adattamento e traduzione di Saverio Marconi
uno spettacolo di Saverio MARCONI – Ada BORGIANI – Carla ACCORAMBONI
colonna sonora scelta da Marco IACOMELLI
Dopo l’anteprima a Pesaro, per la prima volta la Compagnia della Rancia va in scena al Castello della Rancia di Tolentino – da cui prende il nome – venerdì 30 agosto alle 21.30, rappresentato per le giornate di Popsophia alla Biennale Internazionale dell’Umorismo dell’Arte in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Macerata; il tema della Biennale – l’aforisma di John Morreal “O combatti, o scappi, oppure….ridi” viene ripensato da artisti filosofi e giornalisti: “Oppure” è l’alternativa che riassume tutte le caratteristiche della multiforme e contraddittoria filosofia del presente e, per la Compagnia della Rancia, si declina in “Oppure…RECITI”.
Opera teatrale in cinque atti, Ubu Re (nato da un libriccino sulle disavventure di P. H. ovvero Padre Hébert, il professore di fisica di Alfred Jarry) venne rappresentato per la prima volta il 10 dicembre 1896, al Théâtre de l’ Œuvre di Parigi e destò scandalo sin dal discorso introduttivo dell’autore e il “merdre” iniziale.
Jarry, che tra i primi affronta il tema dell’assurdità dell’esistenza, deve infatti la sua fama alla creazione di un personaggio come “Padre Ubu” che rappresenta – con la sua avidità di denaro, ammaliato dal potere, cinico, brutale e allo stesso tempo pavido – il piccolo borghese del suo tempo.
Incredibilmente attuale, nell’adattamento teatrale di Saverio Marconi, Ada Borgiani e Carla Accoramboni una serie di oggetti inanimati prendono vita diventando ora paesaggi ora personaggi, disposti a ogni tipo di scelleratezza per la conquista del potere: il popolo ha le fattezze di un improvvisato biliardino, l’assenza di senso critico fa ondeggiare teste fissate su delle molle. Una caffettiera, una calcolatrice, un paio di occhiali, posate di diverse fogge e un portaghiaccio sono solo alcuni dei rifiuti che, oscuramente manovrati, sono resi vivi dai due animatori Ada Borgiani e Marcelo Cosentino in una inedita e imprevedibile forma, fedeli al principio di deformazione alla base dell’universo di Jarry. Immagini mostruose ed elementi grotteschi danno così vita a un nuovo tipo di umorismo, che risulta quanto mai attuale, attraverso un percorso creativo di ricerca in continuo divenire.
In una Polonia leggendaria, ma allo stesso tempo così simile a quella reale, tra personaggi storici realmente esistiti – come il Re Venceslao o l’Imperatore Alexis – e congiurati, popolo, magistrati, paesani, l’armata russa e quella polacca, Padre Ubu s’impadronisce del trono uccidendo Re Venceslao, e quindi tutti i nobili e coloro che l’avevano sostenuto: ma deve diffidare del Principe Burgrelao, intenzionato a riconquistare il trono di suo padre.
L’azione e i cambi di ambientazione sono sottolineati da una scelta musicale curata da Marco Iacomelli; lo stesso Marconi, Giovanni Moschella, Gabriela Eleonori, Miriam Moschella, Gian Paolo Valentini, Carla Accoramboni, Leonardo Palmarucci, Ada Borgiani e Davide Nebbia prestano le loro voci per le ciniche affermazioni di Padre Ubu, Madre Ubu e degli altri personaggi.
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