Chiude il 4 aprile alle ore 21.00 al Teatro Studio di Scandicci (FI) con la lezione scenica su Francesco Carone il ciclo Il Teatro dell’Opera II, ideazione di Sergio Risaliti, drammaturgia e regia di Giancarlo Cauteruccio, realizzato con il sostegno della Regione Toscana nell’ambito del progetto Toscanaincontemporanea2012.
Nel corso della serata l’attore Alessio Martinoli leggerà testi dell’artista senese, mentre lo scrittore Enzo Fileno Carabba leggerà un suo racconto breve, ispirato all’opera S.C.B. (Gorgone).
Lo spazio scenico del teatro accoglierà l’installazione Epilogo, composta da più di 120 libri, edizioni italiane del romanzo di Herman Melville Moby Dick e la scultura S.C.B. (Gorgone), cima di nave.
A chiusura della lezione l’artista presenterà un inedito: l’opera video Senza titolo (La fine della Serpe) del 2012.
Con un’azione di matrice concettuale, Carone riattiva il potenziale metaforico degli oggetti collezionati. Potenziale che aumenta nel caso di lavori site-specific, quando il significato è ridefinito dal contesto che accoglie l’oggetto, e dal fatto che gli oggetti assumono con pochi gesti specifici nuovi significati. Le sue composizioni, lontane da ogni spettacolarità, hanno una carica evocativa che le trattiene in una forma di ermetismo visivo; lavori che, senza mai palesarsi completamente, richiamano fonti letterarie, esperienze scientifiche, scene di film, frammenti letterari, miti e leggende. Piccole cellule narrative che s’intrecciano tra loro fino a sviluppare un mondo segreto in cui uno sguardo attento può ritrovare significati inaspettati e sommersi.
La struttura di ogni elemento viene plasmata secondo un procedimento che ne modifica l’identità originaria: un nocciolo di pesca diviene l’incipit per la creazione di una sfera fatta di soli noccioli di diversi frutti, un bastone da passeggio con quattro manici suggerisce le direzioni che l’uomo potrà percorrere nel suo cammino, oppure le ottantasei differenti edizioni di Moby Dick, disposte ordinatamente su uno scalino, rappresentano una linea di confine da oltrepassare, una linea d’ombra da superare.
Nel video Senza titolo (La fine della Serpe) una montagna di palloncini colorati crea una turbolenza benefica, una fase di entropia salutare, in un luogo ‘ingessato’ della storia dell’arte, in una ‘cella frigorifero’ della conservazione storico-artistica. L’ulteriore scoppio di questi palloncini assurge a rituale dionisiaco, momento ludico, infantile, di sfida alla dimensione ovattata di una città museo.
A proposito della poetica dell’artista, Risaliti scrive: Nel theatrum mundi di Carone, le cose sono radunate senza l’intento esaustivo di una collezione. Sono prelevate dal mondo perché suscitano meraviglia e curiosità. Sono insolite e rare. Sovrapposte o scomposte in più parti si ripresentano in modo paradossale. E’ una sorta di colpo di fulmine con il momento della scoperta, una specie di epifania del reale che mette fuori gioco la banalità e l’inutilità del mondo delle cose.
Grazie allo stupore s’innesca la necessità di conoscenza della nuova realtà, o della realtà di nuovo; un’ulteriore esplorazione del poetico nel quotidiano. Citando René Char è il “partito preso delle cose”, la possibilità che il poetico sia alternativo al funzionale.
Francesco Carone, è nato a Siena nel 1975. Vive e lavora non troppo lontano da Petriolo, ai margini di un bosco, in un piccolo borghetto di vecchie case, in fruttuosa solitudine. Si è formato all’Istituto d’Arte di Siena e all’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Successivamente, ha completato la sua esperienza all’interno del Palazzo delle Papesse di Siena, collaborando agli allestimenti. Le sue opere sono entrate a far parte di collezioni private e pubbliche, tra le quali la Collezione Farnesina del Ministero degli Esteri.
Partendo da una rilettura personale dell’universo che lo circonda – universo composito, fatto di materiali vari, segni e oggetti di affezione – Francesco Carone realizza opere che si coagulano attorno a un tema o a un pensiero dominante -spesso legato alla storia e alla pratica dell’arte- dove l’aspetto evocativo risulta sostanziale. La lezione scenica è a ingresso libero
Teatro Studio
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