Presentazione di Manuela Kustermann
1989! L’ANNO CHE HA CAMBIATO LA STORIA. E IN QUELL’ANNO NASCE IL TEATRO VASCELLO CON LO SPETTACOLO “QUI NON CI TORNO PIÙ” DI TADEUS KANTOR.
Sono passati venticinque anni da quella apertura prestigiosa con KANTOR, e poi BROOK, WILSON, LA STREB, PLATEL, FABRE, PETRONIO, IL LIVING, LA CLEVER… LA VALDOCA, RAFFAELLO SANZIO, MARCIDO, MONI OVADIA… Venticinque anni possono essere molti o pochi, ma certo sono passati in fretta, molte cose sono cambiate, molte persone care non ci sono più, eravamo giovani… Ora siamo smarriti, NOI GENTE DI TEATRO E LA SOCIETÀ DI CUI DA MILLENNI SIAMO SPECCHIO, e corriamo, corriamo rimanendo sempre nello stesso punto, come Alice. E il teatro? Quanto conta davvero il teatro? Sì, lo so, il teatro ti fa vivere emozioni, ti pone domande, ti migliora l’esistenza, ti apre a nuove esperienze… Ti fa intravedere nuove strade da percorrere. É un balsamo per l’anima e uno stimolo per la mente, ti può far piangere e ridere e farti arrabbiare, o anche annoiarti, a volte, certamente non lascia indifferenti. Crea il dialogo, che è quello che manca sopratutto in questo momento cosi vuoto di idee e di ideali. Ma è davvero così? È veramente così indispensabile? Credo che per molte persone sia così: sia indispensabile. Ecco allora lo scopo per continuare a mandare avanti un teatro, per quelle persone e per altre che magari anche solo per curiosità si possono accostare e restare affascinate dalla magia del palcoscenico. L’obiettivo è quello di sempre: offrire al pubblico spettacoli di qualità, spettacoli innovativi, dare voce e visibilità alle nuove compagnie emergenti, creare opportunità per i giovani, offrire alle compagnie di danza contemporanea un inserimento programmatico nel cartellone generale, sul palcoscenico del Vascello che, per ampiezza e visibilità, non ha uguali nel panorama romano. Creare un luogo di appartenenza per tutti, che accolga tutti, che sia vissuto come un luogo fruibile come punto d’ incontro, di studio, di ritrovo. Avrei voluto vestire la platea del Vascello di nuove poltrone… Avrei voluto portare altri miglioramenti… Ma la realtà del momento non lo consente, navighiamo in acque cattive, l’importante è tenere la rotta. Sono orgogliosa di presentare un cartellone con una sua originale poetica, con dei punti di forza notevoli, con delle novità e con dei felici ritorni abituali.
Ecco, non c’e molto altro da dire, inutile fare le solite rimostranze, chi segue il teatro sa la situazione… Il taglio dei finanziamenti… L’assenza di contributi della regione, del comune… La mancanza di un vero riconoscimento culturale e sociale, come se l’industria dello spettacolo dal vivo, perché di industria si parla, non facesse parte del mondo produttivo del lavoro, ma appartenesse a una schiera di simpatiche persone un po’ matte, che fanno spettacoli, cose…! Che tristezza! Allora, speriamo che il pubblico si metta una mano sulla coscienza e venga a teatro pagando il giusto biglietto.
La nostra nuova produzione di quest’anno rende omaggio a un artista che è stato rappresentativo di un’epoca e che con i suoi spettacoli ha varcato i confini dell’Italia, portando la sua arte in quasi tutto il mondo. Sto parlando di Ettore Petrolini, personaggio discusso forse anche per il suo “non dissenso” nei confronti del regime fascista, che nei suoi lazzi metteva però in ridicolo. Petrolini grande attore, autore, regista, soprattutto nella lingua del dialetto romanesco. Mi è sembrato doveroso rappresentarlo con un suo testo drammatico quasi mai rappresentato, che si svolge in quella piazza Guglielmo Pepe dove lui stesso, nei “padiglioni delle meraviglie”, davanti al teatro Ambra Jovinelli, imberbe venne scritturato nel ruolo di Sirena.
Ecco il programma, ciao a tutti,
Manuela Kustermann
ANTEPRIMA DI STAGIONE
22 settembre h 18.00
Theater Company Rinkogun
in collaborazione con l’Istituto Giapponese di Cultura in Roma
YANEURA (La mansarda)
testo e regia Yoji Sakate
con Aya Enjoji/ Mari Nakayama/ Tenshi Kamogawa/ Kenjiro Kawanaka/ Tsunekazu Inokuma/ Lee Ju-Won/ Hideyuki Sugiyama/ Yoko Matsuoka/ Maiko Hio/ Yosuke Suzuki/ Naofumi Takeyama/ Takashi Kobayashi/ Yuka Tanaka/ Yoko Fukuda/ Syoko Munakata
scene John Manjiro luci Isao Takebayashi suono John Manjiro/ Tokoha Utsumi
direttore di scena Norihiko Morishita amministrazione Michihiro Furumoto
sottotitoli italiani a cura di Alessandro Clementi
Yaneura è una pièce in cui confluiscono circa ventiquattro episodi apparentemente slegati l’uno dall’altro, che hanno lo scopo di gettare uno sguardo indagatore in un fenomeno sempre più diffuso nella società giapponese: quello degli hikikomori.
Il termine si riferisce ad adolescenti fino ai venti, trent’anni (o anche di più), che scelgono di autorecludersi nelle loro camere rifiutando qualsiasi contatto con il mondo esterno. Tutte le scene si svolgono all’interno di uno spazio comicamente claustrofobico, di appena due metri di larghezza: le dimensioni di una mansarda, lo yaneura. Nell’impianto della storia, “Yaneura” è anche il nome della stanza montabile a forma di tenda trapezoidale, prodotto messo in vendita via internet da una compagnia senza nome.
Con tocco leggero e umorismo, la pièce affronta il fenomeno hikikomori da prospettive diverse, attraverso lo sguardo di chi è costretto a uno stato di isolamento forzoso e autoimposto (ognuno dei quali occupa o ha occupato a suo modo lo yaneura), o di quello delle testimonianze di familiari e amici.
La varietà degli approcci narrativi all’interno di questa pièce gonfia di black humor, esplora le implicazioni del fenomeno hikikomori evidenziandone il carattere sintomatico di disfunzione sociale nel Giappone della postmodernità, ma nel contempo le accompagna alle esperienze rivelatrici di coloro che sono rimasti atomizzati dalla mancanza di comunicazione “reale”, e forzati a scegliere vite di confino e isolamento.
29 settembre dalle 19 alle 24
SGUARDI SONORI 2013
FaticArt (Contemporary Art Association, di Carlo Fatigoni e Sandro Cecchi)
CONCERTO ROSACROCE PER VETTOR PISANI
Alla no-stop del Teatro del Vascello parteciperanno:
Poeti: Mimma Pisani – Elio Pecora – Rosa Foschi e Luca Maria Patella – Valentino Zeichen – Francesco Serrao – Bianca Menna (Tomaso Binga) – Roberto Piperno – Nicola Monti
Filosofi, critici, galleristi: Antonio Rainone – Giovanna Dalla Chiesa – Laura Cherubini – Pio Monti – Simone Carella – Matteo Giacomelli – Patrizia Ferri
Attori, Performers: Manuela Kustermann, Mita Medici, Gaia Riposati, Human Installation (Kyrahm e Julius Kaiser), Mat&AleCo, Sandro Cecchi
Musicisti: Matteo Licitra, Paolo Bragaglia, Deeproject, Gianluca Jan Stefanelli
Filmakers: Marcello Grottesi, Deborah M.Farina, Ida Gerosa, Andrea Neri, Isabella Tirelli, Riccardo Vezzosi, Dino Viani
Esposizione artisti nel foyer: Alex Barchiesi & Giulia Camoglio – Oskar Barrile – Diego Fiori – Carlo Fatigoni – Andrea Neri – Leonardo Petrucci – Florindo Rilli – Isabella Tirelli
La serata avrà un collegamento in live streaming
posto unico € 10 ridotto
STAGIONE TEATRALE 2013-2014
1 ottobre PRIMA INTERNAZIONALE
Odyssey Dance Theatredi Singapore e Motus danza
PRIMA PARTE
OM
Choreographer Dr Danny Tan
Performers ODT Main Company
L’Odyssey Dance Theatre Main Company (ODT) è una delle compagnie professionali più importanti dell’area Asia Pacifico , rinomata per l’uso creativo di strumenti multimediali con semplici immagini usate per descrivere concetti complessi. Fondata nel 1999, la compagnia ODT ha come obiettivo la produzione di lavori originali ed è divenuta ambasciatrice nel mondo della cultura di Singapore, in festival, conferenze, mercati d’arte e scambi culturali. Negli anni l’ODT ha effettuato 27 tournee internazionali in 23 città e in 14 paesi in Asia, Europa e Stati Uniti.
Oltre all’eccellenza nella produzione di spettacoli di danza contemporanea, ODT ha intrapreso altre iniziative per promuovere la danza a livello globale tramite le sue 4 Divisioni: ODT International, Young Artists Project Performers, Arts4youths and ODT Cares.
SECONDA PARTE
MEETING POINT
Esistono luoghi d’incontro che non sono fisici, ma luoghi dell’anima.
Sono spazi di pensiero, di cultura e di affetti dove ogni scambio rappresenta un’opportunità.
In un mondo globalizzato che si illude di comunicare con tutti, riscoprire luoghi di vero incontro, con quella costruttiva messa in discussione dei parametri culturali dominanti, dei pregiudizi e degli stereotipi, può essere un atto rivoluzionario.
Coreografie Simona Cieri
Soggetto Rosanna Cieri
Danzatori Veronica Abate, Martina Agricoli, André Alma, Maurizio Cannalire, Simona Gori.
Regia Rosanna e Simona Cieri
4 -13 ottobre
TSI La Fabbrica dell’Attore
in collaborazione con Compagnia Massimo Verdastro
IL PADIGLIONE DELLE MERAVIGLIE
di Ettore Petrolini
drammaturgia di Massimo Verdastro ed Elio Pecora
con Massimo Verdastro, Manuela Kustermann,
Gloria Liberati, Luigi Pisani, Giuseppe Sangiorgi, Emanuele Carucci Viterbi e Chiara Lucisano.
scene e costumi Stefania Battaglia
collaborazione ai movimenti di scena Charlotte Delaporte
luci Valerio Geroldi
sound design Mauro Lupone
consulenza tecniche circensi Daniele Antonini
consulenza letteraria Luca Scarlini
realizzazioni scenografiche: Peroni s.p.a, Alessandro Brambilla
realizzazioni costumi: Sartoria Teatrale Fiorentina
regia Massimo Verdastro
“Il Padiglione delle meraviglie”, scritto da Ettore Petrolini nel 1924, è una delle opere teatrali più amare e crudeli del grande attore e drammaturgo romano. In un atto unico in due quadri, l’autore fa rivivere l’ambiente che l’ha visto nascere all’arte: quella piazza Guglielmo Pepe di Roma, piena di baracconi e variegata umanità – imbonitori, lottatori, maghi, trasformisti – dove il grande comico, poco più che adolescente, si esibiva come “donna sirena“.
“Il Padiglione” è il trionfo della parola e del corpo, di sfide reali o simulate, di serragli di uomini e donne ‘mostruosi’ che, come mezzo primario di sopravvivenza, si offrono al famelico bisogno di stupore e spaesamento del pubblico. Tiberio, Lalli, Sirena Tigre, Amalù, Zenaide, Evelina, sono i personaggi di un mondo ammaliatore e ipnotico, ma anche precario ed emarginato, intriso di un carattere cruento, in cui i sentimenti primari prendono il sopravvento sopra ogni convenzione sociale.
Il tessuto drammaturgico dello spettacolo integra nel testo di Petrolini, lasciato pressoché intatto, i contributi scritti dal poeta Elio Pecora per alcuni personaggi. La parola poetica fa da eco alle ‘voci di dentro’ delle creature petroliniane che, improvvisamente, per un attimo, si esprimono con parole nuove, inaspettate. “Il testo è una prigione, diceva Petrolini, occorre evaderne! L’attore deve saper entrare e uscire dalpersonaggio, dismettere i panni della finzione e rivelare se stesso”.
14 ottobre ore 17,30 ingresso libero
PER LA POESIA E IL TEATRO: FABIO DOPLICHER DIECI ANNI DOPO
intervengono:
Enrico Bernard, Antonio Calenda, Rodolfo Di Biasio, Mario Maria Giorgetti, Roberto Guicciardini, Plinio Perilli, Valeria Rossella
attori: Francesca Benedetti, Alberto Caramel, Manuela Kustermann, Massimo Verdastro
ore 21
PROIEZIONE DEL FILM TV “METAMORFOSI VENEZIANE” (RAITRE – 1985)
di Fabio Doplicher regia Giancarlo Nanni
16 -20 ottobre
TSI La Fabbrica dell’Attore
MALÌA
di Gianni Guardigli
regia Ida Bassignano
scene e costumi Claudia Calvaresi
con Stefania Felicioli e Elisabetta Piccolomini
Malìa come una magìa, seppure nella quotidianità ottimista della provincia emiliana.
Una Malìa che ha molte origini, dalle più alte alle più banali: dalla vicenda della madre di Cristo con cui la protagonista scopre progressivamente nella propria vita coincidenze e affinità, all’appartenenza alle ammiratrici del mitico Mal dei Primitives, star canzonettara degli anni sessanta. E il punto d’equilibrio potrebbe essere la ‘dizione cinese’ del nome della donna (Maria) da parte dell’immigrata asiatica che spia la sua arte sartoriale fino a replicarne perfettamente il segno e la precisione.
In realtà la ‘malìa’ vera è quella di una donna che non si arrende a tutti i rovesci che le si abbattono addosso, quelli di una vita qualsiasi che pure su di lei si accaniscono e trovano argine solo nel suo buon senso e nella sua ironia. Certo è credulona, o ingenua, come oggi non ci si potrebbe più permettere, Maria. Ma è quasi schiacciata, nonostante furbizia e carattere, dal peso della storia: tutti i fatterelli che racconta, interloquendo con Anna, un’altra figura femminile saggia e colta ( forse un alter ego agli antipodi, o forse una testimone-narratrice), sono il frutto degli anni del nostro benessere, dal boom cosidetto degli anni ’60 fino allo stallo critico di oggi, che non è solo economico e finanziario. Tutto lascia un segno nella vita di Maria, che solo per qualche malìa, davvero, non vuole perdere la speranza. Anche solo di una qualche ‘normalità’, dentro l’ovattato calore della provincia emiliana. Che solo d’estate e nella memoria si spinge fino alla Riviera di Gabicce, dove in una notte lontana la malìa si fece magìa, con l’incontro ravvicinato con l’eroe di vinile, la visione della felicità e l’arrivo di un figlio. Ma lei non si è mai scomposta, ha continuato a tagliare e cucire abiti bellissimi, imbastendo allo stesso modo anche la sua vita modesta. In cui ogni spettatore potrà misurare e verificare la propria.
Da questo testo scritto da Gianni Guardigli (romagnolo di Forlì) emana forte l’odore e il sapore di una terra. Ma senza nessuna retorica patriottarda o secessionista, quanto invece ricchezza di un umore e di una caratterialità positivi, che può permettersi di commuovere giocando con i modelli di illusioni e consumi facili e universali.
21 ottobre ore 21
Compagnia Diritto & Rovescio
con il Patrocinio dell’Ambasciata del Portogallo
presenta
Appuntamento con ANTONIO TABUCCHI
Reading con musica dal vivo
Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa
di Antonio Tabucchi
con Massimo Popolizio e Gianluigi Fogacci
adattamento teatrale e cure registiche di Teresa Pedroni
Musica dal vivo
Isabella Mangani (voce), Felice Zaccheo (chitarra portoghese e chitarra classica)
Light designer Luigi Ascione
Aiuto regista Simone Faucci – Assistente alla regia Elena Stabile
Lo spettacolo nasce come omaggio al grande scrittore Antonio Tabucchi da poco scomparso. La scelta della messa in scena di questo racconto ci è sembrato un modo per dialogare ancora con lui e continuare a narrare in teatro il suo magico e irripetibile narrare. In questo racconto Tabucchi, con tenerezza e passione, descrive la morte di uno dei più grandi scrittori del Novecento della cui opera lui stesso si è occupato lungamente,traducendola e diffondendola nel mondo.
Il testo ripercorre gli ultimi tre giorni di agonia di Fernando Pessoa. Nel novembre 1935 Fernando António Nogueira Pessoa si trova nel suo letto di morte all’ospedale di São Luís dos Fanceses e come in un delirio, il grande poeta portoghese riceve i suoi eteronomi, i suoi personaggi letterari (Álvaro de Campos, Alberto Caeiro, Ricardo Reis, Bernando Soares, António Mora), parla con loro, elabora conflitti ancora aperti, detta le sue ultime volontà, dialoga con i fantasmi da lui stesso creati che l’hanno accompagnato per tutta la sua vita. Sarà l’attore Massimo Popolizio, nei panni dello stesso Pessoa, ad incontrare i vari eteronimi – interpretati da Gianluigi Fogacci – e in questi appuntamenti come per magia tornerà a tratti anche ad incarnarli, a ripetere le loro parole, i loro gesti, in un’atmosfera sospesa e inquietante, quasi ne fosse posseduto. Si assiste così alle varie trasformazioni di Pessoa come ad un rituale di congedo definitivo dai suoi personaggi e quindi anche dalla vita. Lo accompagnano in questo percorso struggente la voce della giovane cantante di Fado Isabella Mangani e la chitarra portoghese di Felice Zaccheo.
Un addio alla letteratura e alla vita che negli artisti somiglia in maniera impressionante alla vita vera… forse è la vita vera.
24-27 ottobre
BALLETTO DI ROMA
Consorzio Nazionale del Balletto
Direzione Artistica Walter Zappolini
Luciano Carratoni
presenta
The Quartet
COREOGRAFIE
Paolo Mangiola
Gianluca Schiavoni
Milena Zullo
Maitre de Ballet Disegno Luci
Piero Rocchetti Emanuele De Maria
The Quartet è il nuovo lavoro commissionato ai tre coreografi Milena Zullo, Paolo Mangiola e Gianluca Schiavoni. Creazioni originali per il Balletto di Roma dell’affermata Milena Zullo (per il Balletto di Roma ha già firmato la coreografia Contemporary Tango, portata con successo sul palcoscenico del Teatro Vascello nella stagione 2012/2013), a cui si uniscono i giovani Mangiola e Schiavoni, al cui attivo possono già vantare esperienze professionali con prestigiose compagnie nazionali e internazionali del calibro della britannica Wayne McGregor | Random Dance con cui Paolo Mangiola ha collaborato, o il Teatro alla Scala per il quale Gianluca Schiavoni è divenuto una delle firme coreografiche degli ultimi anni realizzando le creazioni L’Altro Casanova, Romeo et Juliette e per la stagione 2012 L’altra metà del cielo in collaborazione con la regista/coreografa Martha Clarke e su musiche e libretto di Vasco Rossi.
Percorsi artistici e professionali differenti, che saranno affidati ai solisti del Balletto di Roma in una serata speciale dove i molteplici linguaggi coreografici si fonderanno con altrettanti brani musicali estratti da Mozart e Verdi fino ai contemporanei M.Ritcher, J.Talbot, R.Teague, B.Iver. Musiche senza tempo catapultate in una serata dove eterogenei linguaggi contemporanei annulleranno quanto di più retorico e codificabile si possa esprimere dell’arte in genere e delle sue più impensabili applicazioni.
Kimera
coreografia Gianluca Schiavoni | musiche M.Ritcher
La fusione dei corpi dei danzatori nel continuo rincorrersi dei movimenti rivela sfumature di un’entità che come il celebre mostro mitologico e’ emblema dell’ unità composta da soggetti eterogenei. L’idea della molteplicità che genera sempre infinite possibilità consente alla coreografia di sperimentare nuove composizioni permettendo di esprimere realtà alternative e affascinanti. Il movimento elegante e sinuoso, libero e sensuale e’ la matrice che rivela in maniera quasi ossessiva questa continua ricerca. Queste nuove ricomposizioni, queste diverse combinazioni sono Kimera
Race Race
coreografia Paolo Mangiola | musiche J.Talbot, R.Teague, B.Iver
La piece esplora il doppio significato della parola “race” intesa come “gara, competizione” o “razza”, “etnia”. Utilizzando estratti del romanzo “Le onde” di Virginia Woolf, il lavoro si interroga sul concetto stesso di identità e senso di appartenenza, riflettendo gli sbilanciamenti, gli scontri, gli incontri che ogni essere umano opera all’interno di una comunità.
Omaggio a Verdi
coreografia Milena Zullo | musica G.Verdi
Un omaggio al compositore italiano attraverso un opera da camera non così conosciuta come il suo quartetto in mi minore per archi. Un lavoro ove il movimento che parte dalla volontà di raccontare la musica in forma astratta, finisce per colorarsi dei nostri più caratteristici tratti, divenendo così un atipico concerto nel quale due atipici direttori tratteggiano insieme alla piccola orchestra schizzi della nostra italianitá.
28 ottobre -10 novembre
LE VIE DEI FESTIVAL
domenica 3, lunedì 4 e martedì 5 novembre
in collaborazione con Teatro Vascello
ore 21.00
Compagnia Aire Aire (Barcellona)
Circus Klezmer
idea originale e regia Adriàn Schvarzstein
drammaturgia Irma Borges
con Eva Szwarcer, Emiliano Sanchez, Cristina Solé, Joan Català, Adriàn Schvarzstein
musicisti Petra Rochau FISARMONICA, Rebecca Macauley VIOLINO, Nigel Haywood CLARINETTO,
Quile Estevez PERCUSSIONI E SUONO
luci Charly Aparicio
dai festival: Brighton Festival (Gran Bretagna), Festival Castel dei Mondi
Dopo il grande successo dello scorso anno al Teatro Argentina torna a Le vie dei Festival il Circus Klezmer della compagnia spagnola Aire Aire di Barcellona: la musica klezmer, eseguita magistralmente dal vivo, e l’umorismo della cultura yiddish, si sposano con le abilità del circo e la comicità del teatro in uno spettacolo poetico ed esilarante. In scena, provenienti da tutto il mondo, musicisti e attori che sono anche acrobati, giocolieri, clown e Adriàn Schvarzstein. Ha vissuto in Spagna, Italia, Israele, ha lavorato con Dario Fo e Pina Baush, è lui l’eclettico, comico, dirompente artista di origine argentina ideatore, regista e interprete dello spettacolo che da Barcellona ritorna a Roma, grazie alla collaborazione con il Teatro Vascello, dopo aver conquistato pubblico e stampa in tutta Europa.
In un villaggio ebraico dell’est europeo, in un tranquillo (ma non troppo) Shtetl, i musicisti stanno accordando i loro strumenti e la musica si diffonde ovunque. E’ un giorno speciale, si celebrerà un matrimonio: la sposa è incantevole, la zia è terribile, lo zio è stonato, lo sposo non vede l’ora che giunga il suo momento, il matto del villaggio combina guai e tutti sono protagonisti – con tanto di coinvolgimento di pazienti e divertiti spettatori – di fantasiose peripezie, complice la scomparsa degli anelli dei promessi sposi. Nel Circus klezmer vedrete quindi volare, luminosa di passione e bellezza, una fanciulla di Chagall dai lunghi veli bianchi, e un clown che canta in Yddish schiantarsi senza danno come Jango Edwards; vi godrete l’esilarante danza di seduzione della zia brontolona che, da massaia alle prese con le patate da sbucciare, si trasforma (a modo suo) in pantera delle Folies-Bergéres.
I dipinti di Marc Chagall – capaci di trasportarci in una realtà distorta e fantastica – costituiscono il riferimento visivo dello spettacolo, che ha i colori e l’atmosfera delle vecchie foto di ricordi, mentre la musica klezmer – una musica per matrimoni e feste, scatenata e vivace, ma anche a tratti malinconica – si adatta perfettamente a tutti i diversi registri che si alternano nello scorrere della vicenda.
Adriàn Schvarzstein è nato a Buenos Aires, è vissuto in Spagna, Italia, Israele, ha lavorato con Dario Fo e Pina Baush. Ha partecipato come attore a spettacoli del Circo Ronaldo, di origine belga. E’ professore di commedia dell’arte, teatro di strada e opera.
E’ specializzato anche in teatro di strada, con suoi spettacoli The Bed, Greenman e Dans partecipa a festival di tutto il mondo. Attualmente è regista della compagnia Kamchatka. Inoltre é interprete e direttore del Circo Klezmer con il quale ha ottenuto notevole successo di critica e pubblico in tutta Europa.
12 -13 novembre
MM Company – Michele Merola
CINQUE CANTI
Coreografie di Michele Merola
Cinque coreografi. Un pretesto letterario. L’amore.
Come in un plot ben congegnato questi elementi costituiscono mezzo, occasione e movente per un lavoro che rifiuta ogni facile alibi seduttivo per lasciarsi condurre dal tema amoroso declinato nei suoi aspetti più introspettivi.
Tutto sembra accadere in un unico momento evocato da luoghi diversi, metafora di un amore che abbraccia e consuma la vita. E poco importa se i cinque coreografi qui impegnati vengono da esperienze diverse e a volte lontane. I loro registri compositivi dialogano regalandosi l’uno all’altro. Pezzi originali ed altri rimontati per l’occasione costruiscono un unicum coerente proponendo una lettura dell’amore tutta giocata tra sincerità e artificio. Diceva Calvino che nei poemi ariosteschi c’è un trabocchetto, un vortice che inghiotte i personaggi ad uno ad uno. La danza in questo spettacolo sembra avere il potere di accelerare questo processo fin quasi ad esserne il catalizzatore. Ha la capacità di trasferire dal palco alla platea un brandello di storia amorosa in cui riconoscersi, di giocare a riportare in superficie tracce di quel pensiero rimosso e silente che da secoli accompagna i nostri amori. (Pietro Quartani)
15 -16 novembre
ROMAEUROPA FESTIVAL
Guy Cassiers
ORLANDO
17 -18 novembre
Compagnia TeArca Onlus
Con l’Alta Medaglia del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
con il Patrocinio dell’U.I.C. Unione Italiana Ciechi
presentano
Attori non vedenti portano ‘alla luce” una storia di ‘invisibili’:
CONDOMINIO OCCIDENTALE
liberamente tratto dal romanzo omonimo di Paola Musa
soggetto e sceneggiatura di Paola Musa e Tiziana Sensi
musiche originali di Dario Rosciglione
supervisione alle scene di Alissa Bruschi
regia di Tiziana Sensi e Angelo Libri
PERSONAGGI E INTERPRETI
Personaggi principali:
Anna scrittriceDoriana Bandinelli
Anna, proiezione del personaggio della scrittriceChiara Scarpulla
Anna bambinaLuisa Banfi
Aurora figlia di AnnaLuisa Banfi
Barbone(l’anima maschile di Anna)Gerry Longo
21 -23 novembre
ROMAEUROPA FESTIVAL
Messiaen/Santasangre
HARAWI
27 -28 novembre
Compagnia Petrillo Danza
VAN GOGH
da un idea del Dott. Renzo Ovidi
Coreografia Loris Petrillo
Drammaturgia Massimiliano Burini
Interprete Nicola Simone Cisternino
Il nuovo lavoro di Loris Petrillo prende spunto dalla provocazione del Medico e Chirurgo Dott. Renzo Ovidi, Il quale sostiene, attraverso una valutazione clinica e non artistica, che Vincent Van Gogh, notoriamente considerato un pittore pazzo, in realtà non era quel folle che la storia ci ha presentato.
Un lavoro artistico dunque che unitamente alla considerazione specificatamente medica del caso, vuole esplorare il mondo più umano e sensibile di un uomo che, vittima di una vita precocemente desolata, priva di affetti intensi e profondi,si caratterizza di una personalità che funziona al limite della psicosi e per il quale l’arte è a volte terapia, a volte manifestazione di malattia.
29 novembre 1° dicembre
CINEDEAF
festival del cinema sordo di Roma
in collaborazione con Istituto Nazione per Sordi
II Edizione
Il Festival, promosso dall’Istituto Statale per Sordi di Roma e giunto alla sua seconda edizione, intende promuovere e diffondere la cultura sorda, la lingua dei segni e la rappresentazione della sordità attraverso tre giorni di proiezioni, workshop ed eventi speciali.
Obiettivo del Festival è quello di portare a conoscenza del pubblico italiano la scena cinematografica del “Deaf Cinema”, ovvero “Cinema Sordo”, in cui attori, registi, sceneggiatori e produttori sordi realizzano un cinema visivo utilizzando principalmente la lingua dei segni.
La programmazione è ricca di appuntamenti articolati all’interno delle diverse sezioni di cui il Festival si compone. Oltre 40 sono le opere, pervenute da tutto il mondo, selezionate in CONCORSO per le categorie registi sordi, registi udenti e scuole (concorso aperto ancora fino al 15 ottobre). Si tratta di pellicole professionali ma anche di opere più immediate, nate dall’esigenza di raccontarsi attraverso il mezzo visivo, mezzo privilegiato dalle persone sorde. Passando dalla fantascienza al documentario sociale, gli argomenti affrontati sono i più disparati: dall’emarginazione alla solitudine dei sordi anziani, dall’amore alla difficoltà di comunicazione tra sordi e udenti, dall’educazione alla rivendicazione dei propri diritti da parte di una comunità, quella sorda, che in Italia non vede ancora riconosciuta la propria lingua né garantita la piena accessibilità dell’offerta culturale.
Il CINEDEAF vuole essere un festival cinematografico e insieme un’occasione unica per conoscere e vivere il mondo dei sordi e la sua cultura attraverso gli occhi dei suoi stessi rappresentanti e attraverso quelli di chi ha deciso di approfondire i diversi risvolti di questa invisibile disabilità.
Il Festival sarà interamente accessibile per il pubblico udente e per il pubblico sordo presente in sala attraverso la presenza di interpreti di Lingua dei Segni Italiana (LIS) e Internazionale (IS).
Tutte le opere saranno sottotitolate.
3-8 dicembre
Teatro di Dioniso
LO STUPRO DI LUCREZIA
di William Shakespeare
adattamento teatrale di Valter Malosti dalla traduzione di Gilberto Sacerdoti
uno spettacolo di Valter Malosti
costumi Federica Genovesi
cura del movimento Alessio Maria Romano
interpreti: Valter Malosti, Alice Spisa, Jacopo Squizzato
La storia di come Tarquinio stupri Lucrezia, invasato di lei dopo le lodi del marito Collatino all’interno di una bizzarra gara tra generali, e di come il suicidio della vittima spinga il popolo romano a ribellarsi e a liberarsi dal giogo della tirannia monarchica era stata succintamente narrata da Tito Livio e Ovidio e poi da Chaucer.
In Shakespeare la voce della donna si dilata e diviene uno dei più alti esempi di meditazione sulle conseguenze dello stupro visto dalla parte di una donna, attraverso un’ingegnosa serie di lamentazioni, introspezioni, allegorie, invettive contro il Tempo, la Notte, l’Occasione, e in una ekphrasis che è capolavoro assoluto : la descrizione di un quadro di argomento troiano memore forse di Giulio Romano e di Mantova, in cui il sacco della città diviene la sua propria violazione.
Non è un caso che Lucrezia e il suo suicidio provocarono vibranti polemiche e contrapposizione sul giudizio morale da dare a questa figura esemplare all’interno del mondo cristiano, vera “causa celebre” della casistica (vedi Agostino: “ammazzando sé stessa ha ammazzato un’innocente”).
Shakespeare qui dispiega la sua potentissima lingua e la capacità geniale di mescolare l’orrore all’anti-tragica parodia, con una specie di equilibrio incantatore che ci inghiotte nella musica delle parole senza concederci una qualche sospensione liberatoria. Una lingua tesa, turgida che sarà resa in italiano attraverso la versione teatrale di Valter Malosti tratta e adattata dalla recente traduzione in endecasillabi di Gilberto Sacerdoti. In scena i protagonisti sono due giovani attori appena diplomati alla Scuola per attori del Teatro Stabile di Torino diretta dallo stesso Malosti, Alice Spisa e Jacopo Squizzato, cui è richiesto un lavoro fisico e verbale violento ed estenuante, dentro una partitura sonora inquieta e multiforme. I corpi presentati nella loro crudezza ed evidenza appaiono come imprigionati in una sorta di ring/tribunale, un universo concentrazionario circondato da microfoni, spiati da un ambiguo narratore-voyeur che si sovrappone lentamente alla figura del marito di Lucrezia, Collatino, cui darà voce e ombre Valter Malosti.
Attenzione: s’informa che la presenza di scene di nudo e contenuti tematicamente violenti potrebbero offendere la sensibilità di qualche spettatore, in generale si consiglia comunque la visione ad un pubblico adulto.
10 dicembre
Beppe Gambetta in concerto
THE LONESOME ROAD
In viaggio con la chitarra tra ricerca, revival e forme originali di musica acustica
Beppe Gambetta torna a Roma con il suo nuovo progetto “The Lonesome Road”, una data unica al Teatro Vascello che porterà il pubblico lungo gli itinerari musicali e i viaggi che hanno contraddistinto la carriera dell’artista e che sono il contenuto del suo ultimo CD “The American Album”.
Beppe Gambetta è un artista genovese, che ha tratto buona parte delle sue ispirazioni dal viaggio e dall’incontro, vivendo una vita on the road mediamente per 250 giorni l’anno, suonando in continenti diversi, in molti Stati d’Europa e in tutti i 50 Stati degli USA. Ha studiato e ricercato la musica tradizionale di entrambe le sponde dell’Oceano, approfondendo l’appassionante repertorio legato alle emigrazioni europee dei primi anni del secolo scorso. I momenti salienti della sua carriera sone sempre stati legati proprio al viaggio e all’ incontro: dal primo disco Dialogs, registrato negli anni Ottanta bussando alla porta dei maestri americani che lo avevano ispirato, fino alle partecipazioni ai Festivals oltre la cortina di ferro o agli emozionanti incontri con i grandi genii della musica, da Fabrizio de Andrè a Pete Seeger e molti altri ancora. La figura di Beppe Gambetta è difficile da definire con una sola parola o categoria: chitarrista, compositore, cantante, ricercatore sono i primi termini che vengono in mente per descriverlo. Beppe ha collaborato con i vecchi suonatori della tradizione popolare italiana ed europea, ma anche con i musicisti acustici americani di avanguardia, la sua chitarra ha una voce particolare, quasi una sintesi tra le diverse tecniche popolari che sfocia in uno stile molto personale che si esprime con passione, forte senso melodico e ritmico sempre con una forte connessione con le radici. Nella sue scelte artistiche Beppe ha anche voluto reinterpretare con arrangiamenti acustici alcuni capolavori della musica d’autore, consapevole degli infiniti rapporti che legano la musica acustica ai movimenti artistici che negli anni si sono battuti per rendere il mondo un luogo migliore.
La capitale, ricca di fermenti multiculturali è il perfetto teatro per questo spettacolo che sarà anche legato al repertorio del nuovo CD “The American Album” dedicato alla Roots Music americana e ispirato dalla nuova esperienza di vita nella casa del New Jersey dove Beppe si è recentemente trasferito. Le scenografie saranno curate da Sergio Bianco e il concerto è prodotto in maniera totalmente indipendente da Beppe e sua moglie Federica Calvino Prina, una scommessa controcorrente come la produzione delle ormai collaudate Acoustic Nights al Teatro Stabile di Genova, giunte alla quattordicesima edizione e affermatesi tra i massimi eventi acustici teatrali della scena europea.
posto unico € 15
11 dicembre – 19 gennaio
TSI La Fabbrica dell’Attore
ANTONIO REZZA – FLAVIA MASTRELLA
Fotofinish (11–15 dic)
Bahumut ( 17-22 dic)
7-14-21-28 (26 dic.-6 gen)
Fratto X (7–19 gen)
«Qualcuno poteva forse pensare che, col trascorrere degli anni, il fenomeno Antonio Rezza-Flavia Mastrella fosse destinato a trovare un po’ di pace, se non il senso della ragione; e invece questa ragione ha sviluppato i suoi artigli fino a raggiungere la follia pura, ma elaborando il pensiero con un’acutezza così forsennatamente logica da fare a pezzi la sedicente realtà, assunta e cavalcata con criteri rigorosamente matematici».
Franco Quadri
21 gennaio – 2 febbraio
369gradi e Lungta Film
GIULIO CESARE / JULIUS CAESAR
di William Shakespeare
adattamento di Vincenzo Manna e Andrea Baracco
regia di Andrea Baracco
con Giandomenico Cupaiuolo, Roberto Manzi, Ersilia Lombardo, Lucas Waldem Zanforlini, Livia Castiglioni, Gabriele Portoghese
scene Arcangela di Lorenzo
disegno luci Javier Delle Monache
INVITATO A RAPPRESENTARE L’ITALIA DALLO SHAKESPEARE GLOBE THEATRE DI LONDRA FESTIVAL GLOBE TO GLOBE 2012 OLIMPIADI LONDRA 2012
VINCITORE DEL CERTAMEN ALMAGR-OFF / FESTIVAL INTERNATIONAL DI TEATRO CLASICO DE ALMAGRO 2012
Nel Giulio Cesare Shakespeare mette in scena una società in via di estinzione (quanta lungimiranza!), una società colta esattamente nell’attimo terminale del proprio crollo, una società vittima del suo fallimento intellettuale, spirituale e politico.
Shakespeare scatta una “fotografia” di una Roma livida e ferocemente allucinata dove sullo sfondo, al di là dei colli e dei monumenti, compaiono le nitide sagome di avvoltoi e di famelici cani rabbiosi pronti a scagliarsi con insaziabile violenza addosso a corpi mal conciati dal crollo fisico e nervoso.
La Roma disegnata da Shakespeare è una città che vive sotto un cielo di piombo, sotto l’ombra di un’ingombrante corona di ferro, una città di silenzi che si fanno culla di improvvisi rumori, assordanti; è una Roma dove si sentono scrocchiare mandibole e strofinare violentemente mani l’una contro l’altra (Casca), in cui i corpi, sfiorandosi, producono sordi suoni di lamiera (i congiurati tutti); è una Roma nascosta e privata che si raccoglie alla luce di una lampadina per produrre, poi, squarci e profonde ferite nei luoghi pubblici (ancora i congiurati); è una Roma che suona di passi solitari e furtivi (Cassio), di verità indicibili che esplodono in pensieri assordanti, in sogni maldestri (Cesare e Bruto), in visioni apocalittiche nate da menti di donne sterili (Porzia).
Una Roma vittima di un cortocircuito: via le luci, è l’ora della notte, nera, senza luna.
Il lavoro performativo e di preparazione allo spettacolo prenderà quindi le mosse da questi presupposti di “senso” , nel tentativo di restituire, attraverso studi e fasi di avvicinamento, la materia della parola shakespeariana.
Perché l’universo onirico è così presente nel testo in questione? Di che materia sono fatti i corpi dei personaggi che in quell’universo sembrano vivere? In quale luogo nasce la violenza arbitraria? Dove trova il suo terreno fertile? Shakespeare sembra suggerirci che la violenza incondizionata è l’unico strumento che la collettività è in grado di utilizzare per uscire dalle proprie crisi, dai propri disequilibri e crolli nervosi; aggregarsi per commettere delitti e assassinii contro colui o coloro che vengono, a torto o a ragione, reputati i responsabili della crisi stessa. Siamo davvero certi che l’antico meccanismo del “capro espiatorio” sia soltanto un lontano ricordo dalle società arcaiche?
Andrea Baracco
4 – 9 febbraio
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia
IL TORMENTO E L’ESTASI DI STEVE JOBS
tratto dall’omonimo libro di Mike Daisey
traduzione e adattamento di Enrico Luttmann
con Fulvio Falzarano
regia Giampiero Solari
Steve Jobs: un’icona del XXI secolo. Il suo ingegno ha cambiato il mondo, nessuno è rimasto escluso – nella nostra civiltà – dall’estetica e dagli agi della sua tecnologia. Di più: la sua utopia è stata determinante nell’immaginario collettivo. Basta pensare al suo celebre discorso agli allievi della Stanford University: «Siate affamati. Siate folli» esortazioni a non omologarsi, a osare che dal 2005 continuano a rimbalzare sul web.
Come accade sempre per figure tanto straordinarie, anche quella di Jobs – e ancor più della sua Apple – presenta però dei lati oscuri e Mike Daisey, coraggioso drammaturgo americano li evidenzia in un testo dinamico e acutamente critico. Un tipo di teatro che si fa strumento di discussione viva e che ha suscitato notevoli reazioni polemiche: la Apple ha dovuto fare delle precisazioni, ma anche Daisey si è visto costretto a dare conto di alcune sue “interpretazioni artistiche” non proprio rispondenti al vero, tanto che il suo testo continua ad essere aggiornato e dettagliato. Grazie alla traduzione e all’efficace adattamento del triestino Enrico Luttmann
Il tormento e l’estasi di Steve Jobs esordisce in Italia, prodotto dallo Stabile regionale. Al carisma di Fulvio Falzarano, il compito di farsi tramite delle riflessioni di Daisey, che intreccia la luminosa epopea di Jobs alla rivelazione del profilo inquietante e taciuto del “prezzo” pagato per quella tecnologia che ha cambiato il mondo.
Daisey è un convinto “seguace del culto di Mac”: ripercorre entusiasta i traguardi di Jobs esternando – in un divertente contrappunto – le sue (e nostre) smanie per ogni nuova creazione con la “mela”. «Steve è stato bravissimo – scrive – ci ha costretto ad aver bisogno di cose che non sospettavamo nemmeno di volere»: e così vai con i coloratissimi iPod, con gli iPhone, con la libertà assicurata dall’iPad… Libertà e purezza: l’attenzione al design e la tecnologia “alla portata di tutti” di Apple ci avevano forse illuso. Dietro il successo però c’è altro. L’assemblaggio dei nostri preziosi computer avviene a Shenzen, in fabbriche dove non esistono tutela né diritti degli operai, dove piccole mani di dodicenni puliscono i vetri degli iPhone con una sostanza tossica che li condannerà a un invalidante tremore… Fabbriche dove in nome del profitto 430.000 operai sono trattati da “ingranaggio umano” e dove il problema dei suicidi dei lavoratori si è affrontato installando reti sotto i capannoni. La Apple può ignorarlo? Daisey denuncia, non condanna: augurandosi forse che la consapevolezza collettiva faccia sì che quella mela che illumina i nostri oggetti più amati, possa un giorno non nascondere alcun marciume.
5 –23 febbraio SALA STUDIO (repliche dal mercoledì alla domenica)
TSI la Fabbrica dell’Attore – Fattore K
TRE ATTI UNICI DA ANTON ČECHOV
drammaturgia Chiara Boscaro
consulenza Fausto Malcovati
con Antonio Gargiulo, Valentina Picello, Roberta Rovelli, Roberto Rustioni
assistente alla regia Luca Rodella
movimento coreografico Olimpia Fortuni
ideazione e regia Roberto Rustioni
Roberto Rustioni parte dai tre vaudeville scritti da Anton Čechov in gioventu La domanda di matrimonio, L’orso, L’anniversario e attraverso una riscrittura drammaturgica tesa all’attualizzazione dell’autore classico indaga, riconducendo al presente, la tematica del rapporto uomo-donna.
In queste operette semplici ed efficaci risuona gia il teatro Čhecoviano piu maturo e aprendo queste scatole comiche si scoprono immagini naturali, squarci di vita che si mostrano e si chiudono in un lampo.
Le tre vicende riguardano un proprietario terriero che chiede in sposa la vicina di casa e si trova a litigarci per questioni di confini, un creditore che si presenta ad una vedova inconsolabile chiedendole di saldare i propri debiti e se ne innamora, e un direttore di banca che, durante i preparativi per l’anniversario del suo istituto, deve fare i conti con una moglie ubriaca e una visita invadente.
Nella scena minimalista e spoglia due uomini e due donne, che incarnano durante lo spettacolo tutti i personaggi delle piece, si avvicinano e si allontanano in un confronto irrequieto tra sessi, si cercano sapendo che non si troveranno e si respingono sapendo che torneranno a cercarsi.
Si e lavorato ad una recitazione tesa ad una verita scenica che parte dall’essere autenticamente se stessi e si è sviluppata una ricerca sul corpo, sui corpi isterici e nevrotici che esplodono e crollano, sui gesti compulsivi di chi non riesce a sottrarsi al meccanismo del reiterare i propri comportamenti insensati.
La dizione informale che si avvicina al parlato quotidiano parte dalla scelta del regista di lavorare sull’ascolto, la leggerezza, il senso della misura, la qualità umana complessa, la compresenza simultanea del Reale, del Tragico e del Ridicolo.
Nello spettacolo si vuole restituire lo sguardo delicato e ironico di Čechov sulle cose, sul mondo, su di noi, esseri umani gravati da un destino ridicolo.
11 – 23 febbraio
Teatro Kismet Opera di Bari
IL MALATO IMMAGINARIO ovvero Le Moliére imaginaire
riscrittura scenica di Teresa Ludovico
con Augusto Masiello, Marco Manchisi, Ilaria Cangialosi, Serena Brindisi/Cristina Mileti, Andrea Fazzari, Michele Cipriani, Daniele Lasorsa
musiche Nino Rota
regia Teresa Ludovico
Una casa del sud, in un bianco e nero da pellicola neorealista, con qualche lampo di colore. Una maschera, Pulcinellaun giovane innamorato e medici, tanti medici che millantano crediti, maschere farsesche in un mulinello a volte assordante, una danza grottesca di quel quotidiano stretto fra le pareti domestiche dove ogni sussurro si amplifica, dove covano intrighi, dove si fingono finzioni e il malato? Imaginaire…
Argante
Per il malato Argante «vivere è essere malati!». Non gli interessa la guarigione, ma quel mistero che i medici, con la loro presenza, le loro cure, le loro formule in latino gli promettono. La malattia come bisogno di non esistere, di addormentarsi, finché tutta la vita sia risucchiata dal quel nulla anestetico che aspira all’eternità.
Solo una malattia immaginaria può proteggere dalla disperazione di vivere. Argante è un solitario e il suo è un immenso soliloquio, un teatro-monologo. Forse solo Molière sarebbe potuto essere il suo interlocutore; infatti, eccezionalmente, viene citato in scena cancellando così il diaframma tra il teatro e la realtà, tra la , espressione di quell’anima popolare, beffarda, liquida che pervade tutta l’opera di Molière; uno spirito che entra ed esce dai panni di una serva o di un fratello e che continuerà la sua recita anche quando si spegneranno le luci della ribalta. Un malato brontolone accudito da una serva petulante e ficcanaso, insolente e fedele come sapevano essere certe nostre donne, un po’ zie un po’ comari, un po’ tuttofare che governavano casali, masserie o palazzotti di signori o finti signori. Una figlia angelica, una moglie perfida, un fratello consigliere, recitazione e la vita. Tra Molière e Argante c’è una relazione misteriosa e profonda, non è la malattia il loro punto di incontro ma la comune vocazione immaginaria, la loro separazione dalla realtà.
La musica
Negli spettacoli di Molière era fondamentale. Storica la collaborazione con Lulli, compositore italiano di corte, e storica la rottura del loro rapporto in occasione della messa in scena de Il malato immaginario. Avendo Nino Rota composto Le Molière imaginaire si è “immaginato” che i due artisti si incontrano e dialogano; tre secoli li separano ma l’arte non conosce tempo e spazio. Un Molière anche per raccontare l’artista Molière, la vita di chi professa la fede del teatro. Alla quarta replica de Il malato immaginario, come un” povero cristo,” Molière, nella parte di Argante, volse gli occhi al cielo, perse la parola e rimase soffocato dalla grande quantità di sangue che gli usciva dalla bocca. Agli attori era negata la sepoltura in terra consacrata, a meno che non avessero rinnegato la propria professione. Fu necessario l’intervento del Re Sole perché potesse essere inumato, di notte, in un cimitero. Ma avrebbe Molière rinnegato mai la sua professione? No.
Dopo che il morso del teatro ti ha inciso profondamente, dove ti seppelliscono non conta più. Vita e scena si mischiano, il tempo dell’arte è un tempo ibridato di perenne inquietudine, pezzi di personaggi si attaccano alla pelle e pezzi di pelle leniscono le ferite dei personaggi.
Le Molière imaginaire ovvero la malattia del teatro.
25 febbraio – 16 marzo
TSI La Fabbrica dell’Attore – Popular Shakespeare Kompany
LA TEMPESTA
di William Shakespeare
con (in ordine alfabetico) Valerio Binasco, Fortunato Cerlino, Fabrizio Contri, Andrea Di Casa, Simone Luglio, Gianmaria Martini, Deniz Ozdogan, Fulvio Pepe, Giampiero Rappa, Sergio Romano, Roberto Turchetta, Ivan Zerbinati
costumi Sandra Cardini
scene Carlo De Marino
musiche originaliArturo Annecchino
luciFabio Bozzetta
regia e traduzioneValerio Binasco
Dal successo di Romeo e Giulietta è nata una nuova compagnia, la Shakespeare Popular Kompany, che ha avuto il suo battesimo ufficiale con lo spettacolo La tempesta per la regia di Valerio Binasco.
“Questo è il primo spettacolo di un gruppo di Artisti che ha deciso di sfidare i tempi bui – dice Binasco – per fare grandi classici con pochi soldi. Ho l’onore e la fortuna di guidare questa grandiosa ensemble, e di condividere con loro i giorni della ricerca e delle prove. Non sappiamo dove stiamo andando, ma siamo certi che non ci fermeremo. La Tempesta è una tempesta, e si deve ballare o affondare. Amen. Ci chiameremo Popular Shakespeare Kompany. La nave ha un nome, adesso. E una meta. Si va.”
A proposito di questo spettacolo, che vedrà nel ruolo del protagonista (Prospero) lo stesso regista, Binasco afferma: “La Tempesta è uno dei testi più misteriosi e affascinanti del teatro mondiale. Gran parte del suo fascino dipende proprio dal suo mistero…”, commenta lo stesso Binasco nelle note di regia: “Cercare il bandolo della matassa è inutile; è molto meglio puntare dritti al cuore della matassa, e perdersi. Qual è il cuore de La Tempesta? Per me è un dramma (malinconicamente) giocoso sulla fine della civiltà, sulla fine della vita e sulla fine delle cose in generale.
18 – 27 marzo
Khora.teatro in coproduzione con il TSA Teatro Stabile d’Abruzzo
CYRANO SULLA LUNA
ovvero L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna
di Savinien Cyrano De Bergerac
con e per la regia diAlessandro Preziosi
Il vero nome di Cyrano era Savinien de Cyrano de Bergerac, un personaggio eccentrico e bizzarro, scrittore ed apprezzato alchimista.
L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna fu probabilmente il suo capolavoro: un racconto fantastico, estremamente vivace. Il racconto de L’altro mondo o Gli stati e gli imperi della luna, nella più tipica e schietta prosa barocchista, è quello di un viaggio meraviglioso, realistico e poetico, nei paesi della Luna e del Sole. È un pretesto per l’esposizione di ardite teorie filosofiche, scientifiche e religiose: il movimento della terra, l’eternità e l’infinità dei mondi, la costituzione atomica dei corpi, i principi fisici dell’aerostato ecc. Rientrato in casa dopo una passeggiata al chiaro di luna in compagnia di amici, l’autore si mette intorno al corpo una cintura fatta di ampolle piene d’acqua di rugiada la quale, evaporando attratta dal sole, lo solleva sino a farlo arrivare nella Nouvelle France (il Canada); dopo questa prima esperienza di volo, utilizzando una sorta di razzo arriva fino alla Luna. Sulla Luna Cyrano rimarrà poco, poiché gli abitanti lo scambiano per uno struzzo e lo mettono in gabbia; ha però modo di conoscere quello strano paese e di ascoltare qualcuno (il Demone di Socrate) che glielo descrive e glielo spiega.
28 marzo – 6 aprile
TSA Teatro Stabile d’Abruzzo in coproduzione con Khora.teatro
COSTELLAZIONI
di Nick Payne
con Margot Sikabonyi ed Alessandro Tiberi
regia Silvio Peroni
Un testo geniale ispirato alla teoria della fisica quantistica che sostiene l’esistenza di un numero infinito di universi. Nick Payne prende questa teoria e la applica ad un rapporto di coppia.
Orlando è un tipo alla mano, che si guadagna da vivere facendo l’apicoltore. Marianna è una donna intelligente e spiritosa che lavora all’Università nel campo della cosmologia quantistica.
Costellazioni parla della relazione uomo-donna, ispirandosi alle idee della teoria del caos. Il testo esplora le infinite possibilità degli universi paralleli: una danza giocata in frammenti di tempo. In questa danza la più sottile delle sfumature può drasticamente cambiare una scena, una vita, il futuro. Nel testo si ripercorrono più versioni dei momenti cruciali della relazione di Orlando e Marianna: dalla conoscenza, alla seduzione, al matrimonio, al tradimento, alla malattia, alla morte.
Marianna e Orlando si incontrano, sono fidanzati, non sono fidanzati, fanno sesso, non fanno sesso, si perdono, si ritrovano, si separano e si incontrano di nuovo. Il testo si estende in un’indagine sul libero arbitrio e sul ruolo che il caso gioca nelle nostre vite.
Assolutamente divertente, ma disperatamente triste: è proprio il suo dinamismo intellettuale ed emotivo a rendere il testo unico e travolgente.
14-18 aprile
TSI La Fabbrica dell’Attore – Dynamis
BE GAME PROJECT
Non abbiamo abbastanza coraggio. Dobbiamo avere più coraggio. Soltanto il coraggio è necessario. Coraggio, coraggio — eppoi coraggio. E se non basta il coraggio la pazzia. Coraggio per la demolizione e coraggio per la creazione. Bisogna avere il coraggio di passare da idioti, da fessi, da pazzi furiosi, da farabutti e da ciarlatani. Bisogna avere il coraggio di essere sempre più buffi, più ridicoli, più pagliacceschi. Bisogna avere il coraggio di fare le capriole sulle piazze delle città.
25-27 aprile
Riotus Company – Tage Larsen – Odin Teatret
INSONNIA – un passo a due teatrale per due ragazze e un pianista
Regia e coreografie di Tage Larsen
Con Irene Cioni e Mia Theil Have
Musiche eseguite dal vivo Nikola Kodjabashia
Riotous Company è una compagnia nata nel 2007 e crea spettacoli, sia di ampia scala che per un pubblico più ristretto, con un collettivo di artisti, musicisti, danzatori, attori, scrittori, designer in Europa e nel mondo.
Performance e spettacoli sono stati creati e sono andati in Tour in Africa, Asia e Europa fin dall’inizio della sua attività.
Insonnia è il lavoro più recente della compagnia. E’ un passo a due teatrale con musiche originali dal vivo. I legami sembrano essere l’anima del progetto: la relazione fra la musica, la danza e il teatro; quella tra le fisicità degli stessi performer e il legame materiale simbolizzato da una corda.
Nella sua scenografia minimale Insonnia è ricco di materiale visivo che porta lo spettatore ad immaginare i paesaggi e le ambientazioni delle scene che si susseguono sul palco.
“Due ragazze stanno lottando contro il sonno; provano a trovare pace sul palcoscenico in cui entrano. Forse sono soltanto i due lati della stessa persona che cerca l’armonia necessaria fra la collaborazione e l’opposizione.
L’equilibrio tra il conflitto e l’unione le tiene sveglie, mentre allo stesso tempo sono rincorse da frammenti di sogni. Il pianista è colui che tira le corde“
Tage Larsen, regista
TEATRO VISIVO
Questo tipo di performance fonde danza, teatro e musica dal vivo.
E’ una giustapposizione di movimenti poetici e forti momenti teatrali. L’uso degli oggetti sulla scena è influenzato da uno dei maestri nel campo: il regista Tage Larsen (della compagnia Odin Teatret) che ha creato immagini prendendo ispirazione da opere rinascimentali e allo stesso tempo esplora nuove possibilità che portano lo spettatore in un mondo parallelo.
LA MUSICA
Musica dal vivo è un elemento centrale delle opere della Compagnia Riotous.
Attingendo da una vasta varietà di fonti, dalla musica contemporanea al linguaggio musicale moderno, le musiche sono state composte e arrangiate specialmente per questo spettacolo.
SCENOGRAFIA E LUCI
Il suggestivo ma semplice disegno luci e il nudo palco con un piano e due sgabelli puo’ essere facilmente adattato a spazi di diverse grandezze . I costumi sono di COS.
30 aprile 4 maggio
TSI La Fabbrica dell’Attore
in collaborazione con Festival di Viterbo, diretto da Gian Maria Cervo
e il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma
LA DONNA BAMBINA
di Roberto Cavosi
regia di Roberto Cavosi
con Daniela Giordano
e gli allievi del centro sperimentale di cinematografia
“La donna bambina” è il racconto in soggettiva della vita di Paola. Una donna affetta da una malattia mentale che la porta a confondere continuamente ciò che è reale con ciò che è frutto della sua fantasia. Una donna che per questa malattia non è mai riuscita a crescere del tutto e che fa uso della crudeltà allo stesso modo dei bambini, solo che crescendo invece di dare semplicemente il tormento alle formiche è passata prima ad uccidere il marito, poi a torturare il padre, infine seguire parossisticamente una ragazza, una donna cannone del circo, credendola sua figlia.
Il suo mondo è popolato da rane e personaggi delle favole e soprattutto da un sogno: incontrare la madre che a suo dire è una cantante sirena.
Denunciata dalla donna cannone, viene pedinata da un commissario di polizia il quale però si farà sempre più irretire da lei, dal suo mondo, fino a oltrepassare anche lui il confine del reale per finire nel mondo del fantastico di Paola.
Formalmente il testo presenta molte peculiarità per uno spettacolo “multimediale” e a tecnica mista: innesti cinematografici, cartoni animati, marionette si mischiano continuamente ad un tessuto teatrale tipicamente attoriale. Il risultato è una continua scomposizione onirica della realtà, fino alla dissoluzione della realtà stessa.
27-28-29 maggio
IN PIENO NEL MONDO. Per Palma Bucarelli
di Lorenzo Cantatore, Marilù Prati, Edoardo Sassi
Tratto dal libro di L. Cantatore, E. Sassi, Palma Bucarelli. Immagini di una vita, Palombi Editori, Roma 2011
con Marilù Prati
Ideazione e realizzazione video: Fabio M. Iaquone, Luca Attilii
Interventi sonori e musicali: Fabio M. Iaquone, Luca Attilii
Coordinamento artistico: Angelo Bucarelli
Costumi: Roma – Accademia di Costume e di Moda
regia Fabio Massimo Iaquone
Lo spettacolo In pieno nel mondo. Per Palma Bucarelli vuole ripercorrere in un flusso di parole e di immagini, le tappe fondamentali della lunga ed intensa esistenza di Palma Bucarelli, direttrice della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma dal 1940 al 1975, come. Prima donna direttore di un museo pubblico italiano, con una solida formazione da storica dell’arte, la Bucarelli è stata anche un simbolo di cultura, eleganza, bellezza e mondanità, occupando un ruolo di spicco nel gotha dell’intellighenzia romana (dai Bellonci a Bontempelli, dai Cecchi a Brancati, da Barzini ad Argan, da Venturi a Savinio, dalla Morante a Moravia ecc.). Di poche donne della sua generazione si è tanto parlato, polemizzando soprattutto sulle sue scelte culturali e sulla sua vita privata. Famosa la sua battaglia a favore dell’astrattismo che le costò numerose accuse da parte dell’opinione pubblica più retriva e di molti politici italiani (democristiani, liberali e comunisti,) che si accanirono contro di lei attraverso interrogazioni parlamentari che mettevano in discussione gli acquisti da lei stabiliti per il “suo” Museo. Palma seppe coraggiosamente difendere il patrimonio artistico a lei affidato già negli anni terribili della seconda guerra mondiale (1940-44) quando, sfidando l’esercito nazista occupante, riuscì a salvare, insieme a un drappello di valorosi colleghi, numerose opere d’arte minacciate dai bombardamenti e dalle razzie tedesche. Altrettanto trasgressive per l’epoca le sue scelte di vita che la videro lontana dall’orizzonte matrimoniale allora programmato per tutte le fanciulle di buona famiglia. Lei no. Palma decise di mettere al primo posto le sue passioni intellettuali e lavorative, decise di scalare la dirigenza della pubblica amministrazione con una tenacia che fino ad allora era stata appannaggio degli uomini. Tutto ciò senza privarsi di una serie di appassionati legami sentimentali e intellettuali che segnarono profondamente la sua esistenza (il celebre giornalista Paolo Monelli, suo compagno di una vita, lo storico dell’arte Giulio Carlo Argan, il medico Cesare Frugoni). Amante della vita in tutte le sue espressioni, dallo sport ai viaggi, dal cibo al buon vino, Palma fu protagonista indiscussa della mondanità intellettuale e artistica che allora aveva come punti di riferimento Cortina e Capri.
Lo spettacolo prende le mosse dal famoso processo subito da Palma Bucarelli per aver esposto il Grande sacco di Alberto Burri e la Merda d’artista di Piero Manzoni. Difendendosi con ironia tagliente dalle accuse, la Bucarelli (Marilù Prati) ripercorre le tappe più importanti della sua storia, a partire dalla nascita fra le rovine del terremoto di Messina (1908). Attraverso lettere, ricordi, interviste, in un continuo flusso di immagini originali ispirate al personaggio e all’ambiente artistico-intellettuale romano che lo circondava, si ripercorrono alcune tappe fondamentali della sua vita che si intrecciano con le vicende della storia italiana del Novecento: dal Fascismo alla guerra, dalla Liberazione alla ricostruzione, all’esplosione dei linguaggi artistici degli anni Cinquanta e Sessanta fino al Sessantotto e agli anni Settanta.
da ottobre a marzo tutti i sabato ore 17 e domenica ore 15
IL VASCELLO DEI PICCOLI
torna l’imperdibile appuntamento per le famiglie
12-13 e 19-20 ottobre
Compagnia Ribolle
RIBOLLE
Direzione artistica Michelangelo Ricci
Con Simona Baldeschi, Maria Grazia Fiore e Maurizio Muzzi e Mirco carosella al Piano
Musiche di scena Claudia Campolongo
Ribolle è un viaggio tra bolle di sapone d’ogni forma e dimensione, da quelle giganti a quelle piccolissime, da quelle che nascono dalle semplici mani nude e da un soffio a quelle generate da complesse procedure o da attrezzature improbabili.
dal 7 al 29 dicembre disponibile anche per matinèe
TSI La Fabbrica dell’Attore
IL GOBBO DI NOTRE DAME
di Victor Hugo
Traduzione, adattamento Manuela Kustermann
Con Giovanna Vassallo, Piefrancesco Scannavino, Camilla Dania, Valerio Russo, Marco Ferrari, Valentina Bonci, Marco Celli, Isabella Carle
Canzoni Maurizio Lombardi, Claudio Corona
Regia Maurizio Lombardi
dal 4 gennaio al 2 febbraio 2014 disponibile anche per matinèe
TSI La Fabbrica dell’Attore
PETER PAN
di James Matthew Barrie
Traduzione, adattamento Maurizio Lombardi e Isabella Carle
Con Giovanna Vassallo, Piefrancesco Scannavino, Camilla Dania, Valerio Russo, Marco Ferrari, Valentina Bonci, Marco Celli, Isabella Carle
Canzoni Claudio Corona
Regia Maurizio Lombardi
15- 16 e 22-23 febbraio 2014
I Sacchi di Sabbia – Compagnia Lombardi Tiezzi
SANDOKAN o la fine dell’Avventura
da le Tigri di Mompracem di Emilio Salgari
scrittura scenica di Giovanni Guerrieri con la collaborazione di Giulia Gallo e Giulia Solano
con Gabriele Carli, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Enzo Illiano, Giulia Solano
1-2 e 8- 9 marzo 2014
Bustric in
IL CARNEVALE DEGLI ANIMALI ovvero Varietè degli animali
Musica di Camille Saint-Saëns
Ideazione scenica di Bustric
In collaborazione con Teatro Fantastico
dal 15 al 30 marzo 2014
La Compagnia Teatrale il Sentiero di Oz
LA VERA STORIA (o quasi)…DI TRE MOSCHETTIERI
Regia Linda Flacco
INFORMAZIONI
Biglietteria stagione prosa
intero € 20,00
ridotto € 15,00
Biglietteria stagione danza
intero € 15,00
ridotto € 12,00
Biglietteria Vascello dei Piccoli
intero € 10,00
ridotto € 8,00
Abbonamenti
carnet 10 spettacoli a scelta (prosa+danza) € 100,00
carnet 5 spettacoli a scelta (prosa+danza) € 60,00
Orari spettacoli
dal martedì al sabato ore 21 domenica ore 18
Orari Vascello di Piccoli
sabato ore 17 domenica ore 15
Botteghino:
dal martedì al venerdì dalle 9 alle 21.30 orario continuato
lunedì dalle 9 alle 18,00
sabato dalle 16 alle 21,30
domenica dalle 16 alle 19
Teatro Vascello
Via Giacinto Carini 78 _ Zona: Monteverde ROMA
biglietti: intero 20,00 euro, ridotto 15,00 euro, ridottissimo 12,00 euro studenti, promozioni gruppi di almeno 10 persone
Ufficio Stampa Teatro Vascello
Cristina D’Aquanno cell 340 5319449
06 5881021 – 06 5898031
Teatro Vascello Via Giacinto Carini 78
Cap 00152 Monteverde Roma
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UNO SPAZIO DI LIBERTA’ DOVE L’IMMAGINAZIONE DIVENTA REALTA’
Come raggiungerci: Il Teatro Vascello si trova in Via G. Carini 78 a Monteverde Vecchio a Roma sopra a Trastevere, vicino al Gianicolo. Con mezzi privati: Parcheggio per automobili lungo Via delle Mura Gianicolensi, a circa 100 metri dal Teatro. Parcheggi a pagamento vicini al Teatro Vascello: Via Giacinto Carini, 43, Roma tel 06 5800108; Via Francesco Saverio Sprovieri, 10, Roma tel 06 58122552; Via Maurizio Quadrio, 22, 00152 Roma tel 06 5803217
Con mezzi pubblici: autobus 75 ferma davanti al teatro Vascello che si può prendere da stazione Termini, Colosseo, Piramide, oppure: 44, 710, 870, 871. Treno Metropolitano: da Ostiense fermata Stazione Quattro Venti a due passi dal Teatro Vascello