Tre donne sul palco zattera del complesso termale Stufe di Nerone. Tre voci in una per far rivivere il bellissimo testo di Annibale Ruccello. Mamma piccole tragedie minimali, uno degli ultimi scritti del drammaturgo stabiese, chiude la seconda edizione della rassegna Teatro alla deriva, nata da un’idea di Ernesto Colutta, con la direzione artistica di Giovanni Meola. La rassegna ha offerto al pubblico quattro spettacoli di impegno civile nella suggestiva location del complesso termale. E davvero si recita “alla deriva”, su di una piccola zattera galleggiante sul laghetto termale della struttura. Il pubblico a riva assiste a quattro intensi atti unici sul ruolo della madre. Dalla figura “ancestrale” e onirica dell’esordio, la madre che racconta fiabe e che si è persa nel tempo, alla madre più moderna e per questo distratta. La madre di un tempo, quella con il dono della “cura” sembra essersi dissolta, sostituita da una dubbia figura femminile, pazza, distratta, o soltanto diversa. Le tre giovani attrici Fabiana Fazio, Valeria Frallicciardi e Alessandra Mirra, dirette da Giusy Crescenzo, si fondono in un’unica persona in una sorta di sincronico gioco che le vede attente ed energiche nella costruzione di una piecè che fa del ritmo la sua arma vincente. La prima delle storie narrate al pubblico è quella di Catarinella, seguono le fiabe di Mezzuculillo e de Il re dei piriti. Ma come tutte le opere di Ruccello, a seguire il riso si fa amaro quando ad essere narrata è la storia di Maria Carmela, che rinchiusa dalle suore crede di essere la Madonna e non solo.
Quando poi è l’apparenza che conta di più per una mamma, allora ecco che il risvolto è ancora una volta drammatico. È il caso della madre dell’episodio “Mal di denti” tratto da “Notturno di donne con ospiti”, talmente distratta dal suo male da non essersi accorta della figlia incinta.
Nell’ultimo degli atti unici della piecè “La telefonata” siamo all’apoteosi della figura materna attenta e premurosa. Un opposto che rappresenta la perdita completa delle tradizioni, una madre dimentica del suo ruolo che intesse una lunga chiacchierata al telefono, dove l’argomento più alto è la scelta dei nomi da telenovelas con cui battezzare i figli. Lo sguardo anticipatore e contemporaneo di Ruccello si rivela proprio in quest’ultima “mamma”.
Il finale è affidato allo sfogo di un’altra madre, la madre terra, che con un profondo tremore potrebbe magari scuotere le coscienze di queste donne alle prese con ansie e malesseri riversati in una dimensione onirica e fittizia.
Lo spettacolo, presentato da Ars Musae in collaborazione con Associazione Sant’Alfonso Maria de Liguori, è stato insignito da molti riconoscimenti. Vincitore del Premio Miglior Regia e Premio Miglior Attrice alla VI edizione del Rota In Festival 2011 – Festival Europeo della Nuova Drammaturgia e dei Gruppi Teatrali Emergenti.
di Annibale Ruccello
con Fabiana Fazio, Valeria Frallicciardi, Alessandra Mirra
Musiche originali Antonio Saturno
Costumi Francesca Apostolico
Scene Antonello De Leo
Progetto e regia Giusy Crescenzo