Che cos’è la felicità? Difficile rispondere, ma se lo chiede Marco Falaguasta nella sua nuova commedia, Tutta colpa della felicità, in scena al Teatro Roma della Capitale, fino al 24 novembre.
La commedia, scritta, diretta e interpretata come sempre dall’autore romano, è l’ideale seguito de L’ultimo rigore (altra fortunata commedia di Falaguasta) di cui riprende le vite dei protagonisti, tre amici d’infanzia con la passione per il calcio, esattamente dove erano state lasciate.
Come sempre l’autore, un inguaribile ottimista, si muove dall’osservazione diretta della realtà e delle dinamiche sociali trasformandole in materiale vivo per il palcoscenico e regalando quel quid di realismo e di chiacchiere in confidenza, fra gli immancabili dialoghi scoppiettanti e la consueta ironia: certo non difficile che scatti l’immedesimazione visto che è possibile ravvisare esperienze comuni a molti, dall’analisi dei rapporti uomo-donna, al tentativo di essere felici anche solo per un momento alla necessità di fare un bilancio della propria vita cercando di seguire le proprie aspirazioni senza rinunciare ai sogni.
Pino (Piero Scornavacchi) ha lasciato la moglie e adesso vive una storia felice accanto alla giovane Priscilla (Alessandra Bellini), ma è ancora perseguitato dalla moglie. Daniele (Marco Falaguasta), ex dentista di successo, ha cambiato lavoro. Si è dedicato al calcio, la sua passione e si è separato dall’indaffaratissima moglie Marzia (una spumeggiante e nevrotica Francesca Nunzi) salvo poi tentare di riconquistarla. Simone (Marco Fiorini), l’amico prete tornato da poco dall’Africa, vuole lasciare la Chiesa per vivere una nuova vita accanto alla donna di cui si è innamorato.
Insomma ciascuno si trova davanti a un bivio, a una scelta di vita che diventa difficile, ma che forse rappresenta l’ultima chance per provare ad essere felici. Ma si può cambiare vita a 40 anni e che cosa serve per essere davvero felici?
Se la verve e l’alchimia degli attori della storica compagnia Bonalaprima è innegabile e ormai rodatissima sul palco e la regia di Falaguasta regala l’inconfondibile tocco di leggerezza e di scoppiettante semplicità, la commedia al maschile però sembra essere il frutto di una scrittura più matura, di un percorso che diventa più riflessivo lasciando forse meno spazio alla comicità. Complice anche il nodo della commedia, la crisi esistenziale di un gruppo di 40enni alle prese con il bilancio della propria vita fra affetti e lavoro, aspirazioni fallite e sogni frustrati, i toni e il registro dello spettacolo si adeguano e si fanno quasi più ponderati e meditabondi.
“La commedia -spiega l’autore- è ispirata a molte situazioni che osservo quotidianamente, spesso i miei coetanei si sentono prigionieri di una vita sbagliata e per loro felicità fa rima con libertà. Ho scelto, così come con ‘L’Ultimo Rigore’, di trattare un tema esistenziale con il linguaggio leggero della commedia. I protagonisti vogliono riconquistare la libertà perduta e provano con grande coraggio a rimettere le mani sulle proprie vite”. Ma ci riusciranno davvero? Non resta che scoprirlo andando a vedere la commedia dal tocco inconfondibile di Falaguasta. In scena fino al 24 novembre.