Regia Giuseppe Venetucci
Con in o.a. Piergiorgio Fasolo, Nunzia Greco, Valentina Marziali, Evelina Nazzari, Alessandro Pala
Scene e costumi Cabiria D’Agostino
Luci Roberto Tamburoni
Foto Ilaria Prili
Produzione CST e Isabella Peroni
Dal 6 al 17 febbraio andrà in scena in uno degli spazi più suggestivi di Roma, il Teatro SalaUno, con la regia di Giuseppe Venetucci, Sotto il cielo di Gianni Guardigli, che affronta il dramma della guerra. “Un excursus” in diversi paesi colpiti dai conflitti, attraverso diverse opere del drammaturgo forlivese.
Ci sono continuamente stragi nel nostro pianeta che non riesce o non vuole trovare pace; sono sempre esistite, da quando è comparso sulla terra l’essere umano. Guerre di territorio, guerre di religioni, di dominio, di secessione, guerre economiche.
La guerra genera migliaia e migliaia di vittime innocenti, anche attraverso “le bombe intelligenti”, crea disperazione, miseria, distruzione e soprattutto paura… paura del nostro domani.
I conflitti ci indeboliscono, ci umiliano, ci riducono a brandelli nel corpo e nello spirito, non ci sono mai dei veri vincitori…. Siamo tutti sconfitti, dalla rabbia, dall’odio, dal potere, dal dolore, e dalle gravi conseguenze che generano i disastri umani.
Note dell’autore
Se ci alziamo in volo per avere la possibilità di diventare spettatori dei destini umani nell’intero arco del secolo ventesimo, l’ultimo del secondo millennio, abbassando lo sguardo, cercando di trovare segni importanti nel panorama che si staglia sotto i nostri occhi, troveremo spesso ammassi di macerie. Poi troveremo gruppi di persone sbandate, un’umanità vacillante che tenta di aggrapparsi alla vita fra una catastrofe e l’altra. Questo potrebbe essere un quadro possibile del secolo scorso, volendo tentare un’analisi storica. Ma “Sotto il cielo” è un lavoro che non vuole fermarsi alla sola testimonianza storica. I testi che compongono questo complesso quadro sono: alcuni brani di “Tutte le notti”, altri brani da “La Disfatta”, “Sotto Berlino” e un estratto di “Boukra”. Quindi uno sguardo sul genocidio del popolo Armeno, avvenuto in Turchia nel periodo della Prima Guerra Mondiale, gli ultimi giorni del rogo di Berlino nel 1945 e l’espropriazione dai territori degli Arabi di Palestina appena dopo la Seconda Guerra Mondiale. I personaggi che compongono questo grande affresco sono disegnati con i colori dell’intimo sentire, del particolare che vince sul generale, con il sangue e l’anima dell’essere umano consapevole della sua piccolezza di fronte ai disegni troppo grandi della storia e ancora ai disegni imperscrutabili di Dio. Ma, anche se Dio sembra non ascoltare i suoi figli, i suoi figli non possono non implorarlo, non possono non rivolgergli quelle domande che escono inevitabilmente dalla bocca dell’analfabeta e vengono scritte nelle pagine dei libri dei grandi filosofi.
Gianni Guardigli
Note di regia
Il dramma dei vinti è l’eterno dramma che accomuna da sempre tutti i popoli da Oriente ad Occidente, pur con le profonde diversità di cultura, di religione e di costumi.
L’opera di Guardigli ci offre un affresco della società di oggi denso di umanità e di sofferenza, sempre in bilico tra realtà e immaginazione, pervaso di lirismo e di malinconia, ma anche di uno sguardo ironico, che arriva a coinvolgere lo spettatore rendendolo partecipe di tutti i turbamenti ed emozioni suscitate dalla guerra: crudeltà, odio, violenza, ribellione alle ingiustizie, disperazione. Immagini ricorrenti del sangue, dei lamenti dei perseguitati e delle vittime innocenti anche bambini, di corpi martoriati e mutilati, straziati dalle bombe suscitano frequenti interrogativi a Dio. Dio esiste? Dio dov’è?
Il nostro lavoro vuol porre in risalto proprio la ribellione che nasce dall’esigenza di razionalità dell’uomo alla quale si oppone impenetrabile l’irrazionalità del mondo. In un’ipotetica realizzazione di giustizia e felicità si incatena il presente a quell’ingiustizia e infelicità contro le quali si solleva proprio l’uomo in rivolta che ottiene la vittoria sulla irrazionalità e l’assurdo solo con la creazione artistica: essa è infatti “trasformazione, inveramento, miglioramento del mondo che viene unificato, superato nella sua irrazionalità e dotato di significato”. Lungi dal rispecchiare passivamente la realtà l’artista tende a rimodellarla così che essa acquisti un senso.
Il nesso tra passione ideologica di Guardigli e stile è espresso da frasi brevi, staccate, registrazioni di impressioni immediate, di singoli istanti, nei quali non si evidenzia il rapporto causale ma solo quello cronologico. Tutto ciò si realizza con una recitazione intensa a voci multiple concertate e capaci di suscitare emozioni. I personaggi, giustamente voluti di piccola statura culturale e quindi prevalentemente ingenui, messi di fronte al paradosso dell’esistenza reagiscono opponendovi un grande progetto, cercando di arrivare ad una verità che permetterebbe loro di superare i limiti che li angustiano.
Abbiamo ridotto all’essenziale elementi scenici ed effetti sonori tendendo a mettere in luce solo la coralità della sofferenza, la faticosa conquista della solidarietà, l’amore comunque per la vita che scaturisce proprio dalla morte.
Giuseppe Venetucci
In scena al Teatro SalaUno (Porta San Giovanni, 10 – Roma – tel. 06/98182993 – www.salauno.it) dal 6 al 17 febbraio. Orario spettacoli dal martedì al sabato ore 21, domenica ore 18.
Biglietti intero euro 12, ridotto euro 8, tessera associativa 2 euro.