Adattamento e regia Massimo Navone
Produzione Tieffe Teatro e Centro Teatrale MaMiMò
Nell’adattamento del regista Massimo Navone, Otello è un soldato di ventura che, negli anni trenta del secolo scorso, su un’isola del Mediterraneo è al comando di una guarnigione di sodati nel corso di una guerra (quale non importa, guerra intesa come epitome del male). L’ambientazione del regista sarebbe cervellotica se non intervenisse il “tango” a dargli quell’afflato visceralmente poetico che incredibilmente si sposa con la drammaturgia del bardo. E, a merito del regista, dobbiamo dire che, malgrado tempo, luogo e azione siano mutati, la fedeltà al testo (seppure contaminato talvolta dal gergo militaresco) è stringente, tale cioè da non inquinarne la straordinaria forza poetica. Operazione drammaturgica riuscita e intelligente. Massimo Navone che oltre alla regia ha curato l’adattamento, ha messo la sordina all’azione scenica tradizionale e all’aspetto lirico per concentrarsi sul travaglio psicologico dei personaggi. E bisogna riconoscere che questa lettura mantiene forti effetti emotivi che, non dimentichiamolo, sono l’essenza del buon teatro. Tutta l’azione si svolge a ritmo di tango in una milonga, un bar/bordello frequentato dai militari della guarnigione e dalle “signorine” del luogo. Il tango è una danza intensa che vibra dentro dinamiche fisiche di contatto e di scambio esaltate dalla forza magnetica degli interpreti. I lunghi passi e lo “sguardo nello sguardo” ne accentuano fortemente la sensualità. Niente più del tango (ecco l’eccezionale intuizione di Massimo Navone) poteva fare da contrappunto passionale al crescendo di sospetti e gelosie di Otello che nell’ultimo tango stringe a sé fino alla morte Desdemona in un folle mix di amore e incontenibile raptus vendicativo.
Bravi tutti gli attori da Marco Maccieri che nei panni del subdolo Iago fa sfoggio di una bella voce dai toni variegati e un’ottima espressività mimica e gestuale a Giovanni Rossi che interpreta il ruolo di Otello con un’intensità che attinge alla sfera dell’allucinazione. Sara Bellodi è una brava Desdemona e Cecilia Di Donato un’ottima Emilia. Di grande impatto emotivo le musiche selezionate da Marcella Formenti e bene interpretate dalle quattro coppie di ballerini che svolgono nel contesto la funzione del coro. Semplici e molto funzionali le scene di Elisabetta Gabbioneta.
Calorosi meritati applausi.