La vicenda è narrata in forma di dialogo immaginario tra due personaggi che rappresentano due opposte visioni del mondo e della vita, Diderot il grande filosofo dell’Encyclopédie (che nella pièce funge anche da io narrante) e Rameau, musico fallito, nipote del famoso compositore Jean Philippe Rameau. Fra i due, che si incontranopresso il Cafè de la Régence nel Palazzo Reale di Parigi, inizia un dialogo immaginario sui valori dell’esistenza che si rifanno l’uno all’illuminismo (nella limitata accezione di moralismo comportamentale), l’altro ad una chiara concezione edonistica della vita che esalta il comportamentoopportunistico teso al raggiungimento del piacere fisico e immediato. Il protagonista in realtà è Rameau, uomo cinico, amorale, materialista convinto, scroccone impenitente, intelligente conversatore, sempre alla ricerca di sbarcare il lunario con dignitosa fierezza assumendo nei confronti dei suoi anfitrioni ricchi e potenti diverse personalità (una sorta di Zelig) a seconda delle circostanze. Quindi di volta in volta sa essere ignorante o colto, grossolano o raffinato, elegante nel vestire e nell’eloquio o volgare plebeo. L’unico suo ideale nella scala dei valori è soddisfare le necessità fisiologiche. Il personaggio Diderot, sostenitore integerrimo dei sani principi, del rigore morale, dell’educazione formale, della virtù, dapprima contrasta veemente la visione materialistica di Rameau, ma poi la condanna scolora in una contestazione di maniera, quasi d’ufficio. Il filosofo, cercando di salvare le apparenze, cede al fascino delle argomentazioni del camaleontico interlocutore in materia di filosofia, educazione, estetica e morale. Rameau, in conclusione, attraverso i suoi paradossi, riesce a convincere Diderot che il bene e il male, la verità e la menzogna, il vizio e la virtù, non sono valori assoluti. L’autore con questa satira di costume accusa di ipocrisia la società francese che, al di là del perbenismo imbellettato, si rispecchia negli accattivanti disvalori (il fascino del peccato) di Monsieur Rameau. Conclusione: passano i secoli, ma oggi è come allora.
E’ impressionante come Silvio Orlando entri nel personaggio di Rameau. La sua mimica facciale, lo sguardo stralunato, la gestualità comica e malinconica, il timbro e l’ampia gamma vocale, rendono spesso ancillare la parola. Grande interpretazione. Molto bravi anche Amerigo Fontani nelle vesti di Diderot e Maria Laura Rondanini nel ruolo della cameriera e delle diverse donne evocate da Rameau. Molto funzionale nel creare l’atmosfera, il commento musicale del clavicembalo suonato da Luca Testa.
Il bellissimo adattamento è di Edoardo Erba e dello stesso Silvio Orlando è la sapiente regia.
Grande successo.