Si tinge dei passionali colori della Sicilia il doppio appuntamento di danza e opera alle Terme di Caracalla con il balletto Terra e cielo e la Cavalleria Rusticana di Mascagni.
Apre la serata Terra e cielo, nuova, breve creazione coreografica di Micha Van Hoecke sulle note della magnifica colonna sonora del Gattopardo scritta da Nino Rota per l’omonimo film di Luchino Visconti, Palma d’Oro a Cannes nel 1963. Spunto del balletto è la fervida immaginazione di un giovane artista che si imbatte nei fantasmi dei personaggi di Tomasi di Lampedusa, ricostruendo a tratti la vicenda, attraverso il Principe di Salina, Don Calogero o Concetta, ma di fatto interamente costruita intorno alla purezza del pas de deux di Angelica (l’incantevole Alessandra Amato) e Tancredi (Alessio Carbone), vero cuore della vicenda.
In pieno stile risorgimentale i costumi di Pier Luigi Pizzi che cura anche l’impianto scenico che si concretizza in una dimora bassa, povera e bianca a richiamare il paesaggio mediterraneo. Etereo e un po’ evanescente, il balletto è molto elegante, onirico ed evocativo tanto da non spingersi nella maestosità del celebre valzer finale.
Seconda parte della serata con Cavalleria rusticana di Mascagni in cui il paesaggio mediterraneo dominato da un’agave va un po’ a rappresentare la continuità della Sicilia di Tomasi di Lampedusa.
In Cavalleria appare subito evidente l’unitarietà del progetto portato avanti da Pizzi nel doppio appuntamento Tosca-Cavalleria che ha deciso per un netto spostamento di carattere temporale delle due opere.
Evidentemente sarà stata anche la scarsa simpatia con il verismo a spingere Pier Luigi Pizzi a percorrere strade alternative e ad ambientare la Cavalleria Rusticana di Mascagni negli Anni Trenta, in piena epoca fascista, ma al suo primo approccio da regista con la più celebre delle opere veriste, Pizzi fa in modo tale che non resti volontariamente nulla del folklore di Verga e di Mascagni tanto che il tradizionale coro (efficace, diretto da Roberto Gabbiani) di contadini e di contadine viene trasformato in un gruppo di paesani, fra camicie nere e borghesi ben vestiti che festeggiano il giorno della santa Pasqua e che non prendono neppure parte alla processione religiosa che viene praticamente soppressa.
Fulcro della vicenda resta sempre Santuzza (una straziante e drammaticissima Anna Pirozzi) sedotta e abbandonata, che si aggira disperatamente lungo le colonne della dimora bianca (con terrazzo e scale laterali) su cui si apre la cantina del paese in festa.
Privata del verismo sanguigno e intrinseco, del mondo e delle dinamiche contadine, Cavalleria resta un po’ difficile da digerire per i puristi, ma a riequilibrare il dramma interviene la direzione del maestro Gaetano D’Espinosa, molto vigorosa e drammatica e il bel cast, soprattutto femminile composto da Anna Pirozzi, disperata Santuzza, la biondissima Elena Zilio, una garanzia nel ruolo di Mamma Lucia, la suadente Lola di Annalisa Stroppa, il tenore Kamen Chanev (Turiddu), Claudio Sgura, ben calato del ruolo di Alfio che da carrettiere diventa gerarca fascista.
Ultima replica mercoledì 7 agosto alle ore 21.00.