Coda lunga, lunghissima al botteghino per poter assistere al concerto di Stefano Bollani Danish Trio, di certo fra gli appuntamenti più attesi (e affollati) del ricchissimo programma della Casa del Jazz Festival di Roma.
Merito anche del passaggio televisivo? Forse sì, perché appare chiaro che nonostante i ben dieci di attività e diversi dischi realizzati insieme (l’ultimo registrato a New York) la grande popolarità per il Danish Trio formato da Stefano Bollani al pianoforte, Jesper Bodilsen al contrabbasso e un brillantissimo Morten Lund alla batteria, si è rafforzata con la parentesi televisiva di Sostiene Bollani, delizioso programma di Rai Tre (molto seguito anche se in onda in terza serata praticamente) in cui il mirabolante trio ha accompagnato musicisti e cantanti anche molto diversi.
Sempre più eclettico e trasversale Bollani, che lo scorso si era anche misurato con successo nell’impervio Concerto in Sol di Ravel (a Roma si è esibito anche a Santa Cecilia con Daniel Harding), torna al suo grande amore, il jazz e non senza contaminazioni.
Al di là della visibilità televisiva che ha saputo ulteriormente mostrare il suo eclettismo, il trio, dalla tecnica incredibile e dall’empatia consumata, dialoga con verve e allegria fra improvvisazione e duttilità, senza mai sovrastarsi o senza pretese di superiorità.
Il dialogo è spesso alla pari e il trio, tecnica incredibile, suono brillante, riesce con la stessa consumata nonchalance a emozionare, a riproporre pezzi nuovi, a sorprendere con i classici o a “rispolverare” brani italiani che riacquistano vitalità, come la bellissima versione di Mi ritorni in mente (il titolo del loro primo album), introdotta dal contrabbasso e ripresa dal piano e dalla batteria, ma anche a proporre brani semi sconosciuti, come il bellissimo omaggio a Enzo Jannacci, una piccola rarità in chiusura di serata.
Stefano Bollani poi oltre a un fenomenale musicista e un grande improvvisatore, si conferma anche uno squisito intrattenitore con tanto di gag per il pubblico, ulteriore testimonianza della sua straordinaria versatilità, ma anche della spiccata capacità di tenere la scena.
E il pubblico, attento e caloroso, ringrazia fra gli applausi.