Per misurare il successo della performance del giovane Maurizio Lastrico nella sala grande del Teatro Elfo Puccini di Milano basta rilevare il cosiddetto (termine orribile) minutaggio. Sono stati più i minuti dedicati agli applausi e alle manifestazioni di entusiastico divertimento (con risate impetuose che sgorgavano felici, spontanee senza mediazioni culturali), che i tempi dedicati alla performance da parte del vulcanico, intelligente autore/interprete: Maurizio Lastrico. In realtà il cosiddetto minutaggio è un espediente retorico per dimostrare quanto reale sia stato il tasso di gradimento a dir poco travolgente dello spettacolo da parte dei numerosissimi spettatori. Quella di Maurizio non è una comicità di pancia, per intenderci quella della farsa o delle gags che pescano nella complicità del doppio senso e danno libero sfogo al viscerale divertissement. Quella dell’autore/interprete è una comicità colta, intelligente, è una boccata di ossigeno, una enorme flebo di allegria. Gli “endecasillabi danteschi“, caratteristica dell’artista (comico è troppo riduttivo) genovese sono il motore dell’intero spettacolo. Sul ritmo e sonorità delle terzine di Dante Maurizio racconta storie della sua vita, ricordi che svariano dal rapporto con la sua città, al carattere dei rivieraschi, all’amore, all’esilarante improvvisazione sulle poesie del (falso) poeta napoletano Tino Capuozzo (uno che ha scritto una poesia per ogni parola del vocabolario), ai racconti in cinque minuti della Bibbia e della vita di Gesù per non dimenticare quelli in endecasillabi (la camporella, il vicino, in treno, il proprietario di un bar dell’entroterra ligure di Levante) che, ad un alto tasso poetico, uniscono un’esplosiva comicità. I “racconti” si susseguono uno dopo l’altro senza lasciare il tempo di un respiro a chi assiste allo spettacolo.Una vera cornucopia di vivacissimi, esilaranti, irresistibili quanto ferocemente ironici siparietti. Ottima la regia dell’”esperto” bravissimo Gioele Dix.Uno spettacolo da non perdere. Anzi da rivedere.