Scritto e diretto da Eleonora Danco
con Eleonora Danco, Paola Minaccioni, Claudia Potenza e Lunetta Savino
produzione NUOVO TEATRO diretta da Marco Balsamo
TEMA. Relazione tra città e adolescenza nella vita adulta. Tre Attrici. La donna rana, la donna scarpa, l’anima in pena, nate come un’immagine nella mia testa, in un montaggio tra realtà e astrazione. Le attrici di diversa età e provenienza interpretano anche ruoli maschili. Il corpo è usato come stato inconscio, sia del testo, che della città. In questo spettacolo la donna non è un elemento tranquillizzante o risanatore. Al contrario la donna tocca tanti punti della condizione umana. Creando un’energia provocatoria e fisica. Senza reticenze.
I TESTI sono in Italiano e in slang Romano. Sotto forma di monologhi, dialoghi, poesie. Si alternano come in un cd musicale; ritmi comici popolari, momenti struggenti, commoventi, passaggi aggressivi, onirici e surreali. I personaggi raccontati sono tutti invischiati in conflitti adolescenziali. Per adolescenza intendo l’impulso, anche inconscio, di esprimersi senza memoria. Personaggi che ne sono consapevoli, che rimuovono, o che subiscono la loro condizione. I protagonisti di Intrattenimento Violento, sono intrisi di vitalità, hanno bisogno di affermarsi, ma non vanno da nessuna parte. Finiscono, spariscono. Mi sono ispirata a Roma, a quello che percepisco della città. A Roma è tutto esposto, tutto fuori, come in un teatro, ma allo stesso tempo non succede niente, è tutto fermo. Una visione reale, diretta, attraverso un linguaggio poetico.
LA CITTA’ INTESA COME OGGETTO I negozi, gli autobus, il cibo, si mischiano agli stati d’animo, alle giornate. L’abitudine ai luoghi, agli oggetti, il comportamento. La vita si scontra con la materia. L’essere umano ne è condizionato.
INTRATTENERE… è il principio del cabaret e della televisione. Dove ci si rivolge direttamente al pubblico. Ho voluto ricreare la stessa cosa in scena, ma in forma ossessiva. I personaggi sono costretti a guardare sempre il pubblico. Come una condanna. Sia nei momenti più aggressivi, o comici dello spettacolo, sia in quelli in cui esprimono le più intime fragilità. In un montaggio scenico in continuo divenire, solo in apparenza casuale. La Musica c’è dall’inizio alla fine dello spettacolo. Un ulteriore personaggio. Una scelta che spazia tra diversi generi. In ritmi che vanno dalla tecno minimal, a Lou Reed, al Jazz. Senza nessun riferimento descrittivo. Come in un film, esprime l’atmosfera interiore dei personaggi.
MOJTO- scena La notte Trastevere si riempie di un mare di bicchieri di plastica per il mojto, che gli adolescenti a litri bevono fuori dai pub e poi buttano per terra. La mattina all’alba i bicchieri vengono tolti dagli spazzini. Ma ogni sera, senza tregua, la scena si ripete. Anche il teatro si ripete tutte le sere, e tutte le sere si ricrea una tensione. Quei bicchieri sono diventati la mia scenografia, sotto le luci si sono trasformati in vetro, sogno, evocazione.
Stralci di rassegna stampa
‘La forza della scrittura scenica di Eleonora Danco è nel saper far emergere sempre con forza il dato esistenziale da un quotidiano magari anche aspro, utilizzando una lingua all’ apparenza diretta e invece letteraria e accuratissima, spesso proposta in forma poetica … Il disagio, la rabbia, la solitudine delle tre donne che si alternano monologando anche in parti maschili, colpisce a pugno e entra sotto la pelle, inquieta e assieme riesce a strappare più di una risata, per il loro paradossale gioco di esternazioni personali e di ossessioni prigioniere della società dei nostri giorni, degli spot e di un consumismo impossibile, ma che condiziona metafore e linguaggio.’
Paolo Petroni – Corriere della Sera
‘…storie diverse, ma al dunque necessarie per prestare toni, sensi e caratterialità distinte a un bestiario umano che ha a che fare con Roma, con lo slang romano, con l’aggressività di volta in volta poetica, erotica, surreale cui le partiture della Danco danno vita senza risparmiarsi, senza un attimo di pudore, senza mai dispensare generi di conforto… La Danco ha strutturato un bioparco di soggetti postmoderni alla deriva, con dialetti da strapazzo o da malinconia violenta, con liti e rappacificazioni solo immaginarie coi genitori, con busto nudo per lottare meglio, con testate (le sue, una specialità) alle pareti, con una lussuria poveraccia, un retaggio encefalitico che fa male, un “volersi andare a suicidare senza corpo”, un faticare nel sognare, con l’impulso di non volerci essere. Uno spettacolo della condanna a pensare, a sfogare tutto, a non farcela, ma conservando una bellezza che t’arriva scomoda eppure dolce. Tutta.’
Rodolfo Di Giammarco – Repubblica
TEATRO AMBRA JOVINELLI
Via Guglielmo Pepe, 43 /47 Roma 00185
Spettacoli ore 21.00 – domenica ore 17.00 – lunedì riposo
Biglietti (compresa prevendita): da € 31,00 a € 17,00
Info 06 83082620 – 06 83082884