LXIII Sagra Musicale Malatestiana
Rimini Palacongressi
Cifra stilistica: la qualità
(27 agosto 2013)
Il bellissimo Palacongressi di Rimini dalle linee moderne ed aerodinamiche ha ospitato la LXIII edizione della Sagra Musicale Malatestiana che propone concerti d’altissimo livello con orchestre e direttori prestigiosi.
Il Festival si è aperto il 27 agosto 2013 con un concerto veramente d’eccezione: la bravissima Rotterdam Philarmonic Orchestra, guidata dal suo direttore stabile Yannick Nézet-Séguin, ha eseguito due grandi pagine di Pëtr Il’ič Čajkovskij, l’Ouverture-fantasia in Si minore dal poema sinfonico Romeo e Giulietta nella sua versione del 1870 e la Sinfonia n. 6 in Si minore op. 74 “Patetica” ; la special singer Anna Caterina Antonacci ha cantato i Wesendonck Lieder di Wagner, in omaggio all’anno wagneriano.
Nell’Ouverture di Romeo e Giulietta, lenta e cupa all’inizio, si instaura un dialogo dilatato tra la voce chiara di violini e viole e quelle scure di violoncelli e contrabbassi col sostegno morbido delle percussioni e dei fiati; momenti esplosivi del tutto orchestrale con le arcate robuste degli archi e i ghigni dell’ottavino, con l’agitazione dei violini e la violenza delle percussioni si alternano a momenti di quiete con suoni in dissolvenza dei violini e a sprazzi di luce coi fiati, è un percorso violento che approda alla tregua, dove le voci degli ottoni e dei legni escono dal mare sonoro pieno e trascinante degli archi e si conclude in un clima di serenità con flusso sonoro sospeso e tenuto fino al finale esplosivo. Bravissimi.
L’Antonacci, soprano e mezzosoprano al tempo stesso per l’unicità del timbro vocale, si è cimentata in un repertorio inusuale con eleganza, temperamento drammatico, forza espressiva, solida tecnica ed eccellente arte interpretativa.
Bellissima, con un magnifico abito verde smeraldo, apre la serie con un lied nostalgico, cantato con emissione morbida, messa di voce, progressione sostenuta verso l’acuto (Der Engel=L’angelo); è più aggressiva nella protesta di Stehe still=Fermati, con slanci acuti, suoni tesi tipici della vocalità wagneriana, emissione sul fiato, ma poi il canto si ammorbidisce con mezze voci, pienezza e rotondità del suono in tutti i registri per esprimere l’estasi che si dilata nel breve delicatissimo finale strumentale riservato ai fiati. Nel lied Im Treibaus=Nella serra, che accomuna la sorte delle piante a quella umana, l’introduzione delicata col fil di voce degli archi è seguita da arcate dense e sommesse, la musica è penetrante e tiene scoperto il bellissimo colore vocale dell’Antonacci che produce suoni densi e rotondi e un bellissimo filato luminoso e tenuto.
Schmerzen=Dolori paragona il percorso giornaliero del sole al ciclo della vita, la musica molto presente è quasi in competizione con le sonorità piene del canto enfatico ed incisivo.
L’introduzione strumentale dilatata apre la via alla luminosità del canto in Träume=Sogni.
Le pagine non sono orecchiabili, ma molto intense, la voce dell’Antonacci è splendida, la tecnica vocale d’alta classe, l’interpretazione mirabile.
La seconda parte del concerto si apre con la voce sommessa del fagotto seguita dalle arcate cupe e lente delle viole e dei contrabbassi, un gioco d’archi e di legni con “pertichini” di tromba porta alla vivacità del tutto orchestrale, poi la dolcezza del suono a mezza voce dei violini che attaccano in pianissimo il noto tema sognante della Patetica e lo dilatano in crescendo (magnifico vedere tutti gli archetti che si muovono all’unissono), tema ripreso dal clarino con suono morbido in dissolvenza verso il registro grave, infine l’esplosione e l’agitazione di tutti gli strumenti, la velocità rapidissima degli archi e il ronzio dei calabroni, lo strappo lacerante degli ottoni e delle percussioni sul lamento dei violini e la dolcezza dei flauti. All’Andante mosso – Allegro non troppo segue l’Allegro con grazia. E con vera grazia il ritmo danzante è tenuto dalla leggerezza dell’orchestra, che produce uno scintillio di colori nell’Allegro molto vivace e sonorità più morbide e intime nel Finale in pianissimo dell’Adagio lamentoso.
Molto partecipe il giovane direttore Yannick Nézet-Séguin, che con l’autorevolezza del gesto e l’energia dello sguardo, ha condotto l’orchestra senza partitura nel variegato e tormentato mondo di Čajkovskij. Ề un’orchestra che colpisce per la bellezza dell’impasto e dell’amalgama sonoro e la precisione dei singoli strumenti, colpisce anche l’occhio la sincronia di movimento degli archetti. Un concerto di qualità. Pubblico soddisfatto.