Dal 19 al 24 novembre c’è “Urge”: L’umorismo surreale dell’artista bolognese Alessandro Bergonzoni come antidoto alle banalità che ci circondano.
Urge è il nuovo spettacolo di Alessandro Bergonzoni. Un allestimento che già dal titolo vuole chiaramente segnalare un’allerta, una necessità artistica senza sosta e senza indugi. Ma cosa “Urge” a Bergonzoni, che arriva a questo nuovo testo dopo il pluripremiato “Nel”? Sicuramente farci notare alcune differenze che, se trascurate, possono realmente cambiare il senso delle cose, prima fra tutte quella tra sogno e bisogno. Ma anche dimostrare che la comicità è fatta di materiali non solo legati all’evidente o al rappresentato. E soprattutto mettere sotto i nostri occhi il suo “voto di vastità” un vero e proprio canone artistico che lo obbliga a non distogliere mai gli occhi dal tutto. Un tutto composto dall’enormità e dall’invisibile, onirico, sciamanico e trascendentale. “Urge” quindi verificare dalla platea questa ulteriore e necessaria scrittura comica di quello che senza dubbio è uno dei più originali artisti contemporanei.
Bergonzoni, bolognese classe 1958, sviluppa i temi comici che lo caratterizzeranno nella sua figura di artista (l’assurdo comico, il rifiuto del reale come riferimento artistico e la capacità di “giocare” col linguaggio per creare situazioni surreali paradossali) già dal suo debutto, avvenuto a soli 24 anni con lo spettacolo teatrale Scemeggiata (1982). Seguono numerosi altri spettacoli che pian piano lo pongono all’attenzione della critica, specie con lo spettacolo Non è morto né Flic né Floc del 1987. Nel 1989 esce il suo primo libro, Le balene restino sedute che vince il premio come miglior libro comico dell’anno e lo impone all’attenzione del grande pubblico, cui seguiranno altre fortunate pubblicazioni. I suoi successivi spettacoli (Anghingò, Zius, Lunendoli, Predisporsi al micidiale, e altri ancora) ottengono tutti un grande successo fino ad arrivare, nel 2007, a Nel che gli frutta il premio UBU come miglior attore teatrale.
La genesi di Urge la racconta Riccardo Ridolfi, storico collaboratore dell’artista bolognese, che firma insieme a Bergonzoni anche la regia dello spettacolo: “Se dovessi descrivere i punti dai quali siamo partiti per questo spettacolo non avrei dubbi: l’urgenza, l’allerta, la necessità di non astenersi dal dire, la traiettoria che permette lo sconfinamento veloce da un territorio artistico conosciuto e praticato in direzione dei “vasti” spazi confinanti. Ma quello che, in definitiva, “Urge” a Bergonzoni è sicuramente segnalarci delle differenze; quella mancanza di precisione nello sguardo del mondo che se trascurata può realmente cambiare il senso delle cose, quelle frettolose banalizzazioni che accomunano cose in realtà diversissime tra loro. Bergonzoni viene obbligato, come uomo ma soprattutto come artista, a non distogliere mai gli occhi dal tutto: un tutto composto dall’enormità, dall’invisibile, dall’onirico, dallo sciamanico, dal trascendentale. Un tutto che forzatamente non può non essere poi riversato anche sul palcoscenico per essere esibito con tutti i mezzi dell’arte autoriale prima ed attoriale poi. Un tutto perturbante che, forse, costringerà a considerare Bergonzoni non più solamente maestro di cerimonia di una liturgia comica ma anche strumento di correzione ottica per permettere di vedere meglio la vastità in cui siamo immersi. Attenzione: lo stupore della scoperta può essere fragoroso”.