C’era una volta una giovane poetessa, Anne Sexton, che a ventinove anni inizia a scrivere poesie per distogliere l’attenzione da un altro intento: togliersi la vita. La Sexton, premio Pulitzer per la poesia nel 1967, riversò nella raccolta “Transformations” le sue inquietudini, la difficoltà del vivere, l’infanzia difficile trasformando il fantastico in macabro. Quella raccolta diventa uno spettacolo inquieto e profondo con una fantastica Cristina Donadio accompagnata dalla chitarra di Francesco Forni. Il teatro è tetro ed oscuro, da un telo sul fondo della scena si riconoscono ombre sinistre, in scena ci sono solo pochi oggetti che rimandano subito alle favole e all’infanzia: la mela di Biancaneve, un cappello a cilindro, bambole. Ma anche altri oggetti, una serie infinita di boccette di pillole, che rimandano ad un altro mondo, quello interiore della scrittrice. Al centro del palco un piccolo giaciglio aspetta l’attrice che accoccolata apre il suo libro di favole e narra le storie che tutti i bambini conoscono. Ma le favole qui diventano macabre, popolate da personaggi mostruosi, lontane dai racconti rassicuranti dei fratelli Grimm. L’attrice le declama con fare allucinato, folle, con quella voce profonda che vibra dal palco e scuote l’anima. Il mondo “idilliaco” delle favole è rappresentato dai cartoni di Walt Disney, proiettati alle spalle della Donadio durante il suo racconto. Quelle stesse immagini che da piccoli abbiamo trovato rassicuranti, fantastiche, portatrici di prodigio, ora creano un magnifico contrasto con il racconto macabro dell’attrice e con la magnifica chitarra elettrica di Forni che con le sue sonorità blues dona ancor più mistero alla messa in scena. Dalle favole “trasformate” si passa alla vita della scrittrice, alla sfera personale, a quell’infanzia rubata, a quel “buco al cuore” che le ha segnato l’esistenza. Non è un caso se il sottotitolo è “scavandosi l’anima con un martello pneumatico”, alla ricerca di quelle paure, di quei ricordi d’infanzia che affiorano e colpiscono lo spettatore come pugnalate. Abusi, malattia, dipendenza, temi toccanti resi ancor più emozionanti dall’interpretazione magnetica della Donadio.
performance di e con Cristina Donadio
alla chitarra Francesco Forni
aiuto regia Teresa Di Monaco
Info: www.nuovoteatrosanita.it