adattamento di Cosimo Severo, in collaborazione con Stefania Marrone
produzione Bottega degli Apocrifi
Vado o non vado al Puccini a vedere “La signorina Else” di Arthur Schnitzler? Le perplessità sono molte. La pièce è messa in scena da una compagnia di giovani artisti che, secondo schemi consueti, per rompere con la tradizione e dire qualcosa di nuovo, probabilmente proporranno una rilettura del testo in modo “volutamente” intelligente, spesso incomprensibile dimostrando solo una grande presunzione.
Decido di andare. L’inizio conferma i miei timori. A contatto con gli spettatori un giovane attore si muove lentamente e manovra una parabola a specchio pronunciando parole incomprensibili. Se questo è il prologo…
Dopo alcuni lunghi minuti entra in scena una giovane attrice che dà inizio al monologo interiore della protagonista. Un getto ininterrotto di pensieri, un viaggio affascinante, e a tratti caotico, nella mente di una giovane borghese degli inizi del ‘900 che, per certi versi, potrebbe essere una ragazza dei nostri giorni. A questo punto cadono i miei pregiudizi. Ci siamo, mi dico, questo è proprio il testo di Schnitzler. La tecnica del “flusso di coscienza” utilizzata dall’autore è mantenuta splendidamente nell’adattamento.
La storia in breve.
Else, che ha diciannove anni e appartiene a una buona famiglia viennese, sta trascorrendo spensieratamente le vacanze estive in un Grand Hotel quando riceve una lettera dalla madre che la informa sulla necessità di “trovare” entro due giorni 50 milioni per far fronte ad un debito del padre ed evitargli così il carcere (o il suicidio). La madre la prega di chiedere la somma ad un nobile mercante d’arte che soggiorna nello stesso albergo. Else capisce con sgomento che i genitori le chiedono sostanzialmente di prostituirsi. Dapprima incredula la giovane progressivamente si perde nel labirinto della sua mente. E’ una specie di delirio che si alterna a pause di lucidità. Meglio prostituirsi e, una volta persa la dignità, continuare quella vita o darsi la morte? Espressioni sconnesse, verità e fantasie si mescolano e si contorcono. Frasi brevissime che mettono in evidenza le sue contraddizioni, la sua arroganza, la sua fragilità. E quella continua altalena di stati d’animo confusi e deliranti emoziona progressivamente gli spettatori.
Merito del testo e della bravissima attrice Viviana Strambelli che ci fa partecipi del conflitto ossessivo che impedisce a Else di operare una scelta che, qualunque essa sia, porterà alla perdita della dignità o della vita.
Bravi anche i due attori, Edoardo De Piccoli, Fabio Trimigno che rappresentano di volta in volta i diversi personaggi veri o immaginari che popolano quel mondo, il nostro mondo.
Ottima la regia di Cosimo Severo e molto funzionali le scene e le musiche.
BRAVI!