Il gesto convinto e la voce ferma del grande attore in scena diventano i caratteri distintivi del vecchio professore alle prese con la “prova generale” della sua lezione. Inizia con un Giorgio Albertazzi intento a costruire il discorso che Italo Calvino avrebbe dovuto tenere al “Charles Eliot Norton Poetry Lectures” della Harvard University questo “Lezioni americane” per la regia di Orlando Forioso che ha debuttato al Teatro Troisi di Napoli tra gli applausi del pubblico. Sei lezioni, sei propositi per il prossimo millennio diventati poi un libro fatto pubblicare dalla moglie di Calvino all’indomani della sua morte. Quelle lezioni infatti non furono mai declamate, Calvino morì pochi mesi prima della partenza per l’America. A ricordarci il destino delle “lezioni americane” è l’allieva di Albertazzi in una sorta di prefazione-introduzione al lavoro che il vecchio professore sta per fare: preparare il discorso da fare al pubblico su un tema fondante della letteratura e della vita: la leggerezza. Sebbene infatti i propositi di Calvino (e quindi le lezioni) fossero sei (la leggerezza, la rapidità, l’esattezza, la visibilità, la molteplicità e la consistenza) in scena si indaga sulla prima delle lezioni, la leggerezza della scrittura e dell’essere contro la pesantezza dell’esistere. Il percorso di Calvino infatti va a stretto contatto con la storia artistica di Albertazzi e con gli autori da lui più amati e così in una declamazione continua (con splendide incursioni di musica romantica a cura della violoncellista rumena Anca Pavel presente in scena) si indaga sulla pesantezza e pietrificazione del mondo e della società contemporanea. Quale mezzo se non la letteratura a conferma che il mondo si fonda su elementi leggeri? E così che le parole di Dante, Cavalcanti, Shakespeare, Lucrezio, Ovidio, Borges, Kafka, Cirano, Leopardi diventano affabulazione nella voce calda dell’attore novantenne, la lezione si costruisce sotto gli occhi del pubblico su di un palco allestito con pochi oggetti: una scrivania, un computer e immancabili i libri di letteratura. L’immagine del’anziano professore viene proiettata sullo sfondo del palco, a non perdersi infatti neanche una parola della lezione e l’allieva ed il suo occhio elettronico che riprende e proietta non solo la rassicurante figura del conferenziere ma anche, appunti, schizzi o la propria mano mentre traccia la linea narrativa di questa ideale conferenza. Piacevole l’idea di proiettare angoli della scena e momenti della declamazione, quasi a voler dar conferma che quella prova è già conferenza, e che quest’ultima è già spettacolo. Commuove la prova di Albertazzi che incanta il pubblico con l’incontro tra Dante e Francesca nel canto V dell’Inferno o con “La pioggia nel pineto” di Gabriele D’Annunzio portando, è il caso di dirlo, la leggerezza della letteratura in teatro.
Info: www.teatrotroisinapoli.it