Goldoni è un autore che non ha bisogno di essere “riletto”. La sua vena ironica, la sua vis comica non hanno tempo, né segreti, le sue commedie sono semplici, esplicite, solari. La caratterizzazione dei personaggi delle sue commedie si può rimarcare, ma con misura per evitare di cadere nella macchietta da avanspettacolo o, se va bene, in una rappresentazione farsesca non funzionale (almeno secondo le intenzioni dell’autore). Mi riferisco alla Locandiera vista al Teatro Manzoni con la regia di Giuseppe Marini.
“La Locandiera” sotto molti aspetti, ricorda l’opera buffa. Mirandolina è una summa di vizi e di virtù, da un lato è la serva amorosa de “Le nozze di Figaro”, dall’altro la furba, determinata, seducente ma “onesta” locandiera, trionfante ritratto del femminismo di fine settecento. E, in quell’universo maschile dominato da una vecchia nobiltà decadente e da una comica misoginia, si impone l’intelligente scaltra locandiera. Ma il comico scolora nel grottesco i cavalieri se ne vanno delusi, amareggiati e soli e Mirandolina annuncia di voler sposare, senza amore, il servo Fabrizio che (secondo l’interpretazione del regista) in un sussulto di orgoglio se ne va lasciando la bella locandiera vittima del proprio egotismo. Oltre a cambiare il finale il regista ha eliminato dal testo un personaggio (una delle due sedicenti dame) e presentato l’altra con un attore en travestì. Manca a mio avviso una compattezza espressiva. Alcuni attori (Mirandolina, il Cavaliere, Fabrizio) hanno una recitazione che si addice al personaggio, gli altri sono impostati secondo i canoni della commedia dell’arte in un mix di Zanni e Macchiette La loro recitazione viaggia costantemente sopra le righe anche se talvolta in modo divertente (l’attore en travesti), i costumi sono buffi, il trucco clownesco, la gestualità marionettistica, il ritmo recitativo comicamente accelerato, le azioni pantomimiche che sconfinano nella danza.
La scena del bravissimo Alessandro Chiti è bella, ma non è funzionale al testo. La vicenda narrata si sviluppa, dall’inizio alla fine, in un ambiente elegante, bianco, luccicante, asettico che è ben lontano dalla locanda descritta dal Goldoni. Per quanto riguarda gli attori Nancy Brilli si misura con ironia nella parte di Mirandolina sottolineandone l’ambiguità e il calcolato cinismo. Fabio Bussotti, Francesco Foti, Maximilian Nisi, Andrea Fusco e Andrea Paolotti meritano una menzioneper il mestiere e l’impegno profuso.