scritto, diretto e interpretato da Roberto Solofria
liberamente tratto dal romanzo
“Sandokan – storia di camorra” di Nanni Balestrini
una produzione Mutamenti 2005
“Che cosa ci può uscire da un paese così? Mica ci può uscire Gandhi, oppure Che Guevara. Sandokan. Solo Sandokan ci può uscire da un paese così”.
“Nei paesi come il mio il cartello con la classica scritta Benvenuti è sempre pieno di buchi di pistole e fucili perché indica che si tratta di un territorio sotto controllo insomma chi ci entra deve sapere a quali rischi va incontro”.
Appuntamento speciale al Teatro Civico 14 di Caserta. La Rassegna di teatro a cappello Sciapò festeggia i 10 anni di repliche de Il Macero spettacolo scritto, diretto e interpretato da Roberto Solofria. Pur essendo tratto dal romanzo “Sandokan – storia di camorra” di Nanni Balestrini, il lavoro di teatro civile firmato da Solofria non indugia sulle “gesta” del noto camorrista casertano, delle quali peraltro vi è ampia traccia nelle cronache giornalistiche e giudiziarie. E quando si sofferma sulle vicende del clan che negli anni Ottanta sfidò la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, lo fa per descrivere, con un’impostazione surreale, il destino iperrealista di un paese alla deriva. Un paese in cui il cartello con la scritta “Benvenuti” è pieno di buchi di proiettili, in cui è “quasi” legale truffare le assicurazioni o esercitarsi al tiro contro il portone di una persona ritenuta semplicemente antipatica. Un paese in cui la cosiddetta modernità è giunta sotto forma di armi tecnologicamente avanzate o di auto di lusso e di telefoni cellulari, che l’uso di quelle armi consente di acquistare. Un paese in cui o si diventa un “muschillo” (la sentinella di un boss) o frutta da macerare.
Il Macero è soprattutto il racconto dell’insolita sensibilità di un ragazzo nato in terra di camorra: è la storia della sua “ottusa” caparbietà nel cercare per sé stesso una strada diversa, del suo disagio a vivere in una comunità in cui l’attitudine al delitto è divenuta scorza callosa e la banalità passa come rimedio ad ogni ingiustizia. A tutto questo il ragazzo si ribella: prima parlando, decidendo di raccontare, di non tacere, e poi abbandonando la terra in cui è nato. La sua vorrebbe essere un’emigrazione morale, oltre che economica e sociale; un’emigrazione che nasce dal rifiuto di accettare l’abitudine alla morte che fa da sfondo ad una magra e indigesta esistenza contadina. Il Macero è la storia di una fuga. È però anche, almeno nelle intenzioni, l’esposizione “chirurgica” di un taglio etico e politico, nei confronti di un inferno quotidiano, quello dell’Agro–aversano, che non genera eroi ma solo martiri. La scelta appare univoca quando il protagonista si trova a dover accompagnare il cognato all’obitorio per riconoscere e ricomporre la salma di un parente assassinato nella guerra tra clan rivali: “Quel giorno sono ripartito subito, la sera stessa, per il Nord. Ho buttato via i vestiti che ancora puzzavano di quella puzza orribile di sangue congelato, mi sono fatto portare alla stazione e mi sono detto, con rabbia, che non tornerò mai più al mio paese”.
«Uno spettacolo teatrale pensato e realizzato dieci anni prima, è sicuramente “vecchio”. In dieci anni si cambia, si matura, si fanno scelte diverse. Ma Il Macero in questi 10 anni è maturato con me, ha subito delle modifiche con il passare del tempo, non è certo lo spettacolo pensato nel Dicembre 2004, quando dopo la lettura del libro di Balestrini, prendeva forma nella mia testa e sul palco di un piccolo locale casertano. Era il mio primo monologo, pieno di cose da urlare, di rabbia, di voglia di informare. Oggi le cose che dice Il Macero le conosciamo quasi tutti, per fortuna, ma per me lo spettacolo dice sempre qualcosa in più, è sempre lì a ridarmi la voglia, la forza e il senso di fare questo mestiere, oggi più che mai» Roberto Solofria
Roberto Solofria
Attore, regista, organizzatore, operatore e docente teatrale, ha frequentato l’Università Popolare dello Spettacolo di Napoli e l’Università degli studi di Bologna (D.A.M.S. Dipartimento Arte, Musica e Spettacolo).
Frequenta la Scuola di Mimo diretta da Michele Monetta e partecipa a corsi di drammaturgia e scrittura teatrale tenuti da Enzo Moscato, Francesco Silvestri, Vera Betinetti. Nel 1992, dopo due anni di esperienza nella Compagnia della Lunetta diretta da Lello Arena, Nicola Piovani e Vincenzo Cerami, fonda con altri soci la compagnia “La Mansarda” della quale è presidente e responsabile organizzativo fino al 2005. È docente in vari corsi di formazione e collabora come esperto con numerosi Enti della regione Campania. Nel 2005 fonda la Cooperativa Mutamenti con la quale continua la sua attività di operatore teatrale a 360 gradi. Da dicembre 2009 è direttore artistico del Teatro Civico 14.
Mutamenti
Mutamenti è una Compagnia Teatrale per le nuove generazioni fondata nel 2005. Si occupa di produzione di spettacoli e organizzazione di eventi, svolge laboratori di formazione teatrale nelle scuole di ogni ordine e grado. Mutamenti si occupa anche di cinema, producendo corti e documentari. E’ una Compagnia Teatrale riconosciuta dalla Regione Campania.
Forte l’impegno civile e sociale di Mutamenti che nella produzione dei suoi spettacoli da sempre punta su tematiche che hanno una forte implicazione con la realtà contemporanea: la follia, la camorra, l’oppressione dei media senza dimenticare le favole e il mondo dei bambini, con la forte convinzione che l’educazione e la crescita delle nuove generazioni passi per forza di cose da uno strumento immediato e significativo come il teatro.
Nel 2009 partecipa alla 39esima edizione di Settembre al Borgo con il progetto interamente pensato per i bambini “KidVille, creatività in miniatura”.
Dal dicembre 2009 Mutamenti gestisce il Teatro Civico 14, in vicolo Della Ratta, nel cuore antico di Caserta.
Cos’è Sciapò
Sciapò è una rassegna di teatro a cappello nata da un’idea di Domenico Santo per il Teatro Civico 14 di Caserta nel 2011. Per la stagione 2013-2014 ha creato una rete: oltre al Teatro Civico 14, ci ospiteranno il Teatro 99 Posti di Avellino, il Nostos Teatro di Aversa, il Teatro Bertolt Brecht di Formia, il Troia Teatro Festival e varie sedi a Roma. Le compagnie che fino ad ora hanno deciso di sposare il nostro progetto sono: la compagnia Auèr Teatro, Compagnia Mutamenti, Teatro di Legno, 20 Chiavi Teatro, Teatro in Fabula, Compagnia Esposti, Kanteri, ma l’elenco è fortunatamente in continuo aggiornamento.
INGRESSO LIBERO, USCITA A CAPPELLO!
I principi di Sciapò – Il pubblico paga a cappello
Fare cappello significa non pagare prima, ma dopo, e solo in base al gradimento dello spettacolo proposto.
Il cappello è nato nel 1500, con la Commedia dell’Arte, quando per la prima volta nella storia dell’umanità, fare l’artista diventa un mestiere, con i cui guadagni si vive. Questa fu una vera e propria rivoluzione, sia artistica che socioeconomica: socioeconomica perché per la prima volta i commedianti non erano più chiamati a rispondere a un signore, ma dovevano farsi imprenditori diretti del proprio lavoro; artistica, per la strettissima interrelazione fra i guadagni del cappello e quello che si faceva in scena. Ogni attore sapeva che se avesse sbagliato una battuta sarebbe stato multato dalla compagnia, perché il cappello sarebbe stato più magro; ogni capocomico sapeva che un canovaccio avrebbe continuato a girare di piazza in piazza solo se il cappello lo avesse promosso. Il pubblico, grazie al democraticissimo cappello, era fruitore, giudice e produttore dello spettacolo, e tutta la compagnia lavorava esclusivamente per lui.
Oggi, proprio come nel XVI secolo, le compagnie sono sempre più spesso chiamate a diventare imprenditrici della propria arte: quale strumento migliore del cappello?
Sciapò vuole riportare il cappello nel teatro, per ridare alle compagnie la visibilità che hanno perso, grazie alla creazione di una rete che già per la stagione 2013-14 può vantare 5 piazze in 3 regioni, e per ridare al pubblico il potere di scegliere e il piacere di tornare a teatro.
Tutti gli spettacoli proposti non sono tutelati dalla SIAE
Siamo convinti che per ridare forza al teatro sia necessario ridare forza al pubblico, per questo cerchiamo di evitare (in maniera legale) di pagare tasse supplementari. Cerchiamo di ridurre al minimo i passaggi: c’è una compagnia, un teatro che la ospita, un’organizzazione che gestisce tutto il processo e il pubblico. E nient’altro.
Abbiamo una direzione artistica
Abbiamo una direzione artistica che cerca di scegliere solo spettacoli meritevoli e che, cercando di non cadere nel vortice di parentopoli, seleziona compagnie che vogliano confrontarsi con il pubblico per davvero.
Rassegna di Teatro a Cappello www.sciapò.it Direzione Artistica di Domenico Santo +39 3491257101 Organizzazione di Laura Belloni info@sciapò.it
INGRESSO LIBERO, USCITA A CAPPELLO!
Data: Domenica 17 novembre 2013 – ore 19.00
Prenotazione Obbligatoria
INFO e PRENOTAZIONI
Teatro Civico 14
t. +39 0823 441399
m. +39 328 2009765
info@teatrocivico14.it