con Eugenio Allegri
testo e regia Giorgio Gallione
scene e costumi Guido Fiorato
video Francesco Frongia
musiche Paolo Silvestri
luci Aldo Mantovani
collaborazione alla drammaturgia Giulio Costa
il monologo finale è di Enzo Costa
produzione Teatro dell’Archivolto in collaborazione con Teatro Stabile di Genova
Attraverso la figura di Enrico Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano dal 1972 al 1984, lo spettacolo di Eugenio Allegri, che approda per la prima volta a Roma, al Teatro Vittoria dal 26 novembre al 1 dicembre, ripercorre quarant’anni di storia, offrendoci lo spaccato di un paese nel quale parole come fede, ideologia, etica avevano ancora un senso.
Uomo di temperamento estremamente riservato e allo stesso tempo dotato di uno straordinario carisma, nel suo essere politico, Berlinguer aveva qualcosa di antico: la sobrietà, la correttezza, l’orrore per le indiscrezioni e il chiacchiericcio. Ma nonostante questo fu lui ad inventare, con la sua leadership, qualcosa di assolutamente moderno: capì, prima di altri e quasi d’istinto, l’importanza della comunicazione personale, il valore decisivo del rapporto diretto con la base del suo partito, cui si rivolgeva direttamente soprattutto quando doveva annunciare un cambiamento di rotta. La sua faccia “bucava il video”, si disse. Dallo schermo televisivo si rivolgeva direttamente al pubblico con una capacità mai raggiunta da altri politici del suo tempo.
Con Berlinguer, la politica diventa dunque, per la prima volta, anche spettacolo, rappresentazione pubblica. Drammaticamente, persino la sua morte risulterà un rito collettivo e i suoi funerali saranno il primo evento televisivo che riuscirà a modificare – a pochi giorni dalle elezioni europee – un trend elettorale.
Contro un sistema che sempre più appariva superficiale e corrotto, Enrico Berlinguer – il comunista che non volle imparare il russo, non amava il pugno chiuso e non voleva mettere il colbacco – riuscì a incarnare, quasi per magia, l’idea nobilissima di una politica intesa come sacrificio, abnegazione, servizio.
Le sue idee, i “pensieri lunghi” che hanno accompagnato il suo percorso – dalla questione morale all’austerità, dai temi della pace a quelli dell’uguaglianza sociale – sono ancora di pregnante, drammatica attualità e, rivisitati e portati oggi sulla scena, ci aiutano a capire meglio il nostro presente. Berlinguer. I pensieri lunghi, utilizzando anche le parole e le riflessioni dei grandi intellettuali del 900 (da Gramsci a Pasolini, da Saramago ad Allende), mette a fuoco ciò che abbiamo rimosso, perduto, trasformato, negato.