Dopo la morte di suo padre Re Giorgio V e l’abdicazione di suo fratello Edoardo VIII che rinunciò al trono per amore di Wallis Simpson, un’americana pluridivorziata, Bertie che soffre da tutta la vita di una forma debilitante di balbuzie, viene incoronato Re Giorgio VI d’Inghilterra. La necessità di fare il discorso alla radio impone di superare il grave handicap che affligge il re. La moglie Elisabetta (la futura Regina Madre) organizza al marito un incontro con l’eccentrico logopedista Lionel Logue. Due personalità opposte si incontrano e scontrano, Bertie è impacciato, ingessato arrogante, Lionel (finto medico di professione attore fallito) è estroverso, irriverente e un po’ cialtrone che con una terapia bizzarra e fuori da ogni protocollo riesce a toglierli quelle sovrastrutture psicologiche montate nel tempo dalla mancanza di affetto e dai condizionamenti sociali. E fra i due si instaura un rapporto di grande rispetto e amicizia. Lo spettacolo si chiude con il discorso del Re alla nazione con il trionfo del medium radiofonico e della parola. La vicenda si svolge in uno dei momenti più difficili della storia d’Europa (le scene sono intervallate dalla proiezione di alcuni video che riprendono i deliranti discorsi di Hitler) una tragedia collettiva che apparentemente rimane sul fondo, ma in realtà durante tutto lo svolgimento del racconto è una presenza immanente. A questo proposito è molto interessante l’interazione tra immagini video e azione scenica.
David Seidler sa entrare con empatia nelle pieghe dell’animo umano. Con grande professionalità e creatività l’autore stimola l’intelligenza il cuore e la pancia degli spettatori giocando sulla corda del divertimento, della riflessione e dell’emozione.
Ed è con l’ironia che smorza i toni dell’amarezza personale e della tragedia collettiva tenendo lo spettatore in equilibrio fra la commedia e il dramma, fra l’ilarità e la commozione.
Ottimo il cast di attori. Luca Barbareschi si è preso il ruolo (più facile e di sicuro effetto) di Lionel nelle cui vesti l’attore è spesso portato ad enfatizzarne il carattere istrionico giocando sui toni, le posture e la gestualità.
Strepitoso Filippo Dini che interpreta, senza mai andare sopra le righe, il futuro re Bertie personaggio introverso, schivo, complessato ma dotato di grande umanità. Ed è incredibile come l’attore riesca (e immagino con quale fatica) a sincopare le parole e a smozzicare le frasi per quell’handicap che gli deriva da una violenza psicologica legata al suo vissuto.
Bella e funzionale la scenografia di Massimiliano Nocente fatta di pannelli il cui movimento serve a creare ambienti diversi, dai saloni del palazzo reale, all’ambiente aperto della casa di Logue.
Oltre ai due attori principali è notevole l’apporto di Ruggero Cara, Chiara Claudi, Roberto Mantovani, Astrid Meloni,Giancarlo Previati, Mauro Santopietro
BravoLuca Barbareschi a dirigere gli attori e far funzionare alla perfezione la macchina scenica.
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