Libretto di Temistocle Solera
Musica di GIUSEPPE VERDI
(Editore Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano)
Prima rappresentazione: Teatro alla Scala, 17 novembre 1839
Nuova produzione Teatro alla Scala
Direttore RICCARDO FRIZZA
Regia MARIO MARTONE
Scene SERGIO TRAMONTI
Costumi URSULA PATZAK
Luci PASQUALE MARI
Personaggi e interpreti:
Oberto Michele Pertusi / Adrian Sampetrean (10 e 14) Riccardo Fabio Sartori
Cuniza Sonia Ganassi
Leonora Maria Agresta
Imelda José Maria Lo Monaco
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO ALLA SCALA
Maestro del Coro BRUNO CASONI
Date:
mercoledì 17 aprile 2013 ore 20 ~ prima rappresentazione
sabato 20 aprile 2013 ore 20 ~ turno D
martedì 23 aprile 2013 ore 20 ~ turno A
giovedì 2 maggio 2013 ore 20 ~ turno B
domenica 5 maggio 2013 ore 20 ~ turno C
venerdì 10 maggio 2013 ore 20 ~ turno E
martedì 14 maggio 2013 ore 20 ~ fuori abbonamento
Prezzi: da 210 a 13 euro
Infotel 02 72 00 37 44
Mercoledì 17 aprile l’opera sarà trasmessa in diretta stereofonica da RAI Radio Tre
Ufficio Stampa Teatro alla Scala
Via Filodrammatici 2 – 20121 Milano
Tel. 02 88 792 412 – Fax 02 88 792 331
L’opera in breve – Claudio Toscani
All’inizio del 1839 Verdi è in fuga da Busseto.
In preda a un’inquieta insoddisfazione,
cerca di sfuggire a un avvenire professionale
oscuro: ha lasciato, con la provincia,
la direzione della scuola di musica
bussetana e si è trasferito con la famiglia
a Milano. Qui spera di far rappresentare
il Rocester, l’opera che ha composto sul
libretto di un oscuro impiegato governativo,
Antonio Piazza; Verdi vi lavora almeno
dal 1836 e ha già tentato, inutilmente,
di farla rappresentare a Parma.A Milano,
Verdi riprende i contatti con la Società
Filarmonica, l’associazione di dilettanti,
perlopiù aristocratici, nella quale era stato
introdotto dal suo maestro Vincenzo
Lavigna durante gli anni di studio. I buoni
uffici di Pietro Massini, l’antico direttore
del Teatro dei Filodrammatici, fanno sì
che l’opera del giovane compositore sia
programmata per una beneficiata in favore
del Pio Istituto Filarmonico, prevista
per la primavera del 1839. È un’occasione
preziosa: l’opera verrà rappresentata alla
Scala, con interpreti d’eccezione quali il
soprano Giuseppina Strepponi, il tenore
Napoleone Moriani e il baritono Giorgio
Ronconi.
Ma l’imprevisto è in agguato. Sono appena
cominciate le prove che Moriani si
ammala; la preparazione è interrotta, e
tutto sembra sfumare nel nulla. La Strepponi
e Ronconi hanno avuto modo, tuttavia,
di apprezzare la musica del giovane
maestro e ne parlano, in termini favorevoli,
con l’impresario della Scala, Bartolomeo
Merelli. Questi non si lascia sfuggire
l’occasione e fa a Verdi una proposta
molto più allettante: il Rocester sarà allestito
alla Scala in autunno, nel corso della
regolare stagione d’opera. Ed è così che
Verdi si trova scritturato per il massimo
teatro milanese.
Per il suo debutto nel mondo del melodramma,
Verdi rimaneggia la partitura: è
a questo punto che il Rocester diventa
Oberto conte di San Bonifacio. Dal momento
che della prima opera non ci è
pervenuto nulla, non sappiamo con esattezza
quanto della vecchia musica passasse
nella nuova partitura, né quanto a fondo
incidessero le revisioni e i cambiamenti
sulle parti già composte. Quanto al libretto
e alle fonti letterarie, l’Oberto non
è meno misterioso del Rocester. Di quest’ultimo
aveva scritto il libretto, come
abbiamo ricordato,Antonio Piazza; Verdi
incaricò di adattare il vecchio testo alla
nuova opera Temistocle Solera, che alla
fine figurò come l’unico autore del libretto
dell’Oberto. Non è noto a quali fonti
precedenti attingessero i due poeti.
Oberto conte di San Bonifacio andò in
scena alla Scala la sera del 17 novembre
1839. La compagnia di canto aveva il suo
punto di forza nel basso Ignazio Marini,
lo stesso che sette anni più tardi avrebbe
dato vita al personaggio di Attila. Il pubblico
seguì con interesse l’opera del compositore
esordiente e mostrò di apprezzarne
la musica: il successo, se non fu travolgente,
fu comunque buono; dopo la
prima sera Oberto venne rappresentato
altre tredici volte, un numero un po’ più
alto di quello inizialmente previsto dall’impresa
.Ancora più importante è il fatto
che il maggiore editore milanese, Ricordi,
decise subito di acquistare i diritti
per stampare l’opera.Visto l’esito, Merelli
propose a Verdi un contratto per tre
opere, da scrivere in due anni e da far
rappresentare alla Scala o nei teatri di
Vienna. Dopo la prima rappresentazione
di Oberto, su cui Verdi contava per affermarsi
nel mondo del melodramma, l’opera
conobbe alcune riprese nel corso dei
tre anni successivi: nel carnevale 1840 fu
rappresentata a Torino e a Milano, nel
1841 a Napoli e a Genova; in più occasioni
Verdi intervenne a rimaneggiare o a riscrivere
alcuni brani dell’opera. Solo dopo
la clamorosa affermazione di Nabucco,
nel 1842, Verdi abbandonò la sua prima
opera al suo destino.
Se l’accoglienza del pubblico era stata incoraggiante,
i giudizi della critica si divisero
. Alcuni evidenziarono la scarsa originalità
della partitura: in un’epoca in cui
l’opera romantica mostrava i primi segni
di crisi e puntava – guardando magari oltre
le Alpi – al superamento dei modelli
codificati da Bellini, Mercadante e Donizetti,
i forti debiti dell’Oberto con la tradizione
non deponevano certo a favore
del compositore esordiente. Altri, però,
non mancarono di notare tratti personali,
che emergevano malgrado le pur evidenti
imperizie: il modo in cui sono affrontate
alcune situazioni del libretto, la caratterizzazione
del protagonista, il piglio dei
recitativi. Nell’Oberto, in effetti, un forte
senso teatrale emerge a dispetto di una
certa rozza crudezza e dei difetti dettati
dall’inesperienza; è la capacità, tutta verdiana,
di coinvolgere il pubblico nel
dramma nei momenti migliori, che si verificano
ogni volta che una situazione accende
la fantasia del compositore. E molti
tratti fanno presagire il futuro: certi unisoni
poderosi del coro, la drammaticità
dei pezzi d’assieme, la vitalità e l’animazione
ritmica di molti episodi. Chi osserva
Oberto alla luce degli sviluppi futuri dell’arte
verdiana non può mancare di notare
i pregi di un’opera nella quale inizia a
delinearsi quella poetica che porterà il
suo autore, nel corso di una lunga vita, sino
a Otello e a Falstaff.
Il soggetto
di Claudio Toscani
Atto primo
Deliziosa campagna.
L’azione si svolge a Bassano nel 1228. Nei
pressi del castello di Ezzelino da Romano, cavalieri,
dame e vassalli vanno incontro a Riccardo,
signore di Salinguerra, festeggiando il
giorno che lo vedrà sposo di Cuniza, sorella di
Ezzelino (coro d’introduzione «Di vermiglia,
amabil luce»). Riccardo esprime sentimenti di
gioia e d’ambizione (cavatina «Son fra voi!
Già sorto è il giorno»); poi tutti si avviano
verso il castello. Cautamente giunge Leonora,
figlia di Oberto, conte di San Bonifacio. In
passato, Leonora era stata sedotta da Riccardo,
che sotto falso nome le aveva promesso il
matrimonio: appresa la verità, si reca ora al
castello per svelare l’antico tradimento e cercare
vendetta. Il rimorso nei confronti del padre
si associa al rimpianto per il perduto amore
(scena e cavatina «Sotto il paterno tetto»).
Entra in scena Oberto, che da un messaggio
della sorella ha appreso la colpa di Leonora.
Oberto si commuove alla vista della patria
amata, che ha dovuto abbandonare perché,
sconfitto da Ezzelino, è stato costretto all’esilio
. Leonora riconosce il padre, che le rimprovera
l’onore tradito; ma il diverbio si ricompone:
la fanciulla placa il padre con l’idea della
vendetta imminente e lo riabbraccia (scena
e duetto «Guardami! Sul mio ciglio»).
Magnifica sala nel castello di Ezzelino.
Cuniza è festeggiata da cavalieri, dame e vassalli
(coro «Fidanzata avventurosa»). È in
preda a tristi presentimenti; ma Riccardo la
rassicura sulla futura felicità, dissolvendo i
suoi timori (scena e duetto «Il pensier d’un
amore felice»). Imelda, confidente di Cuniza,
introduce Leonora (recitativo «Alta cagione
adunque»). Cuniza, cui è stata annunciata
l’improvvisa visita, l’accoglie; Leonora le rivela
d’essere la figlia del suo nemico. Lo spavento
di Cuniza si accresce ancor più all’apparire
di Oberto, introdottosi nel castello per
assistere al compimento della vendetta (scena
e terzetto «Son io stesso! a te davanti»). Leonora
svela a Cuniza il tradimento di Riccardo;
questa dapprima inorridisce, poi promette
giustizia e chiama tutti a raccolta. Con gli altri
giunge Riccardo: come scorge Leonora, comprende
la situazione, e la accusa, per difendersi,
di essergli stata infedele. Ma Oberto si ribella
alle false accuse mosse alla figlia e per
vendicare l’offesa sfida a duello Riccardo;
questi ricusa però la provocazione, mosso a
compassione dalla tarda età di Oberto.Nell’agitazione
generale, Leonora rinfaccia apertamente
la sua colpa a Riccardo, e Cuniza sente
mutarsi l’amore in sdegno (finale primo).
Atto secondo
Gabinetto della Principessa.
Le dame compiangono Cuniza (coro «Infelice!
nel core tradito»), mentre questa ripensa,
con rammarico, ai bei giorni dell’amore perduto
. Ma il sentimento della virtù ha il sopravvento:
Cuniza decide che convincerà
Riccardo a tornare all’antico amore per Leonora
(scena ed aria «Oh, chi torna l’ardente
pensiero»). Avuta conferma che l’accusa di
infedeltà è falsa, Cuniza accoglie Leonora tra
le sue braccia: le due donne traggono reciproco
conforto dalla comune sventura (scena
e duetto «Pria che scenda sull’indegno»).
Luogo remoto in vicinanza ai giardini del castello
Un coro di cavalieri commenta la triste vicenda
(coro «Dov’è l’astro che nel cielo»). Giunge
Oberto; mentre attende di incontrare Riccardo
per il duello, parla, sdegnato, di tradimento
e disonore. I cavalieri gli annunciano
che Ezzelino, per intercessione di Cuniza, gli
ha concesso il perdono; ma il vecchio quasi
non si cura delle loro parole (scena ed aria
«L’orror del tradimento»). Come vede comparire
Riccardo, Oberto sente l’ira salire al
colmo. Il giovane, consapevole della sua superiorità
fisica, vorrebbe evitare il duello; ma
quando sente insultare il casato dei Salinguerra,
raccoglie la sfida. I due sguainano le spade,
ma sono interrotti dall’arrivo di Leonora e
Cuniza. Quest’ultima invita Riccardo a riscattarsi,
e dichiara che lo perdonerà solo se tornerà
ad amare Leonora. Riccardo finge di accettare,
per poter poi riprendere il duello; al
suo consenso, Leonora dà sfogo alla propria
gioia (scena e quartetto «Vili all’armi, a donne
eroi»). Mentre i cavalieri commentano i nuovi,
funesti eventi (coro «Li vedeste. – Ah sì! la
mano»), il duello riprende fuori scena.Oberto
è ucciso da Riccardo.Questi, sconvolto, chiede
al cielo perdono (romanza «Ciel, che feci!… di
qual sangue») e si dà alla fuga. Arrivano intanto
Cuniza, in preda all’affanno, e i cavalieri,
che la informano dell’accaduto. Cuniza accoglie
Leonora, che ha assistito all’uccisione
(scena e adagio «Vieni, o misera, cresciuta») e
che si accusa della morte del padre. Giunge
una lettera in cui Riccardo, costretto a fuggire
in terra straniera, chiede a Leonora di perdonarlo
e di tornare ai giorni del primo amore.
Ma Leonora, sconvolta dal rimorso d’aver
causato la morte del padre, non vede altro davanti
a sé che la cella di un convento, e sviene
tra le braccia delle dame (scena e rondò finale
«Sciagurata! a questo lido»).
Claudio Toscani*
* Claudio Toscani (1957) ha compiuto gli studi musicali e musicologici presso i conservatori di Parma e di
Milano e la Hochschule fur Musik und darstellende Kunst di Vienna, e ha conseguito il dottorato di ricerca
in Musicologia presso l’Università di Bologna. Ha preso parte a numerosi convegni musicologici internazionali
e ha pubblicato saggi sulla storia del teatro d’opera italiano del Settecento e dell’Ottocento. Ha
curato, tra le altre, l’edizione critica dei Capuleti e i Montecchi di Bellini e della Fille du régiment di Donizetti;
è membro dei comitati scientifici per l’edizione delle opere di Bellini, Pergolesi e Rossini. È direttore
dell’Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Battista Pergolesi. Ha fondato e dirige il Centro Studi
Pergolesi. È docente di Storia del melodramma e di Filologia musicale all’Università degli Studi di Milano.
Mario Martone
Nato a Napoli, dopo dieci anni di lavoro nell’ambito
del teatro d’avanguardia col gruppo
“Falso Movimento”, ha il suo primo incontro
con la lirica all’Opera di Roma, dove nel 1988
cura la regia di Charlotte Corday di Lorenzo
Ferrero; nello stesso anno mette in scena Oedipus
rex di Stravinskij-Cocteau sui ruderi di Gibellina
. Successivamente dà vita alla compagnia
“Teatri Uniti” e inizia il suo lavoro cinematografico,
realizzando negli anni Novanta i film Morte
di un matematico napoletano, L’amore molesto e
Teatro di guerra.
Torna alla lirica nel 1999 realizzando al Teatro di
San Carlo di Napoli Così fan tutte di Mozart:
spettacolo che ha avuto una lunga vita ed è stato
rielaborato in due fortunate edizioni ferraresi
con la direzione di Claudio Abbado (2000 e
2003) e al Teatro São Carlos di Lisbona nel 2006.
Del 2001 è la messa in scena della Lulu di Berg
al Teatro Massimo di Palermo e del 2002 l’inaugurazione
della stagione del San Carlo con Don
Giovanni, seconda tappa del viaggio nel teatro di
Mozart e Da Ponte che si è concluso nel marzo
2006 con l’allestimento delle Nozze di Figaro dirette
da Jeffrey Tate. Nel 2004 ha curato la regia
di Matilde di Shabran di Rossini a Pesaro per il
Rossini Opera Festival (ripreso al Covent Garden
di Londra nel 2008); nel 2005 ha affrontato
per la prima volta Verdi, al Covent Garden, con
Un ballo in maschera diretto da Antonio Pappano,
e ha messo in scena, per il Festival di Ravello,
Il combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi
rielaborato da Giorgio Battistelli e ripreso
nel luglio 2012 alle Terme di Caracalla a Roma
. Per il Rossini Opera Festival ha firmato la
regia di Torvaldo e Dorliska (2006) e ha inaugurato
il Maggio Musicale Fiorentino con l’opera in
prima assoluta Antigone di Ivan Fedele (2007).
Ha riaffrontato Verdi con Falstaff al Théâtre des
Champs-Élysées di Parigi (2008 e 2010) e Otello
al New National Theatre di Tokyo (2009).
Ha debuttato al Teatro alla Scala nel 2011 firmando
la regia del dittico costituito da Pagliacci di
Leoncavallo e Cavalleria rusticana di Mascagni, e
nel 2012 è tornato con Luisa Miller di Verdi. Nel
2012 ha realizzato Fidelio di Beethoven per l’apertura
della stagione delTeatro Regio diTorino.
Tra i premi ricevuti nell’ambito della lirica: l’Opera
Award per la regia di Don Giovanni e il
premio Abbiati per Matilde di Shabran e Antigone
Ha presentato alla Mostra del Cinema di Venezia
2010 film di argomento risorgimentale Noi
credevamo (vincitore di sette David di Donatello
e del Nastro d’Argento), per il quale ha immaginato
una colonna sonora di brani attinti dal
repertorio lirico dell’Ottocento italiano, eseguiti
dall’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino diretta
da RobertoAbbado.
Direttore del Teatro Stabile di Roma nel 1999 e
nel 2000, è attualmente direttore del Teatro Stabile
di Torino.
RICCARDO FRIZZA (Direttore)
Originario di Brescia, ha completato i suoi studi
presso il Conservatorio di Musica di Milano
e l’Accademia Chigiana di Siena. Nel 1998 ha
vinto il Concorso Internazionale della Filarmonica
di Stato della Sud-Boemia, nella Repubblica
Ceca. Dal 1994 al 2000 è stato Direttore
stabile dell’Orchestra Sinfonica di Brescia, dove
ha diretto l’integrale delle Sinfonie di
Beethoven e numerose altre pagine del repertorio
sinfonico.
Nonostante la giovane età, è un apprezzato interprete
del melodramma italiano anche all’estero
. È stato più volte ospite del Rossini Opera
Festival di Pesaro, del Festival dei Due Mondi di
Spoleto, del Festival di Martina Franca, del Festival
Verdi di Parma, del Teatro dell’Opera di
Roma, del Teatro Regio di Torino, del Teatro
Comunale di Bologna, del Teatro Carlo Felice di
Genova, del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
. All’estero ha diretto al Festival di Radio
France et Montpellier, al Festival di
Wexford, al Festival di Aix-en-Province, al Festival
di Saint-Denis, al Festival Mozart de La Coruña,
alla Filarmonica di San Pietroburgo, alla
Royal Festival Hall di Londra, all’Opera di
Marsiglia, presso il Teatro de La Monnaie di
Bruxelles, all’Opera di Lione, allo Hercules Saal
di Monaco di Baviera, alla Sala Nezahualcoyotl
di Città del Messico, al São Carlos di Lisbona, al
42° Festival internazionale di Osaka, alla Washington
National Opera, alla Seattle Opera, alla
San Francisco Opera e al Metropolitan di
New York. E poi ancora l’Orchestra dell’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra
del Maggio Musicale Fiorentino, la Gewandhaus
Orchester di Lipsia, la Sächsische Staatskapelle
di Dresda, l’Orchestra Sinfonica di Milano “G.
Verdi”, iWiener Symphoniker, la Mahler Chamber
Orchestra, l’Orchestra Filarmonica di San
Pietroburgo, la ORF-Vienna Radio Symphony,
l’Orchestre National de Montpellier, la Philharmonia
Orchestra di Londra, l’Orchestre National
de Belgique, Bayerisches Staatsorchester di
Monaco, la Philharmonie di Montecarlo, l’Ensemble
Orchestral de Paris, la Seattle
Symphony, I Solisti di Praga, la Russian National
Orchestra, l’Orchestra Filarmonica “G. Enescu”
di Bucarest, la Tokyo Philharmonic Orchestra,
la Tokyo Symphony Orchestra e la Kyoto
Symphony Orchestra.
Tra le sue incisioni discografiche: la Mirandolina
di B.Martinů, il recital di Juan Diego Flórez
dedicato a Bellini e a Donizetti con l’Orchestra
Sinfonica “G. Verdi” di Milano, che ha ottenuto
numerosi riconoscimenti internazionali,
tra cui il Cannes Classical Award 2004. Di recente
sono stati pubblicati: in DVD l’Armida
di Rossini e La fille du régiment di Donizetti e,
in CD Matilde di Shabran di Rossini, Nabucco
di Verdi e Maria Stuarda di Donizetti (DVD e
TDK) e Tancredi di Rossini al Maggio Musicale
Fiorentino.
Tra i titoli d’opera diretti con successo: Falstaff
(Seattle), una nuova produzione di Armida
(Metropolitan di New York), Don Carlo (Bilbao),
Il barbiere di Siviglia (Dresda), Don Pasquale
(Firenze),Manon Lescaut (Verona), Anna
Bolena in forma di concerto (Staatskapelle
di Dresda), Così fan tutte (Macerata), Lucrezia
Borgia (San Francisco), Il trovatore (Venezia),
Luisa Miller (Bilbao), Les contes d’Hoffmann
(Vienna), una nuova produzione dell’Elisir
d’amore (Dresda), I Capuleti e i Montecchi
(San Francisco), La Cenerentola (Opéra-Bastille
di Parigi), La scala di seta (Zurigo) e Otello
(Francoforte).