produzione Teatro Stabile dell’Umbria/Elledieffe, Compagnia di Teatro di Luca De Filippo
con (in ordine alfabetico)
Luca De Filippo, Massimo De Matteo, Nicola Di Pinto, Carolina Rosi e Paola Fulciniti, Alessandra D’Ambrosio, Carmen Annibale, Lydia Giordano, Antonio D’Avino, Daniele Marino, Gianni Cannavacciuolo, Giulia Pica, Giovanni Allocca
scene e costumi Raimonda Gaetani
luci Stefano Stacchini
consulenza magica Bustric
regia Luca De Filippo
Personaggi ed Interpreti:
Signora Locascio Paola Fulciniti
Signora Zampa Alessandra D’Ambrosio
Signorina Zampa, sua figlia Carmen Annibale
Marta Di Spelta Lydia Giordano
Calogero Di Spelta, suo marito Massimo De Matteo
Mariano D’Albino, amante di Marta Antonio D’Avino
Il cameriere dell’albergo Metropole Daniele Marino
Gervasio Penna Gianni Cannavacciuolo
Arturo Recchia Nicola Di Pinto
Amelia Recchia, sua figlia Giulia Pica
Otto Marvuglia Luca De Filippo
Zaira, sua moglie Carolina Rosi
Il brigadiere di PS Giovanni Allocca
Roberto Magliano Antonio D’Avino
Gennarino Fucecchia, servo di Calogero Nicola Di Pinto
Gregorio Di Spelta, fratello di Calogero Daniele Marino
Matilde, madre di Calogero Gianni Cannavacciuolo
Oreste Intrugli, cognato di Calogero Giovanni Allocca
Rosa Intrugli, sorella di Calogero Carmen Annibale
Con La grande magia, Luca De Filippo aggiunge un nuovo tassello all’itinerario che lo sta portando, nelle ultime stagioni, ad incontrare le commedie scritte dal padre Eduardo nel periodo 1945-48. Una “cantata dei giorni dispari”, come Eduardo chiamò il suo repertorio di lavori più amari e malinconici, portata in scena per la prima volta nel 1948 e riallestita in passato solo in due occasioni, da Eduardo stesso nel 1964 e da Strehler al Piccolo nel 1985.
Il rapporto tra realtà, vita e illusione è il tema della commedia: il Professor Otto Marvuglia, “professore di scienze occulte e celebre illusionista” fa ‘sparire’ durante uno spettacolo di magia la moglie di Calogero Di Spelta per consentirle di fuggire con l’amante, e fa poi credere al marito che potrà ritrovarla solo se aprirà, con totale fiducia nella fedeltà di lei la scatola, in cui sostiene sia rinchiusa. Alla fine la donna ritorna pentita, ma il marito si rifiuta di riconoscerla, preferendo restare ancorato all’illusione di una moglie fedele custodita nella sua preziosa scatola.
“La grande magia nasce in un contesto storico affine a quello di Napoli milionaria!, Filumena Marturano e Le voci di dentro – spiega Luca De Filippo – tuttavia trovo che questa commedia, rispetto alle altre che ho messo in scena sino ad ora, abbia uno sviluppo differente e del tutto originale. Se negli altri tre testi che ho citato, Eduardo aveva riflettuto sulla società, con i limiti, le ipocrisie, i condizionamenti che imponeva all’individuo, nella Magia lascia spazio all’introspezione e all’amara disillusione sulla possibilità di assistere, in Italia, ad un reale cambiamento. La speranza di un’inversione di tendenza è venuta meno: all’individuo non resta che cullarsi nell’illusione che tutto vada bene. Una scelta valida, utile a sopravvivere, ma perdente, nel privato, come nel pubblico.
È un Eduardo cinico e disincantato quello che scrive La grande magia. Ci consegna l’immagine di un’Italia immobile, prigioniera di circostanze immutabili, un Paese che si lascia scivolare in un insensato autoinganno: come Calogero Di Spelta, preferisce credere che Marta, la moglie, non sia fuggita con l’amante, bensì che lo attenda chiusa nella piccola scatola di legno che l’illusionista Otto Marvuglia gli ha consegnato…
Nella Magia è palesemente dichiarato anche il gioco del metateatro, non solo un espediente drammaturgico ma anche una intima e accorata riflessione, che è giusto ricordare al pubblico, ma che mai sovrasta la finalità principale della commedia: raccontarci una storia, appassionarci a una vicenda umana, filtrata dalla lente di una straordinaria poesia”
La grande magia appartiene alla stagione creativa da cui nascono le commedie più celebri di Eduardo, da Napoli milionaria! (1945) a Le voci di dentro (1948). È una commedia in tre atti inserita dallo stesso autore nel gruppo definito Cantata dei giorni dispari. La raccolta comprende le opere che Eduardo scrisse dal 1945 (la già citata Napoli milionaria!) al 1973 (Gli esaminon finiscono mai). Il titolo “cantata”, indicato dallo stesso Eduardo nel 1975 in occasione della pubblicazione per l’editore Einaudi, riunisce le commedie che affrontano i problemi legati alla realtàsociale italiana dopo le distruzioni materiali e morali della seconda guerra mondiale. I “giorni dispari”, come dicono i napoletani, sono quelli negativi, in cui va tutto storto, mentre “i giorni pari” sono fortunati e felici. L’ideazione di La grande magia risale probabilmente al 1947 per il debutto previsto nell’autunno del 1948. Anche se la figura di Otto Marvuglia ricorda lontanamente quella del mago di Sik Sik, l’arteficemagico – atto unico del 1932 al quale Eduardo deve i suoi primi successi – in realtà La grande magia percorre un universo ancora inesplorato dal grande autore: è scritta in italiano, ambientata in un contesto alto-borghese lontano dalla Napoli verace delle sueopere precedenti e manifesta accenti diversi dalrealismo delle commedie che l’hanno preceduta, tantoda far affermare ai critici che si tratta della commedia più “pirandelliana” di Eduardo.Il debutto sulle scene non è fortunato: in occasionedella prima a Trieste, nell’ottobre del 1948, Titina, chedoveva interpretare Zaira, la moglie di Marvuglia, siammala seriamente rendendo necessaria lasostituzione. Eduardo rinuncia quindi al debuttomilanese e scrive, in soli sette giorni, una nuovacommedia: Le voci di dentro.Titina interpreterà La grande magia nella stagionesuccessiva, ma il lavoro non avrà successo: lamancanza di un attore carismatico in uno dei due ruoliprincipali indebolisce il gioco scenico su cui si fonda.Dopo la recita a Roma nel 1950, La grande magiaviene “messa nel cassetto”. Sarà ripresa nel 1964,quando Eduardo la inserisce nel secondo ciclotelevisivo che la Rai dedica al suo teatro.È con Giorgio Strehler che la commedia guadagnafinalmente una fortunata vita scenica e riscuoteconsensi internazionali. Quando nel 1985 debutta al Piccolo Teatro, Eduardo è morto da sei mesi.
Venerdì 14 dicembre, ore 18.30 – Ingresso libero
Luca De Filippo incontra il pubblico
In collaborazione con Accademia Teatrale di Firenze diretta da Pietro Bartolini
Coordina Riccardo Ventrella
Luca, l’importanza di chiamarsi De Filippo
“Non ha avuto privilegi Luca, ha fatto la gavetta come tanti giovani, ma ce l’ha fatta”. Con queste parole Eduardo parla del figlio nella sua ultima apparizione pubblica, il 16 settembre 1984, a Taormina. E, in effetti, Luca non ha esordito in teatro con il suo cognome, ma come Della Porta perché, diceva Eduardo, «‘O DeFilippo se l’hadda faticà». Nato a Roma nel 1948 dalla seconda moglie di Eduardo, Thea Prandi, cantante, attrice e doppiatrice, Luca calca per la prima volta le assi del palcoscenico, diretto dal padre, a otto anni nel ruolo di Peppeniello in Miseria enobiltà di Eduardo Scarpetta. Il debutto avviene però a vent’anni ne Il figlio di Pulcinella di Eduardo, regia di Gennaro Magliulo. Da questo momento, inizia un’intensissima attività teatrale. Sotto la regia del padre, appare in teatro e in televisione in tantissime commedie dello stesso Eduardo, tra le quali Sabato, tdomenica e lunedì, Filumena Marturano, Il Sindaco del rione Sanità, Napoli milionaria!, Le bugie con le gambe lunghe, Natale in casa Cupiello, Gli esami non finiscono mai, Le voci di dentro, ma recita anche il pirandelliano Berretto a sonagli e alcune opere del nonno, Eduardo Scarpetta. Nel 1981, dopo il ritiro dalle scene di Eduardo, fonda la Compagnia di Teatro di Luca De Filippo con la quale attinge all’immenso patrimonio drammaturgico di Eduardo, mettendo in scena e interpretando buona parte delle commedie paterne. Cura la regia di alcuni testi di Scarpetta e presta attenzione anche al repertorio contemporaneo (La casa al mare di Vincenzo Cerami e Aspettando Godot di Samuel Beckett). Lavora con altri registi, tra cui Armando Pugliese (Ogni anno punto e da capo, Questi fantasmi di Eduardo, Tartufo di Molière, La palla al piede di Feydeau, La dodicesima notte di Shakespeare, Il suicida di Michele Serra da Nicolaj Erdman), Lina Wertmüller (L’esibizionista), Andrée Ruth Shammah (L’amante di Harold Pinter). Dal 2003 al 2010, collabora con Francesco Rosi che lo dirige in una trilogia eduardiana del primo dopoguerra: Napoli milionaria!, Le voci di dentro e Filumena Marturano (con Lina Sastri nel ruolo della protagonista). Nel 2009, con Nicola Piovani, mette in scena Padre Cicogna, poema in musica dedicato ad Eduardo, per ricordare i venticinque anni dalla sua scomparsa. Chiusa la parentesi artistica con Rosi, torna alla regia con lo spettacolo Le bugie con le gambe lunghe. Ha lavorato anche nell’opera lirica (tra le altre, la regia di La scala di seta di Gioacchino Rossini al Rossini Opera Festival di Pesaro) e, come attore, al cinema e in televisione. Nel 2010 riceve il Premio De Sica come migliore attore teatrale.
Dal programma di sala del Piccolo Teatro di Milano