia lui il nume tutelare di questa meravigliosa band”. (Enrico Rava)
Casa del Jazz
Viale di Porta Ardeatina, 55 – Roma
Info: 06/704731
Ingresso 8 euro