Max Ionata sassofoni
Dado Moroni pianoforte
Il Narni Black Festival presenta mercoledi 28 agosto all’Auditorium S.Domenico di Narni, Dado Moroni e Max Ionata. E’ con un omaggio a Duke Ellington che Dado Moroni e Max Ionata hanno deciso di incrociare il loro percorso artistico dando vita e suono al cd “2 for Duke”,prodotto da Jando Music. Un viaggio di sola andata per Ellingtonia, una terra creata da due tra i più importanti artisti del ‘900, Duke Ellington ed il suo alter ego Billy Strayhorn, un uomo che amava stare nell’ombra, a detta di molti il vero ispiratore dell’estetica ellingtoniana. Ma non importa chi abbia fatto cosa. Ciò che conta è che questi due geni contemporanei abbiano lasciato un’impronta indelebile su tutta la musica, non solo nel Jazz. Ellington e Strayhorn hanno inventato qualcosa che prima non esisteva, gettando le basi armoniche e melodiche di un linguaggio che anticipava i tempi di parecchi decenni.
Prodotto da Jando Music, in collaborazione con Via Veneto Jazz, questo disco è lo specchio della passione che Dado e Max hanno da sempre per la musica del “Duca” che li ha fortemente influenzati facendone nel tempo due Ellington “maniacs”. Nel raffinato dialogo a due tra piano e sax c’è tutta la passione, l’amore e l’ammirazione per l’eredità musicale che il genio del grande jazzista americano ha lasciato al mondo.
Dado Moroni, tra l’altro, ha collaborato a lungo con Jimmy Woode e Sam Woodyard, contrabbassista e batterista storici di Duke Ellington, consentendogli di immergersi a pieno nelle sonorità originali di colui che, da molti, è considerato il più grande compositore jazz di tutti i tempi. Sonorità che ritroviamo in “2 for Duke” anche grazie alle straordinarie capacità interpretative del sax di Max Ionata.
“Questo è un disco bellissimo. Perché è suonato con intensa partecipazione da due eccellenti solisti fra loro complementari. Originale e pregevole è l’idea di proporre un’interpretazione creativa in duo di musiche di Duke Ellington e di Billy Strayhorn: da un lato c’è il pianoforte di Dado Moroni (che in Just Squeeze Me usa anche il contrabbasso e in Solitude coniuga la voce con la tastiera); dall’altro Max Ionata che fa letteralmente cantare il suo sax tenore.
Di Max Ionata, ne ho apprezzato dal primo ascolto, qualche anno fa, il bel fraseggio sicuro e il suono del suo sax tenore che mi piace definire quasi intimo e privato e soprattutto “suo”, in quanto non ci sono somiglianze da citare, neppure – direi – dagli esperti che ne fanno deprecabile abuso. Qui ho trovato la migliore conferma, e la più continuativa, delle sue qualità e della capacità di immergersi nel nobile e complesso mondo ellingtoniano.
Quanto a Moroni, lo considero da oltre vent’anni il più “americano” e il più completo dei pianisti italiani di jazz, e so di non scoprire alcunché con una simile affermazione. Dado ha trovato queste particolarità nella sua indole, nella sua tecnica, nella sua consapevolezza di intenditore di musica e le ha perfezionate decidendo di vivere fra l’Italia e New York. E’ un pianista-jazzman a proprio agio in qualsiasi situazione, capace di trascorrere da momenti di stride tradizionale a un gioioso mainstream e a inattese torsioni informali. E non si dimentichi, per quanto riguarda <2 for Duke>, la sua lunga collaborazione con Jimmy Woode e Sam Woodyard che furono sidemen storici di Ellington.
Ma sembra il caso di rilevare, dopo l’ascolto ripetuto di questi undici brani uno più bello dell’altro nella composizione e nell’esecuzione, il vecchio problema del rapporto artistico Ellington-Strayhorn, per il quale si cercava di capire fin dove arrivasse il maestro e dove invece prevalesse il discepolo. E’ un problema insoluto, tuttavia è bene cogliere l’occasione per rievocarlo. Sei brani di <2 for Duke> (cioè la maggioranza, ed è giusto) sono di Ellington; uno è di Ellington-Strayhorn insieme, tre sono di Strayhorn e infine c’è Perdido firmato da Juan Tizol. Strayhorn si presentò nel 1939 a Ellington con umiltà come paroliere di canzoni, ma lo impressionò assai con due brani, lo stupendo Lush Life e Something to Live for (un titolo simile a What am I here for? ). Le differenze stilistiche ed estetiche sono minime e portano acqua, caso mai, al mulino di Strayhorn. Non credo che simili pensieri da azzeccagarbugli fossero presenti a Moroni e a Ionata, ma li hanno ridestati con la scelta dei brani e anche per ciò questo è un disco bellissimo”.(Franco Fayenz)
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