La Festa di Irina di Valentina D’Andrea
“Qual è la cosa più bella che hai?”
Te lo chiedono i personaggi di questa storia.
Una vecchia foto li ritrae tutti attorno a un tavolo, il giorno dell’onomastico di Irina, la più piccola delle “Tre sorelle” di Anton Cechov.
Come rianimata dalle voci degli invitati che si accomodano in sala, la foto riprende i colori, i personaggi la vita, il fotografo la sua macchina
“Immagina che la gente viva al presente…” Click.
Scoppia la festa, la festa che dovrebbe accompagnare ogni attimo della vita. Ogni respiro.
La gioia di mangiare, di bere un bicchiere di vino, di ascoltare musica, di ballare con uno sconosciuto. Sono cose semplici, che stimolano i nostri sensi e mettono in circolo la gioia.
E’ questa la festa d’Irina. Un piccolo miracolo irripetibile. Presente e vivo. Semplice.
Come un gioco.
Ed è giocando che noi attori della compagnia Rumelaj ci siamo avvicinati all’opera dell’autore russo. Opera che tocca temi universali – la felicità, l’amore, la nostalgia del passato, la speranza nel futuro, la mancanza del tempo presente – e riguarda tutti gli esseri umani al di là della razza, del sesso, della religione.
Il primo passo è stato leggere più volte l’opera e individuarne i temi. Li abbiamo analizzati e discussi sia attraverso il punto di vista di ognuno, sia con la lettura di altri testi che toccassero gli stessi temi.
Il secondo passo è stato quello di lasciare i libri, entrare nello spazio scenico e abbandonarsi al nostro corpo e alle nostre intuizioni, ormai nutrite dei temi analizzati. Abbiamo così creato improvvisazioni personali e ludiche, stabilendo un punto di contatto, un ponte tra noi e l’opera di Cechov.
L’ultimo passo è stato quello di unire le nostre improvvisazioni seguendo il percorso dell’opera.
A guidare i nostri giochi è stato Flavio Albanese -attore e regista diplomato alla Scuola di Teatro di G. Strehler e perfezionato all’Alta Scuola diretta da J. Altschiz, con la collaborazione di Terry Vallarella, cantante fondatrice del quartetto Faraualla e di Marigia Maggipinto, danzatrice della compagnia Tanztheater di Pina Bausch.
Il gioco abbatte le barriere e gli schemi, sconvolge la routine che rende la vita sempre uguale. Una ripetizione scandita e ipnotica, che ci addormenta. E attraverso il gioco, i temi dell’opera di Cechov, che proprio per il loro spessore rischiano d’essere trattati in modo retorico, rivelano la loro essenza, il fulcro vivo, la reale tensione che li anima. Grazie al lavoro con Albanese ci siamo allontanati dal testo letterale di Cechov, attraverso il gioco appunto, per riscoprirlo poi nell’essenza, e ritrovarcelo addosso non più come parole “morte” ma come parole che producono un movimento. Parole che vivono.
In questa festa, il pubblico è chiamato a giocare. A ballare. A dire la sua. Si abbatte la barriera convenzionale che divide attori e spettatori e si crea uno spazio comune a entrambi per uno scambio reale e vivo.
I personaggi della storia di Cechov si sono lasciti morire rimpiangendo il passato e sperando nel futuro, senza mai vivere il presente. E la sera della festa di Irina, avranno la possibilità di rianimarsi, uscire dalla foto e sussurrare ai vivi “Quando inizierete a vivere?”
Qui ed ora, così come sei. Giocando a “qual è la cosa più bella che hai?”
Tu.
L’ONOMASTICO DI IRINA 13-14-15-16 giugno 2013, ore 20:30
Presso il terzo padiglione del Centro Culturale Elsa Morante di Roma,
Spettacolo teatrale con aperitivo/cena
Per informazioni e prenotazioni: 3398431628 e paleari.raffaella@libero.it