Sala Santa Cecilia dell’Auditorium di Roma completamente gremita (come di consueto accade per gli appuntamenti musicali) per il Tribute to Balanchine, gala di danza classica promosso dalla Fondazione Musica per Roma e dalla Daniele Cipriani Entertaintment, dedicato al geniale coreografo russo in occasione del 30esimo anniversario della sua scomparsa. Insomma la danza classica entra per la prima volta a Santa Cecilia e nel più prestigioso dei modi, con un serata-omaggio al grande George Balanchine, che ha scritto la storia del balletto del XX secolo. A interpretare sul palco di Santa Cecilia le grandiose coreografie del coreografo russo adottato dagli Stati Uniti (la serata spazia fra le creazioni che vanno dagli Anni Trenta agli Anni Settanta) sbarcano a Roma le stelle del New York City Ballet, Ashley Bouder, Megan Fairchild, Teresa Reichlen, Ana Sophia Scheller, Tyler Angle, Joaquin De Luz, Gonzalo Garcia, Amar Ramasar, Andrew Veyette. Ballerini di tecnica ineccepibile e distraordinario talento, uno più bravo dell’altra in un susseguirsi di piroette e di virtuosismi che mandano in visibilio il pubblico romano. Una serata eccezionale che si è aperta con una delle più famose creazioni di Balanchine, Apollo (prima collaborazione con Stravinsky) il balletto neoclassico che ha regalato la popolarità al coreografo nel 1928: il dio greco interpretato da un divino Gonzalo Garcia, ballerino spagnolo definito come “il miglior Apollo del mondo” in circolazione, danza e istruisce le sue creature (Ashley Bouder, Megan Fairchild, Ana Sophia Scheller) le muse Calliope (protettrice della poesia), Polimnia (della mimica) e Tersicore (della danza) fino al magnifico pas des deux con Tersicore. La serata prosegue con Diamonds (sulla terza sinfonia di Tchaikovsky) tratto da Jewels (insieme a Smeraldi e Rubini): l’omaggio alla Russia imperiale, alle radici di Balanchine si respira fin da subito, dalla ricchezza dei costumi tempestati di pietre preziose, alla musica di Tchaikovsky al classico e impalpabile pas des deux che vede come protagonisti Teresa Reichlen e Tyler Angle, in un creazione di balletto puro e astratto composto da Balanchine pensando alle creazioni dell’alta gioielleria di Claude Arpels. Ma si cambia subito registro con lo scintillio folkloristico di Tarantella, omaggio all’Italia e a Napoli su musiche frizzanti e divertenti di Gottschalk su cui Megan Fairchild e Amar Ramasar gareggiano alla pari (ma lei è strepitosa) in un tripudio di virtuosismi. Stessa atmosfera giocosa, ma patriottica nell’entusiasmante Stars and stripes in cui Andrew Veyette e Ashley Bouder danno vita a una sorta di parata militare in stile 4 luglio sulla musica trionfale a mo’ di marcia di Sousa per celebrare degnamente gli Stati Uniti, nazione adottiva di Balanchine. Le acclamazioni del pubblico non fanno in tempo a placarsi che Ana Sophia Scheller e Joaquin De Luz entrano in scena per una vera perla della serata, il raro Tchaikovsky pas des deux tratto dal terzo atto del Lago dei cigni. Balanchine ritrovò questa parte musicale scritta nel 1877 (ma mai entrata nella partitura ufficiale) per il ruolo di Odile solo negli anni Cinquanta nell’archivio del Bolschoj di Mosca chiedendo e ottenendo il permesso di creare una coreografia. Il prezioso e raffinatissimo pdd è una vera perla con la eggerezza di Odile-Ana Sophia Scheller, in tenerissimo abito color pesca e la prestanza di Siegfrid-Joaquin De Luz (con un fiocco azzurro un po’ discutibile, non tanto romantico, ma più che altro infantile). Ma la genialità di Balanchine che va oltre i confini e i canoni della danza classica tradizionale s’incarna alla perfezione con lo scintillante Who Cares? Omaggio di Balanchine a George Gershwin che trasforma sedici canzoni del compositore in colonna sonora per un avvincente coreografia in stile musical di Broadway con i colori scoppiettanti del musical non solo teatrale, ma anche cinematografico, fra soli, pas des deux (il romanticismo di The man I love in apertura) e le coreografie sfavillanti che escono dai confini della danza classica con un caloroso omaggio a New York e a Manhattan. Un grande successo per una serata indimenticabile salutata dal pubblico romano con calorosi applausi in memoria di Balanchine e agli strepitosi principals del New York City Ballet.