Il sessantotto è finito da poco. I germi dell’antiautoritarismo, della libertà civile, il rifiuto della morale tradizionale hanno modificato il patrimonio genetico della giovane generazione. La grande funzione del “movimento” ha separato per sempre il passato dal presente. Negli anni settanta, nel tempo della nostra storia, tardi epigoni della rivoluzione“armata” convivevano con la grande maggioranza di ragazzi che, se pure ancora frastornati, volevano essere protagonisti nella costruzione del proprio futuro in un contesto di libertà e di trasgressione. Questo è il mondo di Fabrizio De André che Massimo Cotto mette in scena con un’interpretazione personale di grande originalità. Le canzoni di Faber danno il nome ai protagonisti della piéce: puttane, ladri, ragazze madri, anarchici, ragazzi senza aggettivi (Bocca di rosa, Michè, Nancy, Pasquale Cafiero, Canzone di maggio…).Ne viene fuori uno spettacolo denso, complesso, nel corso del quale viene celebrato un rito nostalgico ed emozionante specialmente per noi ex giovani che andiamo avanti con la faccia rivolta all’indietro. Questo teatro – canzone, o racconto musicale rievoca la magia delle composizioni poetiche di Fabrizio e la grande umanità di quei personaggi con i loro ideali, le loro contraddizioni, i loro errori. Lo spettacolo inizia con un gruppo di attori che, impegnati ad aprire un locale/centro sociale in un carrugio di Genova (Via del Campo), discutono e mettono a nudo le proprie frustrazioni affermando il diritto ad esistere secondo codici che la società borghese giudica immorali
. Ma le sirene della polizia mettono fine a questo sogno solo annunciato.
Formidabili quegli anni scriveva Mario Capanna (riferendosi al ’68) “Scavare in quegli anni (disincrostati gli eccessi e gli errori) serve per immaginare meglio l’oggi e costruire meglio il futuro”. Ma la strada è ancora lunga.
Il nutrito numero di ragazzi in scena sono all’occorrenza attori, musicisti, cantanti, danzatori. Veramente bravi per la loro versatilità e aderenza ai personaggi. Meritano tutti un applauso: Enrico Ballardini, Chiara Buratti, Roberta Lidia De Stefano, Daniele Gaggianesi, Vanessa Korn, Silvia Giulia Mendola, Giuseppe Palasciano, Valeria Perdonò, Carlo Roncaglia, Francesco Visconti, Fabio Zulli.
Alla fisarmonica Nadio Marenco.
La mano sicura del regista Emilio Russo si avverte nei vari segmenti che formano un insieme perfetto: nei movimenti scenici, nelle semplici ed efficaci scene firmate da Elena Martucci, nei costumi di Mariella Disalli, negli arrangiamenti musicali di Alessandro Nidi, nella gestione delle luci di Mario Loprevite, nelle coreografie di Laura Guidetti.
Calorosissimi gli applausi.